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www.ildialogo.org La giostra d’autunno,di Francesco Piobbichi, operatore presso l’Osservatorio per le migrazioni di Lampedusa

La giostra d’autunno

di Francesco Piobbichi, operatore presso l’Osservatorio per le migrazioni di Lampedusa

Lampedusa, Agrigento (NEV), 30 novembre 2016 – Lampedusa è vuota la sera, la pioggia dell'autunno porta via la sabbia che arriva col vento del sud: nessun turista, pochi lampedusani. Percorrendo via Roma l'orizzonte mi si apre davanti e mi rattrista il nero del cielo che si mischia al colore del mare. I lampi in lontananza mi paiono flash di una macchina fotografica celeste, scatti che immortalano una tragedia che pare non avere fine. Mentre vado incontro a quell'orizzonte, non posso non pensare alle innumerevoli persone che quello stesso orizzonte ha inghiottito.
Ogni volta che sento la notizia di una tragedia in mare faccio il conto dei sopravvissuti per calcolare le vittime: so che su per giù è 130 il numero di persone che partono su gommoni fatiscenti. Di solito il numero dei bambini varia da 10 a 20, le donne sono il doppio e il resto sono uomini, in gran parte giovani.
Lampedusa in autunno si riposa, l'erba cresce sugli scogli, i colori cambiano. Tutto si rallenta e nuove figure irrompono nello spazio pubblico che riemerge dopo la stagione turistica. