L’odio razzista della Lega è diretto indistintamente contro tutti i migranti, come si è visto nelle due puntate precedenti (settima, ottava). Tuttavia la Lega attacca e discrimina  in modo particolare gli irregolari, i cosiddetti “clandestini”, perché sono l’anello più debole, quelli che più facilmente – in quanto non-regolari – si possono associare, con la più volgare manipolazione dei dati statistici, alla idea di “illegalità” e perseguire con il pretesto della “sicurezza”. Ne sono riprova prima di tutto la legislazione sull’immigrazione imposta dalla Lega agli alleati di governo con la Bossi-Fini (2002) e col pacchetto sicurezza di Maroni (2009), di cui forniamo una breve sintesi; poi le campagne contro gli ingressi e le quotidiane vessazioni contro gli irregolari, di cui daremo solo qualche esempio che farà meglio capire come le iniziative e  l’influenza della Lega abbia fortemente contribuito a determinare quel “senso comune” razzista che si è affermato nel nostro paese e che viene più precisamente analizzato nella nota allegata di Moreno Biagioni, Immigrazione e razzismo in Italia oggi.

La Bossi-Fini

 

Promulgata il 30 luglio 2002, la legge n. 189, nota come Bossi-Fini dal nome dei promotori, fu fortemente voluta dalla Lega Nord per inasprire la precedente legge Turco-Napolitano che, quantunque criticabile e criticata dalle associazioni antirazziste o di migranti, era accusata di “buonismo” dai leghisti. Qui riportiamo in sintesi i punti salienti, sottolineando col neretto le novità rispetto alla legislazione precedente (richiamata quando serve fra parentesi in corsivo). Non è difficile notare l’intento punitivo e razzista della legge.

* Agli immigrati che chiedono il permesso di soggiorno nel nostro paese (o ne richiedono il rinnovo) saranno rilevate le impronte digitali [prima solo nei casi in cui vi era motivo di dubitare dell’identità personale]

* Permesso di soggiorno. Concesso solo a chi ha  già un contratto di lavoro. Dura due anni. Alla perdita del lavoro, l’immigrato deve tornare in patria [prima il permesso non era legato a un contratto, era rinnovabile e non decadeva con la perdita del lavoro]

* Carta di soggiorno. Dopo sei anni, anziché cinque come prima

* Espulsioni. Lo straniero senza permesso di soggiorno viene espulso per via amministrativa; se è privo di documenti viene portato in un centro di permanenza per 60 giorni [prima 30] durante i quali si cerca di identificarlo. Se non ci si riesce al clandestino viene “intimato” di lasciare il territorio entro 3 giorni [prima 15]. Lo straniero espulso che entra in Italia senza permesso commette un reato

* Il Decreto governativo che stabilisce il numero di extracomunitari che possono entrare annualmente in Italia diventa facoltativo [cioè può non esserci e il numero essere uguale a 0]

 

* Viene cancellata la figura dello sponsor, che si faceva garante per lo straniero che veniva in Italia

* Più poteri alle navi della Marina militare per bloccare le navi che trasportano i clandestini

* Il datore di lavoro dovrà fornire garanzie sulla disponibilità di un alloggio, una casa a tutti gli effetti le cui caratteristiche devono rientrare nei “parametri minimi” previsti per l’edilizia popolare

* Permesso di soggiorno revocato se ottenuto attraverso un matrimonio finto con un cittadino italiano (o uno straniero ormai regolarizzato). Con una sola eccezione: se dal matrimonio sono nati dei figli

* Chi fa lavorare extracomunitari privi del permesso di soggiorno rischia l’arresto da 3 mesi ad 1 anno e multe fino a 5.000 euro [prima erano la metà] per ogni lavoratore non i regola

* Contributi previdenziali. Gli immigrati extracomunitari per i quali sono stati versati anche meno di 5 anni di contributi potranno riscattarli ma solo quando avranno raggiunto i  65 anni [questo limite prima non c’era]

* Ricongiungimenti. Il cittadino extracomunitario, in regola con i permessi, può chiedere di essere raggiunto dal coniuge, dal figlio minore, o dai figli maggiorenni purché a carico e a condizione che non possano provvedere al proprio sostentamento [tale limite prima non esisteva]. Potranno entrare in Italia i genitori degli extracomunitari che abbiano compiuto i 65 anni e se nessun altro figlio possa provvedere al loro sostentamento [tale limite prima non esisteva]

* I minori non accompagnati da parenti ammessi per almeno 3 anni ad un progetto di integrazione sociale e civile di un ente pubblico o privato, avranno il permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni. Una volta maggiorenne, l’ente gestore del progetto dovrà garantire e provare che il ragazzo/a si trovava in Italia da non meno di 4 anni, aveva seguito il progetto di integrazione da non meno di 3 anni, ha una casa e frequenta corsi di studio oppure lavora, o che è in possesso di un contratto di lavoro. I permessi a minori ed ex minori vanno sottratti alle quote d’ingresso definite annualmente [prima era dato il permesso ai minori iscritti nel permesso dei genitori al compimento ddl 14° anno]

* Ciascuna famiglia potrà regolarizzare una sola colf, ma non è stato posto un limite per le “badanti”

(da “Alfabeti del mondo”, 2002)

Il “pacchetto sicurezza”

Tornata al governo nel 2008, la Lega ha garantito al premier Berlusconi l’approvazione delle leggi ad personam intese a salvarlo da imbarazzanti processi per corruzione e appropriazione indebita. In cambio ha potuto inasprire la legislazione anti-migranti col cosiddetto “pacchetto sicurezza” (legge n. 94 del 5 luglio 2009) di Maroni. Si tratta di un “successo” indispensabile ai leghisti per distrarre la loro base dalle politiche antipopolari e dalla dilagante corruzione del governo Berlusconi.

Riportiamo una sintesi di tale legge (nostri i neretti). Non sarà difficile rilevare il carattere ancora più discriminatorio e vessatorio della Bossi-Fini, oltre che gli aspetti del tutto propagandistici e ridicoli di norme (come l’obbligo di conoscere l’italiano ignoto a Bossi e agli altri dirigenti ed elettori leghisti ben più che ai migranti).

Richiamo alcuni dei punti più gravi contenuti, in materia di immigrazione, nel ddl:

1) Introduzione del reato di ingresso e/o soggiorno illegale.

2) Obbligo di dimostrazione della regolarità del soggiorno ai fini dell’accesso ai servizi (sanità e scuola dell’obbligo escluse) e ai fini del perfezionamento degli atti di stato civile (matrimonio, registrazione della nascita, riconoscimento del figlio naturale, registrazione della morte).

3) Obbligo di dimostrazione della regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio in Italia.

I Centri identificazione ed espulsione. Luoghi di detenzione in condizioni disumane che hanno causato anche suicidi di migranti, rivolte, tentativi di fuge.

4) Obbligo di certificazione (da parte del Comune) dell’idoneità abitativa dell’alloggio ai fini del ricongiungimento.

5) Introduzione del permesso a punti (“accordo di integrazione”).

6) Condizionamento del rilascio del permesso CE per soggiornanti di lungo periodo al superamento di una prova di conoscenza della lingua italiana.

7) Introduzione di un contributo (da determinare) tra 80 e 200 euro per ogni rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno.

8) Condizionamento della conversione del permesso dei minori non accompagnati, al compimento della maggiore età, alla maturazione di un soggiorno pregresso triennale.

9) Estensione da sei mesi a due anni del periodo di residenza in Italia richiesto ai fini dell’acquisto della cittadinanza per matrimonio.

10) Abolizione del regime di silenzio-assenso ai fini del rilascio di nulla-osta per il ricongiungimento.

11) Legalizzazione delle ronde.

[12) Estensione da 2 a 18 mesi del massimo di detenzione nei CIE]

(dal sito di Sergio Briguglio, 2 luglio 2009)

L’invasione dell’orda

 

Manifesto leghista dopo lo sbarco dei profughi a Catania nel 2002

Per alimentare la paura e poter lucrare su di essa la Lega tende a dare un’immagine terrificante dell’arrivo degli immigrati, associandolo nell’immaginario alle “invasioni  barbariche” e le migrazioni a “ondate” che tutto sommergono. L’invasione è il sostantivo che ricorre di più nella propaganda leghista, accompagnato e rafforzato dall’equazione fra clandestini invasori e “criminali. Sono così poste le basi che legittimano il ricorso alla forza e l’istigazione alla  violenza – in quanto “autodifesa”– anche contro donne e bambini; e che giustificano le misure anche più infami della Bossi-Fini nel 2002-3 e dell’odierno “pacchetto sicurezza (2009) come necessarie per la sicurezza contro la criminalità e per “arrestare l’invasione”.  L’appello a contrastare l’invasione e il vanto di averla fermata sono il motivo ricorrente e ossessivo della propaganda leghista.

Siamo in una guerra, usiamo dunque i mezzi di guerra: anche con un colpo di bazooka, i gommoni vanno distrutti“. Lo ha detto il sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, a margine di un convegno sul rientro degli emigrati veneti in regione, a proposito dell’immigrazione clandestina. “Io sono stato il primo sindaco – ha proseguito Gentilini – a dire che bisogna sparare sui gommoni.” […]

Speroni (parlamentare della Lega): “Il compito delle forze armate è quello di difendere i sacri confini della patria. La marina esiste per proteggere le coste da chiunque venga da indesiderato. E’ assurdo che il paese non possa difendersi da questa invasione. Non è che uno puo’ entrare, solo perché arriva senza mitra, malvestito e a bordo di una carretta del mare“. “Dobbiamo evitare che la Marina si trasformi in Croce Rossa“.

Siamo stanchi di avere questa gente che arriva da noi e, quando è in vicinanza delle nostre coste, sfascia le navi. Così poi provvede la Marina a portarli a terra. Ma il compito della Marina  non è quello di favorire l’ingresso dei clandestini in Italia. Il suo compito è quello di impedire che avvenga un’invasione”. […]

Calderoli: “Finalmente la Marina verrà impiegata per compiti di polizia e difesa delle nostre acque e non solo per quelle di assistenza e soccorso, come dava l’impressione di fare finora. Ad attenderli, scafisti e trafficanti di carne umana non troveranno più associazioni di carità più o meno a fini di lucro ma mezzi e uomini armati, legittimati a impedire  l’invasione” […]

(Ansa, 1 febbraio 2002)

Bossi: “E’ finito il tempo delle invasioni in cui aveva riposto speranza la sinistra per portare fine allo stato-nazione”.

(Ansa, 2 febbraio 2002)

[…] – Senatore Monti (leghista) […] Le responsabilità di quanto accaduto fino ad oggi di chi sono?

Principalmente della sinistra. Ha usato gli immigrati come grimaldello per rompere l’ordine sociale della nostra terra e creare una massa turbolenta da trasformare in futuri elettori di sinistra. […] La mia, la nostra Padania ha dovuto subire angherie, violenze, efferatezze, reati in serie a causa di certi governanti, rimasti ciechi di fronte ai fatti e sordi alle invocazioni di aiuto provenienti dalla cittadinanza. Viene da chiedersi, e l’ho detto in aula nel corso del mio intervento, quale sia stato il prezzo da pagare in termini di vite umane, stupri , aggressioni, furti…”. […]

(Gianluca Savoini, “La Padania”, 21 febbraio 2002)

Umberto Bossi […] “La mia impressione è che l’arrivo [degli immigrati] sia frutto di combutte internazionali che pretendono di distruggere la sovranità del nostro Paese”. L’osservazione di per sé è sufficiente. Ma merita di essere integrata. Il giorno prima, a proposito del delitto di Cogne, il ministro dichiarava: “La campagna di stampa fatta da tv e giornali contro la madre di Samuele [che sarà condannata con sentenza definitiva per l’omicidio del figlio]  … è fatta da chi vuole distruggere la famiglia. A qualcuno la famiglia non va bene, perché è lì che si fanno i figli, e se si fanno i figli non ci sarebbe più bisogno degli immigrati”. Capito che razza di complotto?

(Itti Drioli , “La Nazione”, 19 marzo 2002)

Fiorello Provera (parlamentare leghista), presidente della Commissione Esteri del Senato […] ha sottolineato la necessità di “prendere decisioni dure e coraggiose. Dure perché si tratta di reprimere una situazione che sta diventando sempre più drammatica e una minaccia per la nostra società e per la sicurezza del cittadino, alla luce del numero sempre crescente di clandestini che arrivano sulle nostre spiagge. Questa decisione deve essere coraggiosa – ha continuato Provera -, perché va contro l’ipocrisia, contro un certo buonismo, tuttora imperante e contro gran parte di una certa politica internazionale che ha tutto l’interesse a vedere il nostro Paese e l’Europa perdere la propria identità sotto le onde delle migrazioni clandestine”.

(Simone Boiocchi, “La Padania”, 20 marzo 2002)

Al fianco di tutti coloro che si sono visti aprire le porte delle frontiere grazie al ricongiungimento famigliare, strumento che la sinistra ha utilizzato a mani basse permettendo l’ingresso nel Paese a un numero impressionante di immigrati, vanno, infatti, aggiunti i clandestini che, dopo essere approdati sulle coste del Mediterraneo hanno atteso la prima sanatoria per regolarizzare la propria situazione. Una vera e propria invasione che rischia di cancellare tradizioni e cultura di un intero Paese nel nome di uno sconsiderato buonismo che alcuni hanno adottato guardando solo ai propri interessi personali.

(Simone Baiocchi, “La Padania”, 28 marzo 2002)

Botta e risposta Peruzzotti (Lega Nord)-Scajola (ministro Interni) in Parlamento. […] Peruzzotti – Signor Ministro… ci aspettiamo che lei fornisca al Consiglio dei ministri, e al guardasigilli Castelli (Lega), tutti i dati necessari a dimostrare la connessione esistente tra immigrazione clandestina, illegalità e proliferazione di attività illecite.

[…] Si tratta poi di impiegare lo strumento militare, sia a livello di intelligence sia a livello operativo, magari cambiando e irrigidendo le regole di ingaggio che debbano seguire le navi della Marina militare quando intercettano qualcuna di queste orribili carrette del mare cariche di profughi. Quanto all’intelligence […] Perché non affidare, in una nuova ottica, allo spionaggio anche il compito di allertare lo Stato rispetto al rischio incombente di possibili assalti immigratori? […]

(“La Padania”, 2 aprile 2002)

Stefano Stefani (leghista, sottosegretario alle Attività produttive): “La verità è che l’allarmismo cresce: le rapine sono in aumento e i dati del Ministero dell’interno confermano il fatto che questa crescita è legata alla presenza di extracomunitari sul territorio del nostro paese”. […]

- Per prevenire la criminalità, dunque, occorre controllare l’immigrazione e aumentare il controllo del territorio?

Il manifesto contro la sanatoria (che tuttavia la Lega attuò dopo la bossi-fini e in misura maggiore di tutte quelle precedenti...)

Certo: servono leggi adeguate per difenderci dall’invasione di extracomunitari. Facciamola finita una volta per tutte con i falsi buonismi e smettiamola di tacciare di razzismo chi vuole solo difendere la libertà dei nostri cittadini che ormai vivono sempre più nella paura. La legge Bossi-Fini del resto colpisce solo gli irregolari e i criminali che invece oggi sono liberi di scorrazzare in Italia, rapinando e uccidendo, perché qui corrono molti meno rischi che altrove. […]

(“La Padania”, 9 aprile 2002)

Il fatto è – spiega Dussin (parlamentare della Lega) – che la massa più consistente di extracomunitari non sceglie le rotte del Mediterranneo o dell’Adriatico, ma le strade e i sentieri di Austria e Germania”. […] Intanto, per quanto riguarda il contenimento dell’invasione straniera, l’Italia sembra intenzionata a recuperare il tempo perduto, colmando i guasti prodotti dal lassismo di sinistra. “l’altra sera – osserva Luciano Dussin – la Camera ha approvato la richiesta di procedura d’urgenza per l’esame del ddl Bossi-Fini, che […] negli auspici del gruppo leghista, dovrebbe giungere felicemente in porto entro l’appuntamento elettorale di maggio. I tempi sono risicati – ammette il deputato – e la sinistra sta facendo’carte false’ per perdere tempo. […] “E i cittadini - conclude Dussin – devono sapere anche di chi è la responsabilità per il tempo che stiamo perdendo: ogni giorno sprecato nell’irresponsabile ostruzionismo alla legge Bossi-Fini, è un giorno di più che il nostro paese passa in balìa dell’invasione”.

(Giulio Ferrari, “La Padania”, 11 aprile 2002)

La paura torna a Campochiesa, frazione di Albenga. E con la paura la protesta. L’eco del barbaro omicidio di Monica Esposito e Giorgia Arrighetti è ormai spento e le colline sopra la frazione sono tornate a popolarsi, di giorno e di notte, di immigrati. Non quelli che lavorano in campagna ma i clandestini, quelli che vivono, in condizioni disumane, in una illegalità permanente. Perché sono privi dei permessi di soggiorno, perché sono spacciatori, perché rubano. A lanciare il grido d´allarme è Fabrizio Accame, portavoce del Comitato degli abitanti di Campochiesa (d’ispirazione leghista). Si tratta di un´accusa pacata ma decisa: […] “Quando, tre settimane fa, abbiamo cercato di ripulire i boschi abbattendo diverse capanne ci siamo resi conto della situazione in cui vivono. Ma abbiamo anche avuto conferme che la loro presenza è una minaccia per la nostra comunità. Non siamo e non vogliamo passare per razzisti, diciamo solo che dopo il clamore per l´omicidio delle due ragazze sembrava che ci fosse un´inversione di tendenza. I clandestini non c´erano più. A distanza di qualche settimana i controlli si sono fatti più radi e i clandestini sono tornati”.

(“La Padania”, 17 aprile 2002)

Manifesto leghista dopo l'approvazione del pacchetto sicurezza (2009)

Pubblichiamo integralmente un articolo di Corrado Giustiniani apparso su Il Messaggero di ieri in cui tre studiosi dell’università “La Sapienza” di Roma annunciano la possibile invasione del nostro Paese da parte di 130 milioni di sub sahariani (segue articolo, che vi risparmiamo)

(“La Padania”, 18 giugno 2003)

Calderoli: “Con una salva di dietro e una davanti, le navi dei clandestini non partirebbero più.”

(Ansa, 21 ottobre 2006)

Non curare ma denunciare

Rifiutare ai clandestini perfino l’assistenza sanitaria dovuta ad ogni essere umano, denunciando ed espellendo chi la chied,e è un obiettivo storico della Lega Nord, che da solo mostra la disumanità e anche la ottusità mentale dei leghisti: indurre un migrante a non curarsi (per non essere denunciato) può contribuire infatti anche a diffondere malattie ed epidemie. Nonostante questo la Lega ha cercato di introdurre la norma nella Bossi-Fini e l’ha riproposta nel 2009.

 

La campagna per i medici spia del 2002

Le dichiarazioni dell’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini circa la necessità di dare piena ‘cittadinanza sanitaria’ a tutti gli immigrati clandestini senza segnalarli alle autorità competenti creano una pericolosa confusione e contribuiscono ad abbassare la soglia della legalità e della giustizia” ha indicato il Presidente della Commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti, Segretario della Lega Lombarda. […] “Chi invece la cittadinanza la guadagna ogni giorno lavorando, pagando le tasse, facendo la fila per godere a distanza di mesi del diritto di essere curato da un ospedale pubblico si vedrebbe equiparato a chi si trova nel nostro Paese illegalmente. […] È giusto garantire assistenza a chiunque in condizioni di emergenza, ma nel caso di irregolari l’assistenza immediata deve essere seguita dall’espulsione”.

(“La Padania”, 13 febbraio 2002)

Borghezio: nessun trapianto degli organi per i clandestini  “La decisione assunta dal Consiglio comunale di Torino per garantire, a favore di un immigrato clandestino, la copertura a carico dei contribuenti torinesi delle spese relative ad un trapianto di fegato è del tutto inaccettabile” dice Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord. “Le motivazioni pseudo-umanitarie, di cui si ammantano i sepolcri imbiancati dell’ulivo, mostrano però la corda di fronte alla preoccupazione, più che motivata, dei nostri malati che già attualmente sono alle prese con un sistema sanitario penoso”. “Lo sanno, le anime belle del centrosinistra, che, con questa decisione, le liste di attesa per i trapianti saranno presto intasate da malati extracomunitari, clandestini o no, appositamente immigrati nel nostro Paese?”.

(“La Padania”, 13 febbraio 2002)

- Dottor Giovanni Airola, lei è l’unico consigliere comunale della Lega Nord. Lo sa che ha fatto arrabbiare Borghezio, votando per il trapianto al giovane clandestino?  “A Borghezio preferirei non replicare. […] Ma non me ne importa niente”.

- Leghista pentito? “Neanche per sogno. Io sono tra i fondatori della Lega Nord Piemont. Ma sono anche un medico, ho esercitato la professione per 46 anni, di cui 25 in Eritrea, e credo di conoscere i problemi dei trapianti piuttosto bene.

- Si spieghi meglio. “Primo: è assurdo pensare di risolvere i problemi drammatici e devastanti della sanità piemontese prendendo a calci un marocchino ridotto in condizioni pietose”.

- Secondo?  “Il voto su quel clandestino non ha per nulla danneggiato gli altri trapiantandi in lista[…] che non subiranno alcuna conseguenza dalla decisione della Sala Rossa”.

(Marco Travaglio, “La Repubblica”, 13  febbraio 2002)

 
Cota, sostenitore degli embrioni (in cambio di voti vaticani) ma contrario a salvare la vita ai clandestini

Roberto Cota, presidente del Consiglio regionale del Piemonte e segretario nazionale della Lega Nord subalpina, dà una lettura politica delle proposte e degli eventi che in queste ultime settimane stanno […] si pone il problema dell’assistenza sanitaria ai clandestini. Due fatti di cronaca hanno fatto discutere: la posizione dell’arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, che chiede la “cittadinanza sanitaria” per i clandestini, e l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Torino, che consentirà il trapianto di fegato a un immigrato illegale… […]

La posizione del cardinal Martini sulla cittadinanza sanitaria, se attuata, non risolverebbe affatto i problemi degli immigrati perché l’unico strumento per migliorare concretamente la loro qualità di vita è prevedere aiuti a casa loro, nei paesi del Terzo mondo. […]

- Torniamo a Torino: il Comune sostiene che il caso del marocchino sarà unico ed isolato. Cosa risponde?

Rispondo che è un fatto grave, perché stabilisce un principio inaccettabile nei confronti delle centinaia di persone, nostri concittadini, che da anni sono in lista di attesa, alle prese con le difficoltà di un sistema sanitario con meccanismi non sempre perfetti”.

(“La Padania”, giovedì 14 febbraio 2002)

Umberto Bossi si era presentato in consiglio con un´idea “aggiuntiva” alla legge sull´immigrazione, un emendamento che avrebbe imposto ai medici di denunciare pazienti extracomunitari non in regola con i permessi di soggiorno. Buttiglione gli ha subito fatto notare che quell´idea sarebbe stata “contraria alla deontologia medica e incompatibile con la tutela dei diritti umani”; oltre che, spiega chi ha partecipato allo scambio di battute, incompatibile con la morale cristiana. Bossi non ha affatto apprezzato quel riferimento ecclesiale […] e ha reagito criticando l´eccessiva “influenza” della Chiesa nelle politiche di Palazzo Chigi. Salvo poi dover ritirare comunque un emendamento che non dovrebbe essere ripresentato neanche in futuro.

(“La Stampa”, 4 maggio 2002)

2009. La Lega ci riprova

 

La Lega Nord si oppone in Friuli Venezia Giulia a misure che consentano l’assistenza sanitaria gratuita agli immigrati irregolari. Il capogruppo del Carroccio nel Consiglio Regionale, Danilo Narduzzi, ha chiesto regolamenti che obblighino i medici a segnalare la presenza di clandestini. Il presidente dell’Ordine di Udine, Luigi Conte, ha ricordato che “il medico non può diventare un gendarme o un delatore”.

(“Immigrazione.it”, 10 gennaio 2009)

Il Senato ha cominciato con l’emendamento della Lega che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. L’emendamento, passato con 156 sì, 132 no, un astenuto, oltre a dare la possibilità ai medici di denunciare i clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie pubbliche, prevede il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l’espulsione e fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno.

(“La Repubblica.it”, 5 febbraio 2009)

Medici spie? «Mai». E’ rivolta fra i camici bianchi chiamati a segnalare gli immigrati clandestini che chiedono aiuto in ospedale, in ambulatorio o al consultorio. «Non siamo poliziotti, non denunceremo nessuno», è la risposta netta e condivisa dalla stragrande maggioranza di chi lavora giorno e notte in prima linea.

(“Corriere della sera”, 28 gennaio 2009)

Sembrava risolta la questione dei medici-spia. Appunto, sembrava. La Camera, infatti, a fine aprile aveva stralciato l’emendamento introdotto al Senato (proposto dalla Lega) che eliminava il “divieto di segnalazione”.[…] Uno stralcio chiesto dall’opinione pubblica intera, cui si erano accodati anche esponenti del centrodestra. La questione, in verità, è ancora tutta lì. […]
Il pacchetto sicurezza, infatti, prevede tuttora il “reato di ingresso e soggiorno illegale”: questo renderebbe “obbligatoria” la denuncia del migrante che si trovi in Italia illegalmente da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che ne venga a conoscenza. […] Le due norme (divieto di segnalazione e conseguenze del reato di clandestinità) sono in evidente contrasto: da qui il busillis.

(rassegna.it, 12 giugno 2009)

I medici in servizio presso strutture sanitarie pubbliche non devono denunciare migranti non regolari che si recano nelle strutture del servizio sanitario nazionale. Nei giorni scorsi è stata diramata una circolare datata 27 novembre 2009 nella quale il prefetto Mario Morcone risponde in quel modo alle richieste di chiarimento avanzate dalla Società italiana di medicina delle migrazioni [Simm] insieme a Medici senza frontiere, Oisg e Asgi nell’incontro del 15 ottobre presso il ministero dell’Interno. […] «Questa circolare mette fine a quei dubbi interpretativi che avevano già spinto quattoridici Regioni ed una Provincia Autonoma a emanare note di chiarimento sul tema», commenta la Simm.

(“Carta”, 3 dicembre 2009)

 

avvisi in più lingue per assicurare i migranti regolari che in quell’ospedale non si denuncia.

 

Una vittoria importante

Immigrazione: Consulta boccia ricorso Governo; in Toscana sanità gratuita anche ai clandestini. […] Berlusconi lo annunciò in Tv da Vespa: il Governo farà ricorso contro la legge toscana sull’immigrazione. Era il 3 giugno 2009 e il testo che prevede uguali diritti per immigrati regolari e cittadini italiani oltre all’assistenza sociale e sanitaria urgente e indifferibile per i clandestini stava per essere approvato dal consiglio regionale. Poco più di un anno dopo la Corte Costituzionale boccia su tutta la linea la presa di posizione dell’esecutivo, dichiarando inammissibile e non fondato il ricorso. “La nostra è una legge all’avanguardia – esulta il presidente toscano Enrico Rossi – La sentenza è una vittoria della ragione e della civiltà, giustizia è fatta”. […] la Lega attacca: “Non sarà certo la sentenza della Corte Costituzionale a legittimare una norma ingiusta e razzista verso i cittadini toscani. Questa legge è vergognosa”.

(“La repubblica”, 24 luglio 2010)

Niente scuola per i figli dei  “clandestini”

L’accanimento leghista  contro i clandestini non si arresta nemmeno di fronte ai diritti dei bambini, a partire da quello dell’istruzione. Anzi, come spiega Borghezio a Telese in un pezzo riportato più sotto, i bambini non sono vittime “collaterali” ma il bersaglio scelto dai leghisti  per colpire i genitori.

Milano

Scuole materne comunali [maggioranza Pdl-Lega] vietate ai bimbi immigrati senza permesso di soggiorno. Le iscrizioni vengono accettate “con riserva” e la riserva può essere sciolta solo quando “gli interessati abbiano normalizzato la propria situazione”, come recita la comunicazione dell’avvocatura comunale, interpellata per le proteste di alcune famiglie. […] Sconcerto e condanna anche nelle parole di Marilena Adamo, consigliere comunale Ds: “[…] è pazzesco che i bimbi immigrati possano ottenere l’iscrizione nelle Materne statali, ma non in quelle comunali. Così si crea un doppio regime […] Livia Pomodoro, presidente del Tribunale dei Minori, non vuole polemizzare col Comune, ma ricorda un principio cardine della legge italiana: “I bambini, anche quelli stranieri non accompagnati, hanno diritto a tutte le garanzie”.

(Zita Dazzi, “La Repubblica”, 5 marzo 2002)

“Non è questione di pregiudizio, o di razzismo. Non prendiamo a scuola bambini senza permesso di soggiorno per tutelarli meglio”.Bruno Simini, assessore all’educazione nella giunta Albertini, difende a spada tratta una regola che è stata stabilita ancora prima che lui entrasse in carica. […]  “Intendo dire che il Comune prima di accettare l’iscrizione dei bambini a scuola vuole informazioni chiare sulle famiglie. Come facciamo ad accettare nelle scuole bambini dei quali non si sa nulla?” […] Ma non è solo questo”.

- Cioè?

Cioè, la nostra scelta dipende da un fattore di equità. Se accettiamo i clandestini, dovremo lasciare fuori qualcun altro, milanesi o magari anche figli di immigrati in regola. Noi dobbiamo essere equi ed evitare che gli irregolari scavalchino chi ha più diritto”. […]

(“La Repubblica, 5 marzo 2002)

Fa male essere nell’aula consiliare del Comune di Milano e sentire, dai banchi della maggioranza: “Se ne devono andare da Milano, dalla Lombardia, dall’Italia. Sono clandestini come i loro genitori: via!”. […] Non è vero che mancano posti alle scuole materne milanesi, stando a quello che più volte ha vantato l’assessore Moioli. Quindi l’esclusione risponde solo a precise scelte politiche, senza calcolare che il danno sarà per tutti i bambini.

Consiglieri comunali Patrizia Quartieri (PRC, Giuseppe Landonio (SD), “Retescuole.it”, 25.1.2008)

Il giudice della Prima sezione civile di Milano, Claudio Marangoni, ha accolto il ricorso presentato da una cittadina marocchina contro una delle più contestate circolari emanate dal Comune: vale a dire quel provvedimento, fortemente voluto dal sindaco Letizia Moratti, che esclude dall’iscrizione alle scuole materne i figli di immigrati irregolari. Secondo il legale della donna, l’avvocato Livio Neri, è stato “riconosciuto il carattere discriminatorio della circolare, nella parte contestata”.[…] Definendo “discriminatorio” la parte della circolare del Comune che i minori con genitori senza permesso di soggiorno dall’iscrizione alle scuole materne, il giudice ha in sostanza ordinato al Comune di rimuovere o riformulare quella parte del testo. Altrimenti, è prevista una sanzione penale.

(“La Repubblica.it”, lunedì 11 febbraio 2008)

Torino

Un esercito di ottomila persone in attesa di diventare regolari con l´angoscia di poter essere espulsi da un giorno all´altro e con la paura di avvicinarsi a qualsiasi sportello pubblico e di incorrere in una denuncia. «Gli uffici vanno troppo a rilento – racconta Piero Gui, responsabile del servizio immigrazione della Uil […] E aggiunge: «Bene ha fatto il Comune di Torino a garantire un servizio così importante come la scuola materna. Queste persone sono entrate in Italia in modi diversi, non dovrebbero essere qui, ma hanno fatto un passo verso una vita regolare. Perché penalizzarle ancora. Perché penalizzare i bambini?».
La scelta del Comune, motivata con due lettere inviate al prefetto e girate al ministero, complice la campagna elettorale, ha provocato reazioni soprattutto in casa Lega Nord. «L´amministrazione comunale vanifica il duro lavoro del ministro Maroni per il contrasto dell´immigrazione clandestina», attacca il capogruppo del Carroccio in Sala Rossa, Mario Carossa, nel giorno in cui l´alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay, si è detta «preoccupata» per alcune norme introdotte dal decreto Maroni, tra cui quella sulla clandestinità.

(“La Repubblica”, 11 marzo 2010)

 

Una sentenza applaudita dalla Lega

La Cassazione [ha fatto] una clamorosa retromarcia della stessa autorità giudiziaria in materia di clandestinità e diritto a vivere sul territorio italiano. La sentenza è questa: i clandestini che hanno figli in età scolare devono essere allontanati dall’Italia in quanto la scolarizzazione rientra in una situazione «ordinaria» tale da non legittimare la permanenza degli irregolari. Messaggio chiaro. Ma soprattutto un dietrofront rispetto a quella pronuncia nella quale la Cassazione aveva acconsentito la permanenza dei clandestini in Italia con figli in età scolare per «la crescita armonica» degli stessi, mantenendo l’integrità del nucleo familiare. Ora invece la scuola non può più essere un motivo «straordinario» per usare tolleranza nei confronti degli immigrati irregolari. Diversamente, scrive la Ia Sezione civile nella sentenza 5.856, si «finirebbe col legittimare l’inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l’infanzia».

(Hacking forum, 12 marzo 2010)

La crociata contro i bambini

I bambini stranieri messi a pane ed acqua – e con orgoglio – da Milena Cecchetto, sindaco leghista di Montecchio Maggiore perché i loro genitori non pagavano la retta. […] I bambini stranieri esclusi dai fondi per le cure dentarie ed oculistiche elargiti (solo agli italiani) dal comune bergamasco di Brignano Gera d’Adda. I bambini stranieri privati dell’accompagnamento scolastico ad Angolo Terme […] Bambini colpiti in tutta Italia dal tetto etnico del 30% massimo nelle classi: ventilato, rimangiato, ma alla fine attuato dal ministro Gelmini. […] E infine il divieto di iscrizione a scuola – più volte ventilato – per i figli dei clandestini. […] Raramente ci si rende conto che questo moderno razzismo dissimulato sotto i feticci del sorriso cortese e della buona amministrazione, non è un effetto collaterale più o meno indesiderato della guerra contro gli extracomunitari adulti. Ma quello pianificato di una guerra che ha come obiettivo principale proprio i bambini. I leghisti non lo nascondono. Ho chiesto a Mario Borghezio perché: “I padri devono capire – mi ha risposto con sincerità – che se vengono a procreare qui da noi gli effetti ricadono sui loro figli”.

(Luca Telese, “Il fatto quotidiano”,10 aprile 2010)

Altre discriminazioni

La campagna di contrasto all’immigrazione clandestina si traduce poi in una catena di vessazioni quotidiane, altre più gravi altre meno, di cui diamo qui per ragioni di spazio solo qualche esempio – che mostra anche la “continuità” della politica leghista. Queste discriminazioni, ovviamente, si aggiungono a quelle documentate altra volta contro i migranti regolari (v. puntata 7) o i rom, i musulmani e i  richiedenti asilo (v. puntata 8).

L’uso dei “regolari” contro i clandestini

Pratica antica, quella di mettere i poveri contro i poveri, i neri contro altri neri, magari per dimostrare che non si è razzisti. Una pratica sfoderata dalla Lega a Verona fin da 1993

Extracomunitari ” in regola ” sugli aerei con striscioni contro i vu’ cumpra’ ; manifestazione a favore di albergatori e commercianti organizzata dalla Lega. […] Si conclude sul lago di Garda il volo propagandistico “a favore di albergatori e commercianti” organizzato dal senatore Ottaviani Titolo: La Lega porta i neri in cielo. […] . Non è cambiato [rispetto a un altro volo organizzato pochi giorni prima] lo striscione che garrisce in coda al piccolo aeroplano: “Abusivi ambulanti, rovina dei commercianti”. […] A bordo ci sono due senegalesi con regolare permesso di soggiorno, accompagnati dallo stato maggiore leghista […] Atterraggio morbido al campo sportivo di Peschiera e conferenza stampa al Molo, dove l’effervescente promoter Ottaviani illustra il verbo di Bossi: “Dite che siamo razzisti? Bugiardi. Ecco qui i neri che piacciono a noi: hanno un lavoro fisso e una casa. Questione di dignità. Nostra e loro. Invece il Garda è invaso da 6 mila straccioni, ambulanti di colore, tutti abusivi, reclutati da organizzazioni criminali che li tengono a vivere come bestie nei paesi del circondario, da Montichiari a Monzambano. Costretti a vendere paccottiglia, sigarette di contrabbando, merce rubata, griffe contraffatte. Rovinano il mercato, sporcano l’ immagine del made in Italy.” […] Morale: “Abrogare subito la legge Martelli, fare entrare in Italia soltanto chi ha un contratto di lavoro e un alloggio garantiti. E per i clandestini 15 anni di galera, altroché foglio di via o espulsione!”, sintetizza il senatore Ottaviani.

(Stefano Lorenzetto, “Corriere della Sera”, 12 agosto 1993)

Le “badanti” che servono alle famiglie (padane) e gli altri…

Siccome anche i leghisti tengono famiglia (e vecchi cui badare), allora si può fare uno strappo per le colf, e per quelle poi da Bossi denominate “badanti”. Ma per gli altri no. I leghisti, sempre mossi da nobili ragioni ideali, ci provano particolare gusto a discriminare anche fra i discriminati…Li fa sentire “potenti”.

Alessandro Cè avverte che “la Lega Nord Padania non voterà mai una legge sull’immigrazione che preveda la sanatoria indiscriminata delle colf”[…] Altrimenti […] “si verrebbe a regolarizzare un numero enorme di persone presenti illegalmente nel nostro Paese” […] E questo sarebbe “un tradimento nei confronti degli elettori che hanno votato il 13 maggio per la Lega Nord Padania”.

(“La Padania”, 7 febbraio 2002)

Francesco Speroni, capo di gabinetto [leghista] del ministero delle Riforme istituzionali ha detto che “l’emendamento sulle collaboratrici domestiche è passato e andrà in Consiglio dei ministri”. E ci tiene a sottolineare che “Di fronte ad un bisogno sociale come quello di una famiglia - continua Speroni - abbiamo deciso di fare uno strappo alla regola, ma regolarizzare i lavoratori extracomunitari impiegati in altri settori, come in quello della piccola e media impresa, non sarà possibile. Il rischio è quello di diventare un Paese invaso dai clandestini. […]

(Simone Girardin, “La Padania”, 15 febbraio 2002)

(“La Padania”, febbraio 2002)

La collaborazione domestica è diventata una necessità e non più un lusso. A servirsene non è soltanto la alta ma anche la piccola borghesia, e talvolta persino le persone disagiate, che pur avendo un reddito basso non rientrano tra quelli che possono usufruire dell’assistenza dello Stato.

“Il governo ha allo studio dei percorsi per le famiglie che vogliano regolarizzare le badanti”. Spetta al ministro per i Rapporti col parlamento, Elio Vito, spiegare l’ennesima capriola dell’esecutivo. Il governo sta infatti lavorando a una regolarizzazione. L’obiettivo? Salvare dai rigori del reato di clandestinità, le 600mila colf e badanti irregolari in Italia. […]  Ma la cifra citata da Vito, allarma la Lega e il ministro della Difesa. Passano infatti poche ore e Ignazio La Russa è pronto a correggere il collega, chiedendo di escludere le colf e limitare la sanatoria solo a “chi assiste ultra settantenni e persone portatrici di handicap“. E Roberto Cota (Lega) aggiunge: “Se il governo studia un provvedimento che non è una sanatoria generalizzata lo verificheremo“.
“Apprezziamo il tentativo di risolvere il problema contingente – commenta Andrea Olivero, presidente delle Acli – ma non basta: bisogna prevedere nuovi strumenti di ingresso legale, come il permesso per ricerca di lavoro”. E oggi alla Senato, verrà presentato un disegno di legge bipartisan per la “regolarizzazione del lavoro dei cittadini stranieri” [che sarà respinto dalla maggioranza Pdl-Lega]
(“La Repubblica.it”, 9 luglio 2009)

 

Taglie e spie

 

Rho (Milano). La delazione con ricompensa pensavamo di essercela lasciata dietro le spalle, ma purtroppo non è così. “Il Comune rimborsi i cittadini che segnalano presenze accertabili ed accertate di extracomunitari irregolari”. A lanciare la proposta di una ‘taglià sui clandestini, è il segretario cittadino della Lega Nord di Rho, centro del milanese, Fabio Valneri, firmatario di un “suggerimento” indirizzato all’amministrazione comunale di centrosinistra. […] Oltre ai rimborsi per chi denuncia, Valneri chiede l’espulsione dal territorio comunale “di tutti gli stranieri illegalmente presenti” e un’ordinanza per identificare e allontanare “questuanti e venditori abusivi, soprattutto negli spazi antistanti semafori”. Tanto zelo però non va, secondo Valneri, usato nei confronti dei nostri concittadini o loro discendenti che, da paesi esteri (come l’Argentina) sono rientrati o intendono rientrare nella terra d’origine. Insomma, extracomunitari sì, ma solo con il pedigree.

(“L’Unità”, 26 marzo 2002)

Adro (Brescia). «La legge Bossi-Fini è o non è legge dello Stato? Noi ad Adro la applichiamo così». Vale a dire: assegnando un bonus da 500 euro agli agenti municipali per ogni extracomunitario clandestino arrestato e accompagnato in questura. Parola di Oscar Lancini, sindaco leghista di Adro, in Franciacorta: 6.900 abitanti, 480 immigrati regolari, i clandestini che si contano sulle dita di una mano. «L’ideologia c’entra poco — precisa Lancini — importa di più far quadrare i conti e premiare i dipendenti che credono nel loro lavoro. Parliamo di contrasto alla clandestinità, un dovere sancito dalla legge». Produttività, insomma, non razzismo né intolleranza. E il sindaco è pronto a trascinare in Tribunale chi lo accusa di xenofobia. Il suo bonus è sancito nell’allegato al verbale di accordo integrativo sottoscritto con i sindacati in municipio il 4 agosto [ma sconfessato dalla Cgil che denuncia la “taglia” con un volantino]

(“Corriere della Sera2, 26 ottobre 2006)

Gerenzano (Varese). Un numero di cellulare da comporre per segnalare la presenza di clandestini in paese. Accade a Gerenzano, comune in provincia di Varese retto da una amministrazione monocolore leghista, che già aveva fatto parlare di sé per il diktat dell’assessore alla Polizia locale e alla sicurezza pubblica, Cristiano Borghi, il quale sul bollettino ufficiale della giunta aveva invitato i concittadini a non vendere o affittare abitazioni extracomunitari [vedi puntata 7: Padani, xenofobi e razzisti]. […] Con una postilla: “Si garantisce l’anonimato per le informazioni e le segnalazioni che verranno fornite“. […] All’indomani del suo diktat razzista, l’assessore Borghi si era giustificato parlando di “un grido d’allarme e uno sfogo. Si parla di diritti: e i diritti calpestati dei gerenzanesi?“. Nel bollettino, però, vantava il fatto che “questa amministrazione non ha mai agevolato l’afflusso degli extracomunitari nel nostro paese” e non ha mai “destinato terreni per la costruzione di moschee ed edifici come luoghi di culto agli extracomunitari di origine islamica“.

(Gianni Messa, “La repubblica”,  Milano, 25 agosto 2009)

 

Mantova. Il Treno per la memoria è un’iniziativa, organizzata dal centro studi Officina della Memoria con i sindacati bresciani Cgil, Cisl e Uil, che ha visto il coinvolgimento di numerosi studenti nella visita dei campi di concentramento nazisti in Polonia Dopo Auschwitz, sono più responsabili (Brescia Oggi, 11/11). Dell’articolo [che ne parla] ci ha colpito la domanda che i studenti si sono posti al termine del loro viaggio di studio: «Cosa accadrebbe se domani il Governo ci obbligasse a denunciare i clandestini? Saremmo tutti bravi esecutori della legge, o saremo in grado di opporci, rischiando la nostra libertà?».

Ebbene l’ipotesi paventata nell’articolo è diventata realtà per due paesi della provincia di Mantova. A Ceresara l’Amministrazione comunale attraverso il suo bollettino, e a San Martino dall’Argine la firma dell’Amministrazione su un manifesto affisso sui muri invitano – in virtù delle nuove disposizioni previste dal decreto sicurezza in materia di immigrazione –  la cittadinanza a comunicare alle autorità la presenza sul territorio comunale di immigrati clandestini. […] L’obbligo di comunicare la notizia di reato non spetta al cittadino ma alle autorità di pubblica sicurezza. La legge 94/2009 non prevede l’obbligo di denuncia […] Riteniamo questo gesto un invito alla delazione [e] un precedente pericolosissimo.

(Osservatorio sulla 94/2009, 21 novembre 2009)

 

No ai matrimoni degli irregolari

 

Esistono anche i “matrimoni-sanatoria”, unioni tra una persona in possesso dei diritti della cittadinanza e chi quei diritti tenta di acquisire con la scorciatoia di un sì pronunciato in chiesa o in municipio. Lo denuncia Stefano Galli, vice capogruppo della Lega Nord alla Regione Lombardia, intervenendo su un episodio [il rifiuto di celebrare un matrimonio] che ha avuto per protagonisti il sindaco e un consigliere di un comune piemontese, capogruppo di Alleanza nazionale: […] “la norma impone al celebrante di verificare l’identità degli sposi e se possano contrarre matrimonio, ma nulla dice al riguardo dello stato di clandestinità di uno dei coniugi. Allo stato delle cose, sono chiare e giustificate le riserve di chi, come il capogruppo di Alleanza nazionale, non ha voluto prestarsi a correre il rischio di contribuire a sanare situazioni di irregolarità”. […]

“è un aspetto [ha aggiunto Galli] che lo stesso Ruini farebbe bene a considerare, sempre ammesso che il valore di questa funzione sia rimasto ancora tale per una certa parte della Chiesa”, quella ammalata di modernismo. D’altra parte, ha convenuto il vice capogruppo leghista al Consiglio regionale lombardo, questo rischio sparirà dopo l’approvazione definitiva da parte del Parlamento del disegno di legge Bossi-Fini sull’immigrazione.

(“La Padania”, 13 marzo 2002)

 

Ma la Bossi-Fini non è bastata e allora la Lega ci ha riprovato con il pacchetto sicurezza del 2009:

L’onda della legge Maroni sulla sicurezza (che prevede il reato d’immigrazione clandestina) è arrivata a travolgere anche i matrimoni tra stranieri e i matrimoni misti (le nozze celebrate tra italiani e stranieri), quando lo straniero sia irregolarmente soggiornante. […] Molte agenzie e giornali hanno sposato la tesi diffusa dal ministero degli Interni, e cioè che finalmente si metteva fine alla piaga dei matrimoni combinati al solo scopo di ottenere un permesso di soggiorno e la cittadinanza […] Con buona pace di quelle centinaia di migliaia di stranieri clandestini, badanti comprese, che non hanno il diritto d’innamorarsi, amarsi e creare una famiglia fondata sul matrimonio e protetta giuridicamente. In spregio a un diritto fondamentale della persona, sancito dalla Costituzione […]

Quanto alla legge sulla sicurezza, che per le nozze miste sembra scritta da don Rodrigo (ma chiedere a un politico leghista di leggere I promessi sposi del “gran lombardo” Alessandro Manzoni è chiedere troppo), essa sarà probabilmente spazzata via da una sentenza della Consulta non appena qualcuno la impugnerà. Nel frattempo, la Lega avrà già conquistato le poltrone di governatore nelle Regioni del Nord alle amministrative.

Che importa se si sarà rivelata un’inutile grida? Al massimo qualche centinaio di migliaia di extra-comunitari avranno dovuto rinunciare al loro sogno di sposarsi e metter su famiglia.

(“Famiglia Cristiana”, 23 agosto 2009)

Coccaglio. “Bianco Natale”

A Coccaglio la caccia ai clandestini si fa in nome del Natale. L’amministrazione di destra — sindaco e tre assessori leghisti, altri tre assessori targati Pdl — ha inaugurato nel piccolo comune bresciano l’operazione “White Christmas” per ripulire la cittadina dagli extracomunitari. Un nome scelto proprio perché l’operazione scade il 25 dicembre. E perché, spiega l’ideatore dell’operazione – l’assessore leghista alla Sicurezza, Claudio Abiendi – “per me il Natale non è la festa dell’accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità“. È così che fino al 25 dicembre, a Coccaglio, poco meno di settemila abitanti, 1.500 stranieri, i vigili vanno casa per casa a suonare il campanello di circa 400 extracomunitari. Quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto da sei mesi e che devono aver avviato le pratiche per il rinnovo. […] “Da noi non c’è criminalità — tiene a precisare Claretti vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia“. A Coccaglio fino a giugno e per 36 anni ha governato la sinistra.
[…] E ora al modello Coccaglio guardano anche i sindaci leghisti dei comuni vicini. Quelli di Castelcovati e Castrezzato hanno già copiato il provvedimento. Lo scorso 24 ottobre, alla prima convention di sindaci leghisti, a Milano, la “White Chistmas” ha avuto l’appoggio convinto dello stato maggiore del partito. “Il ministro Maroni è un uomo pratico — dice ora Claretti — ci ha dato dei consigli per attuare il provvedimento senza incorrere nei soliti ricorsi ai giudici”. Solo sul nome, su quel riferimento al Natale, il sindaco accetta le critiche. “Forse è stato infelice, questo posso capirlo. Ma l’operazione scadrà proprio quel giorno lì. Ma alla fine cosa cambia? Magari potevamo chiamarla operazione ‘Stella cometa’“.

(“La Repubblica”, 18 novembre 2009)

Ambrogino razzista

MILANO – Il Comune premia i vigili che fino a un mese fa rinchiudevano i presunti clandestini sui “bus della vergogna”, con grate ai vetri, in attesa dell’identificazione. E lo fa con la più prestigiosa onorificenza milanese, conferita il 7 dicembre: l’Ambrogino, assegnato a maggioranza dal consiglio comunale. Una decisione sofferta, raggiunta dopo ore di discussione e con il voto contrario dell’opposizione di centrosinistra. A proporre il premio per il “Nucleo di tutela trasporto pubblico”, nato nel 2000 e specializzato nel garantire la sicurezza sui mezzi Atm, è stata la Lega. […] I primi a meravigliarsi del riconoscimento sono gli stessi ghisa. Giuseppe Falanga, sindacalista del Sulpm vicino alla Uil, commenta: “Ai colleghi vanno tutte le congratulazioni, ma il senso del premio non è chiaro. Nel 2002 un agente del Nttp morì sul lavoro in un incidente d’auto ma a nessuno venne in mente di premiare il nucleo per il sacrificio pagato. Perché lo si fa ora?”.[…] Bocciata invece dalla maggioranza l’ipotesi promossa dalla sinistra radicale di un Ambrogino per gli operai della Innse, che occupando la loro fabbrica sono riusciti a salvare il posto di lavoro.

(Franco Vanni, “La Repubblica”,  20 novembre 2009)

Squadrismo che passione: le ronde

Con la legge promulgata il 5 luglio 2009 e nota come “pacchetto sicurezza”si  realizza un vecchio sogno leghista: l’istituzione di squadre private cui delegare compiti di ordine pubblico, che dovrebbero essere di spettanza esclusiva della polizia, in funzione anti- immigrati.

Le proteste dell’associazionismo, dell’opposizione e delle stesse forze dell’ordin, hanno alla fine indotto il governo a delimitare fortemente  il ruolo di queste squadre che la legge definisce “associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle Forze di polizia dello Stato o locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale”, “iscritte in apposito elenco tenuto a cura del prefetto” e costituite preferibilmente di “appartenenti, in congedo, alle Forze dell’ordine. alle Forze armate e agli altri Corpi dello Stato”. Il disinteresse verso questa iniziativa, risoltasi in un flop, ha fatto il resto.

Ma i leghisti hanno raggiunto lo scopo, coltivato per anni attraverso la promozione in varie città di “volontari verdi” e “ronde padane”: far apparire necessaria la “giustizia fai da te” ad imitazione dei linciaggi e dei “vigilantes” del west, cioè incrementare il razzismo.

 

I precedenti

Le carte della procura di Verona [che aprì nel 1996 un’inchiesta contro la Lega per attività secessionista e paramilitare, NdR] testimoniano che Maroni, tredici anni fa, era il “portavoce” del “Comitato di liberazione della Padania” […]. Che fosse proprio lui il reclutatore della Gnp [Guardia nazionale della Padania] emerge con inoppugnabile chiarezza da una pagina spuntata dai trenta faldoni stipati nell’ufficio del gip di Verona [dove Maroni ammoniva che] “La domanda di adesione alla Gnp deve essere trasmessa al governo via fax e nessuna scheda dovrà essere conservata all’interno della sezione della Lega Nord. La Gnp riveste carattere strategico per il futuro della Padania“. […]

Ci aveva già provato nel ’96 con la Repubblica Padana. In un documento acquisito il 13 gennaio del ’98 dalla Questura di Pavia c’è infatti una “proposta di legge d’iniziativa del governo della Padania” rivolta al suo Parlamento. E intitolata “norme per la costituzione della Guardia nazionale Padana e per il riconoscimento delle associazioni volontarie di prevenzione e controllo della sicurezza dei cittadini e del territorio denominato Guardia nazionale Padana“.
Ciò che a Maroni non riuscì nel ’97 quando era portavoce del Governo Provvisorio della Repubblica Padana, gli potrebbe riuscire in questi giorni, dieci anni dopo, come ministro dell’Interno della Repubblica italiana.

(“La Repubblica.it”, 12 maggio 2009)

Nel 1998 Mario Borghezio fonda insieme a Max Bastoni, Omar Tonani ed Enrico Pau i Volontari Verdi, associazione vicina alla Lega Nord passata alla storia per le famosissime ronde, che presero il via proprio da quella fondazione.

(da Wikipedia)

I Volontari Verdi di Bergamo organizzano domani, a partire dalle 16, un presidio con ronda lungo la via XX Settembre in solidarietà ai Vigili urbani malmenati da una banda di “vu’ cumprà” sabato scorso: quattro di loro, oltre a una donna, sono finiti all’ospedale. ”Ci sarà una petizione, su richiesta dei cittadini, per bonificare la zona di via XX Settembre” dichiara Laura Brembilla, coordinatrice provinciale dell’associazione.

(“La Padania”, 8 febbraio 2002)

[…] “Un tempo Reggio era una città tranquilla – spiega Giorgio De Muras, coordinatore provinciale dell’Associazione in Emilia, nata lo scorso ottobre – oggi non è più così: alcune zone, come via Adua e la stazione, ricettacolo di ogni genere di criminalità, sono divenute infrequentabili”. Il gruppo è pertanto sceso in piazza sabato scorso, organizzando una ronda padana contro lo spaccio nei pressi dei giardini di Parco Vittoria e, al contempo, un presidio in piazza del Monte, il tutto con il favore popolare.[…]

(“La Padania”, febbraio 2002).

[Comunicato della Lega Nord locale] Nella serata tra il 31/07/07 e il 1/08/07 in risposta della crescente situazione di criminalità si è svolta a San Martino Spino (Mo) una Ronda Organizzata dalla Lega Nord della Bassa Modenese e da vari cittadini volontari. Oramai la gente non ne può più di tutta questa criminalità, soprattutto a San Martino Spino, già tristemente nota per la presenza di un campo nomadi che i San Martinesi non vogliono vicino alle loro case.

(sito: http://rondepadanebassamodenese.splinder.com/)

 

“Ora tutti vogliono creare le ronde“. E Giancarlo Gentilini, prosindaco di Treviso scoppia in una risata stentorea. “Noi già nel ’97 uscivamo con la Protezione Civile e gli Alpini armati solo di telefonino e andavamo nei posti più pericolosi dove c’era droga, prostituzione di gay e lesbiche“.
E’ soddisfatto Gentilini, per la recente approvazione in Senato del decreto sicurezza con cui tra l’altro si autorizzano gli enti locali ad avvalersi della collaborazione di volontari. […]Ma a Treviso le ronde ci sono sempre state.
Io sono lo sceriffo d’Italia numero 1 perché non tollero l’immigrazione illegale” spiega Gentilini “A Treviso su una popolazione di ottantamila abitanti abbiamo 4000 extra comunitari a posto. L’immigrazione va controllata e le leggi rispettate” spiega. Ma essere un lavoratore in regola non è una condizione sufficiente per poter prendere parte nelle ronde “Solo i cittadini italiani saranno ammessi nelle ronde” ammette, “qui non siamo in Abissinia con forze aggregate degli Ascari, quelli erano tempi di guerra“. […]
(Gabriella Bianchi, “La Repubblica”, 11 febbraio 2009)

Il più felice ovviamente è lui, il teorico della ronda e degli spray insetticidi sui treni degli extracomunitari, l’onorevole leghista Mario Borghezio: «Era ora, siamo finalmente istituzionalizzati [si tratta della approvazione non ancora definitiva alla Camera]. Si è affermata una tipica espressione del volontariato civico lombardo: la ronda!” […]Il ddl sulla sicurezza approvato ieri alla Camera lo dice chiaro e tondo: d’ora in poi le amministrazioni cittadine potranno avvalersi «della collaborazione di associazioni di cittadini al fine di segnalare eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero a situazioni di disagio ambientale».
La traduzione tocca a Gigi Fronti, assessore alla polizia amministrativa, il commercio, lo stato civile e un sacco di altre cose nel comune padano di Voghera, “rondista” della prima ora: «Insomma voglion dire che si istituisce una sorta di presidio territoriale per i criminali e gli extracomunitari che fanno casino». Fronti divenne famoso nel 1996 quando formò il primo nucleo di volontari della sicurezza, diventati poi «Guardie padane», nel suo comune. […] «C’era una certa pressione di microcriminalità e extracomunitari e noi decidemmo di organizzarci. Ci fu grande clamore: all’epoca il ministro dell’Interno era Giorgio Napolitano che da Londra fece un intervento deprecando la nostra iniziativa. E guardi adesso: ci riconoscono per legge.»

(Paolo Colonnello, “La Stampa”, 6 febbraio 2009)

 

Il flop

Ronde, chi le ha viste? A circa tre mesi dal decreto Maroni che ha messo in regola “i volontari per la sicurezza“, le richieste di iscrizione alle prefetture locali sono vicine allo zero. Per la precisione sono sei: tre nella provincia di Roma, una a Milano, un’altra a Treviso, l’ultima a Bolzano. Nel resto d’Italia, i rondisti restano invisibili. “Non ci risultano in effetti molte richieste dal territorio”, conferma Giuseppe Forlani, presidente del sindacato dei prefetti, mentre i sindacati di polizia già festeggiano “il flop annunciato”.
“È una buona notizia – sostiene Claudio Giardullo, segretario nazionale della Silp Cgil – ed è la dimostrazione che hanno funzionato i due divieti inseriti nel decreto: nessun finanziamento privato, né collegamento con formazioni politiche. Tentazioni, invece, che sono ben presenti tra gli aspiranti rondisti”. “La Carta costituzionale – osserva Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’associazione nazionale funzionari di polizia – rispecchia quello che è il sentimento più profondo degli italiani, ovvero che la sicurezza non può che essere affidata allo Stato”.

(“La Repubblica”, 4 novembre 2009)

Ma la Lega non demorde

Dopo il flop delle ronde del ministro Maroni, il Pirellone affida la sicurezza ai vicini di casa. Il progetto del “controllo di vicinato” dell’assessore regionale Stefano Maullu, del Pdl, prende spunto dal Neighbourhood Watch anglosassone, riveduto e corretto in chiave lombarda. Prevede che i sindaci affidino direttamente ai cittadini, ma più ancora alle associazioni di categoria e agli amministratori di condominio, il compito di fare da sentinella nei quartieri delle città. Annotare targhe di macchine sospette, affacciarsi se un cane abbaia o se nei pressi dell’appartamento del vicino si aggira qualche faccia poco rassicurante, o denunciare la presenza di un clandestino nel vicinato. Per poi segnalare il tutto alle forze dell’ordine. Con tanto di appositi cartelloni e adesivi per scoraggiare i malintenzionati.
Con slogan come “Questa è una zona sotto il controllo del vicinato” o “Attento, in questo quartiere c’è chi ti osserva ed è pronto a chiamare la polizia”, all’ingresso delle principali vie e dei negozi dei quartieri a rischio.

(“Corriere della sera”, 21 novembre 2009)

L’unica ronda visibile a Milano per ora, è quella di «Porta Volta»: Aldo, Giovanni e Giacomo con basco, gonnellino kilt e carriola, che impazzano alla tv da Fabio Fazio.
In Prefettura è arrivata una sola domanda, quella dei poliziotti in pensione riuniti nell’Api, a libro paga di Palazzo Marino per controllare scuole e parchi. Presto ne arriverà un’altra dell’associazione «Milano più sicura», l’ex ronda di militanti leghisti di via Crema e piazza Trento che, smessa la casacca verde come impone la legge firmata dal ministro dell’Interno Maroni, si presenta con nuovi colori ma con la stessa testa. Sarà perchè non se ne parla più, sarà perchè gli indici della criminalità sono in discesa, sarà pure perché le regole per molti sono troppo restrittive, malgrado mille annunci e mille aspettative le ronde di mezzanotte fanno fatica a decollare.
Gli ottomila cittadini delle ronde, di cui parlava dieci anni fa il parlamentare della Lega Mario Borghezio sembrano un miraggio. […] Da Cuneo a Trieste non c’è comune che non avesse la sua ronda. Ma è difficile che resistano ai paletti imposti dalla legge che vieta simboli di partito. […]
Max Bastoni, uno dei responsabili dei Volontari Verdi, giura di voler rispettare la legge ma storce il naso: «Sono stati i nostri alleati di governo a non volere le ronde di prima. Temevano che noi diventassimo troppo forti. Ma è chiaro che quando si parla di sicurezza si parla di politica.
E la Lega, tra tutti, è quella che da sempre si occupa di più di certi temi
».

(“Corriere della sera”, 5 gennaio 2010)

MILANO – Le ronde vicine alla Lega si candidano a sostituire i baschi blu [associazione di volontariato operante da tempo a Milano]nella vigilanza in strada e in metropolitana. […] Sono gli eredi delle camicie verdi fondate da Bossi e guidate da Mario Borghezio[…]
Oggi l’organizzazione di Borghezio sembra aver messo da parte i toni barricaderi e le forme paramilitari che connotavano le camicie verdi. Sul sito Internet è scritto, nella sezione dedicata al tesseramento 2009, che “si iscrive ai Volontari Verdi chi vuole contribuire alla tutela del Territorio Padano”. […] Il massimo della concessione agli ideali separatisti sbandierati con più vigore un tempo è l’invito finale: «Difendi anche tu la Tua Terra e la Tua Libertà. Iscriviti ai Volontari Verdi! Fino all’indipendenza!». Per Bastoni — candidato nel 2001 alle comunali con lo slogan “Bastoni contro gli immigrati” — l’istituzione delle ronde comunali è una grande occasione e lui sembra intenzionato a sfruttarla con professionalità. «Abbiamo intenzione di rilanciare le esperienze spontanee di ronde già sperimentate in varie realtà del Nord. È iniziato da poco il reclutamento, abbiamo già avuto più di mille adesioni. E stiamo già cominciando a organizzarci sul territorio. A Milano, nella nostra sede di via Bassano del Grappa, a Lodi e a Bergamo».

(“Corriere della sera”, 12 agosto 2010)

E la Consulta boccia le ronde a metà

La Corte Costituzionale ha in parte bocciato le norme approvate dal Parlamento sulle cosiddette ‘ronde’, previste dal pacchetto sicurezza licenziato nel 2008-2009. Nella sentenza depositata oggi in cancelleria, la Consulta ha dato infatti il via libera all’impiego di cittadini non armati per segnalare eventi che possano arrecare danno alla “sicurezza urbana”, mentre ha dichiarato illegittimo l’impiego delle ‘ronde’ in situazioni di “disagio sociale”.

(“Resto del carlino”, 24 giugno 2010)

Respingi il cretino

 

Nel 2009 la caccia ai clandestini e le loro tragedie reali sono diventate nell’Italia leghista anche  un “gioco” e un trampolino di lancio in politica per Renzo Bossi, figlio di Umberto. Ecco come.

 

 

Renzo Bossi, 21 anni figlio del più noto Umberto si è inventato un originale passatempo estivo che è apparso sul sito della Lega Nord. Si chiama “rimbalza il clandestino” e l’obiettivo del gioco è molto semplice come recita la spiegazione per gli utenti di facebook: “mantenere il controllo sui clandestini che arrivano in Italia!” Come? Durante i vari livelli del gioco alcune barche di varie dimensioni toccheranno a sorpresa il suolo italiano. Premendo su di esse un numero variabile di volte che va da 1 a 5 le rimanderai indietro ottenendo un punteggio a seconda dell’imbarcazione. Il giovane cacciatore di clandestini […] poteva fare anche di più, studiare ad esempio un sistema che, a seconda della pressione sul mouse aumentasse l’effetto deflagratorio sulle imbarcazioni […] Siamo sicuri che la prossima volta non ci deluderà, soprattutto ora che, dopo tanti sforzi e tre bocciature, Bossi junior è riuscito brillantemente a superare l’esame di maturità.

(Stefano Coradino, “Articolo 21”, 21 agosto 2009)

L’Arci denuncia la Lega Nord e Renzo Bossi per istigazione all’odio razziale. Lo rende noto Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci dopo avere appreso che sulla pagina Facebook del partito era online il gioco “Rimbalza il clandestino”. “Non è più sufficiente limitarsi all’indignazione di fronte alla barbarie cui siamo giunti – afferma Miraglia – mentre il canale di Sicilia inghiotte altre decine di esseri umani; mentre nei Cie le dure condizioni di vita e la rabbia per una detenzione ingiustificata in uno stato di diritto spingono i migranti ad atti estremi di protesta, il sito ufficiale della Lega ospita un nuovo giochino che dovrebbe aiutare i suoi visitatori a passare il tempo fra una ronda e l’altra.”[…] “A chi della vita di essere umani fa un gioco, ne irride le tragedie, ne simula la strage per divertimento, mentre le stragi vere si ripetono, rispondiamo anche appellandoci alla magistratura perché persegua i responsabili. La nostra legislazione prevede ancora – fino a che Bossi non ne imporrà la revisione – il reato di incitamento all’odio razziale. Che altro è ‘Rimbalza il clandestino’, se non cinico, stupido, barbarico odio razziale?”.

(“La Repubblica”, 22 agosto 2009)

Dal blog Pellescura

Le polemiche e l’indignazione che hanno accompagnato la scoperta del gioco razzista “Rimbalza il clandestino”. hanno sortito l’effetto desiderato: i gestori di Facebook sono intervenuti, cancellando l’applicazione. […] Già venerdì, sempre su Facebook, era nato il gruppo “facciamo sparire il gioco leghista”. In poche ore, ha totalizzato oltre 4700 iscritti e continua a crescere. […] Il gioco è stato creato agli inizi di questa estate da Fabio Betti, 23enne di Leggiuno, coordinatore dei Giovani Padani del Medio Verbano e amico di Renzo Bossi. […]
Sul gruppo creato appositamente su Facebook al fine di far sparire l’odioso passatempo estivo leghista, gli iscritti non hanno avuto dubbi nel definirlo, come ha fatto Anna, “un vergognoso episodio di ignoranza nata dall’ignoranza”. […] Qualcuno ha proposto: “Iniziamo a denunciare i leghisti per i crimini che stanno compiendo: vilipendio alla Costituzione, incitamento all’odio razziale, crimini contro l’umanità”. […] Polemiche che, però, non hanno scosso gli amministratori della pagina della Lega Nord.
(Dal blog di Marco Pasqua, 23 agosto 2009)

Quando la Lega getta il sasso e nasconde la mano

Nella continua corsa al rilancio, per innato razzismo e per calcolo  elettorale, ai leghisti scappa spesso la mano (come nelle aggressioni costate processi e condanne a Borghezio). In questi casi la Lega, dopo aver cercato di trarre il massimo vantaggio propagandistico dalle sue “sparate”, si affretta a “prendere le distanze” e “smentire” (talvolta a ragione, talvolta no…). Ecco qualche esempio.

 

A colpi di cannone

Umberto Bossi non frena. «O venerdì il ministro dell’Interno arriva in Consiglio dei ministri con i regolamenti di attuazione della legge sull’immigrazione più che convincenti oppure va tutto a carte quarantotto. Attenzione, non regolamenti qualsiasi. No. Io voglio sentire il rombo dei cannoni».
Prego?
«Inutile perdere tempo con le prese in giro. Ci sono due modi di applicare una legge approvata un anno fa. O si dice in modo generico, come qualcuno vorrebbe, che le nostre navi affronteranno le imbarcazioni di clandestini e che si limiteranno a caricare donne e bambini. Oppure, e così deve essere, si scrive nero su bianco che va usata la forza».

Gioco di parole (Bastoni è un candidato della Lega) molto usato ed espressivo del fine umorismo leghista

Usare la forza? Come?
«Al secondo o al terzo ammonimento, pum…, parte il cannone. Senza tanti giri di parole. Il cannone che abbatte chiunque. Altrimenti non la finiamo più».
Sparare su carrette del mare piene di poveracci disarmati e affamati? Magari donne e bambini?
«O con le buone o con le cattive i clandestini vanno cacciati. Entra solo chi ha un contratto di lavoro. Gli altri fuori. C’è un momento in cui occorre usare la forza. Marina e Finanza si dovranno schierare a difesa delle coste e usare il cannone. Ecco il regolamento giusto per attuare la legge. Nessuna scappatoia e nessun rinvio».
[…] O il governo sta dalla parte del popolo oppure ce ne andiamo».
E il popolo chiede il rombo dei cannoni?
«Anche di più».

(Fabio Cavalera, “Corriere della Sera”, 16 giugno 2003)

Dopo la valanga di polemiche seguite alla sua intervista pubblicata lunedì sul Corriere della Sera, Umberto Bossi smorza i toni e puntualizza il suo pensiero sull’emergenza clandestini. “Il contenuto dell’intervista pubblicata sul Corriere della Sera con il titolo Cannonate per fermare i clandestini, non rispecchia il mio pensiero e nemmeno il senso delle mie risposte”, ha detto il ministro per le Riforme istituzionali Umberto Bossi in una nota diffusa dall’ufficio stampa del ministero. Ma il “Corriere della Sera” conferma il contenuto dell’intervista rilasciata domenica 15 giugno dal ministro per le Riforme, Umberto Bossi, a Fabio Cavalera.

(“Corriere della Sera”, 17 giugno 2003)

Picchiatori in maglietta verde

VENEZIA – Dopo un mese di indagini sono stati individuati quattro militanti leghisti quali presunti autori del pestaggio di due camerieri extracomunitari in un ristorante nel centro di Venezia lo scorso settembre, nel giorno della festa dei popoli della Padania. I quattro, bergamaschi, sono indagati dalla procura veneziana. […]L’indizio decisivo per gli agenti della Digos per arrivare ai responsabili è stato il verde degli abiti degli aggressori. In particolare una maglietta a strisce bianche e verdi della Padania indossata da uno degli energumeni. […] Tre militanti del Carroccio, di 31, 33 e 36 anni abitano a Cividate, un altro di 48 anni a Grumello del Monte. Quello che indossava la maglia della Padania, in passato, era già stato arrestato a Bergamo per episodi di violenza dopo una partita di calcio. Dovranno tutti rispondere di danneggiamento e lesioni, con l’aggravante delle finalità di discriminazione o di odio etnico e razziale, prevista dalla legge Mancino…

La Lega Nord di Bergamo preannuncia la mano dura: “Non so chi siano queste persone e mi auguro che non siano militanti della Lega Nord – ha detto il segretario provinciale, Cristin Invernizzi – Ma se i fatti dovessero essere confermati e i responsabili fossero iscritti al movimento, ovviamente prenderemo dei provvedimenti perché non è tollerabile che i militanti della Lega si macchino di episodi di questo tipo, a maggior ragione nel corso di una manifestazione pacifica come quella di Venezia”.

(“La Repubblica.it”, 22 ottobre 2009)

Tortura il clandestino. Anzi no

L’hanno usata come immagine del profilo. Il simbolo della Lega Nord e, in basso, lo slogan: «Immigrati clandestini, torturali. È legittima difesa». La frase choc è apparsa su Facebook, in un profilo che sembra essere quello della sezione di Mirano (Venezia) della Lega Nord. […]. L’«Osservatorio Antiplagio», blog di vigilanza sulla tv e sui media, ha scritto una lettera al presidente della Camera, Gianfranco Fini, al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, alla polizia postale e alla Guardia di finanza per denunciare la vicenda. «Tra gli oltre 430 amici del gruppo – si legge – compaiono un centinaio di link di circoli della Lega Nord sparsi in tutta Italia, compreso quello di Milano, e di due parlamentari leghisti: il leader, nonché deputato e ministro delle Riforme, Umberto Bossi, e il capogruppo alla Camera dei deputati, Roberto Cota…». […]
Ma la pagina “leghista” su Facebook sarebbe in realtà una truffa. Lo dice il capogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota: «L’amicizia su Facebook si dà in buona fede a centinaia di soggetti ogni giorno e non si può in alcun modo essere responsabili delle condotte altrui. […] Io ho ovviamente fatto rimuovere subito l’amicizia a questa fantomatica pagina e segnalato la truffa al gestore. Lo stesso farà Umberto Bossi». E proprio Bossi, in serata, ha preso le distanze da quella pagina. […]

il capo del Carroccio ha precisato che il suo partito «non c’entra». «Il popolo leghista -ha aggiunto il leader del Carroccio – è troppo intelligente e ora basta che uno dica una stupidaggine… non sanno come fermare la valanga. Può darsi che ci sia qualche pirla che la pensa così, ma noi siamo per aiutare gli immigrati a casa loro e non qui. Abbiamo milioni di immigrati e non abbiamo posti di lavoro». «Le carceri sono una cosa spaventosa, gli immigrati sono ammucchiati lì e non va bene – ha poi detto Bossi -. In fondo sono persone anche loro. L’Europa parla ma non dà mai i soldi».

(“Corriere della sera.it”, 27 agosto 2009)

In seguito però l’amministratore della pagina incriminata è risultato essere proprio un leghista e cioè il vicesindaco di Mirano, Alberto Semenzato, il quale ha dichiarato:

Si, la pagina l’ho aperta io all’inizio del 2009. Ma non ho mai messo quella foto, né tantomeno ho mai usato toni offensivi e razzisti. Qualcun altro è riuscito ad accedervi. Ho subito diversi furti nell’ultimo periodo. In uno di questi, forse il più grave, mi è stata sottratta la chiavetta Usb che conteneva diverse parole chiave, tra le quali anche quella del profilo Facebook in questione.

(http://www.iochatto.com/facebook-ecco-chi-e-il-proprietario-della-pagina-lega-nord-mirano/3762/)

Immediata la replica del sito satirico “Mamma” con obiezioni che mettono in dubbio le spiegazioni di parte leghista:

Perché non ha contattato gli amministratori di Facebook per resettare la sua password e riprendere il controllo di quel profilo?… Perché non ha avvisato Bossi padre e figlio, Boso e Cota che avevano aderito a un profilo manomesso da un hacker e i quattro personaggi in questione hanno ritirato la loro amicizia a quel profilo manomesso solo dopo essere stati sputtanati dai media? Perché […] non ha detto nemmeno una parola sull’iscrizione del suo profilo ai gruppi Facebook intitolati “Zingari, fate come Ibra: Via dall’Italia anche voi!” o “El leon che magna el teron… in un sol bocon!!” o “Basta case popolari agli immigrati” o “Il papa vuole abolire i preservativi! Noi vogliamo abolire il papa” o “Societa’ multirazziale? No grazie! Abbiamo 1000 anni di storia da difendere” o “2011: io non festeggio l’unita’ d’Italia”, tutti associati al profilo Facebook della Lega Nord Mirano? […] A quei gruppi l’ha iscritta l’hacker o ci si é iscritto lei? Se l’ha iscritta l’hacker, perché non lo ha denunciato anche per queste manomissioni?

(http://www.mamma.am/mamma/articoli/art 3299.html)

Un concentrato del legapensiero

A conclusione riportiamo un riassunto dei delirii leghisti in materia di immigrazione, tratto da “La Padania” (nostre le sottolineature in neretto), facendolo seguire da un video – postato su  You Tube da 60paola1 l’11 gennaio 2010 -, con parecchie“perle” del legapensiero, molte già riportate in questa antologia, qualcuna nuova.

 

I ripetuti assalti di bande di clandestini nelle abitazioni di imprenditori e professionisti che nel lavoro si sono identificati e che con le loro attività hanno contribuito alla crescita economica, sociale e civile della Padania e ad elevare al Nord al qualità della vita, sono il regalo della Turco-Napolitano: quella legge sull’immigrazione buonista e solidarista che ha partorito alimentato diffuso nel Paese lo status di clandestino. Una specie iperprotetta per la cui conservazione e riproduzione le sinistre (quand’erano al governo) hanno istituito dei salvagente, delle immunità, delle garanzie, con la benedizione di quei cattolici terzomondialisti per i quali l’edificazione di una società multirazziale e multireligiosa viene sostituita con quella del messaggio evangelico della fratellanza tra gli uomini.

Quel fardello comunista pianificato (attraverso le frontiere colabrodo, le impunità agli scafisti, la protezione dello sfruttamento alla prostituzione, ecc.), ovvero l’immigrazione incontrollata, le reiterate sanatorie, il ricongiungimento per gli extracomunitari con familiari ed affini, spacciati magari per lontani cugini, i benefici sanitari sui quali è garantito il silenzio “umanitario”; mercanteggiato, quale voto di scambio utile a rimpolpare un consenso elettorale sempre più marginale, è divenuto per i Padani insicurezza, terrore, vandalismo, violenza, ecc. Diffusi tra di noi da bande di stranieri, per lo più albanesi ed ex jugoslavi, che entrano nelle nostre case, picchiano, danneggiano, derubano, di fatto violentano l’intimità domestica delle famiglie vittime di incursioni e di sequestri. […]

L’emergenza continua in tema di sicurezza, alimenta la paura in tutto il laborioso Nord Est: e la controffensiva dello Stato contro la criminalità (che sembra diventare ogni giorno più radicata nel territorio nonostante la presenza massiccia e rinforzata delle forze dell’ordine) non è un deterrente sufficiente a far decrescere l’onda della malavita clandestina e organizzata, né a rassicurarci e a garantirci il pronto ritorno ad una vita normale tra casa e lavoro. Occorre che il Governo dia al più presto una maggiore sicurezza ai cittadini attraverso leggi in grado di contrastare concretamente il fenomeno dell’immigrazione clandestina, risolvendo il problema a monte, non a valle, come si sta tentando di fare ora, cioè di tamponare la falla aperta dalla Turco-Napolitano, per la cui abrogazione la Lega ha contrapposto una legge di iniziativa popolare sull’immigrazione che ha avuto il sostegno immediato dei Padani. I quali hanno visto nel nostro movimento il baluardo legale, civile e morale contro l’invasione indiscriminata e incontrollata di irregolari, che nel nostro Paese hanno trovato, grazie ai comunisti, agli ulivisti e ai margheriti, un approdo tranquillo dove esercitare qualsiasi tipo di violenza ai danni dei cittadini.

(“La Padania”, 17 febbraio 2002)

Nel proporre il video si precisa che due manifesti di seguito presentati sono o “dubbi” (quello che invita a torturare i clandestini; v. Quando la Lega getta il sasso e nasconde la mano) o   “taroccati” , cioè  fatti per deridere la Lega (quello che esalta i naziskin veronesi responsabili di un omicidio). Il resto è tutta farina del sacco leghista…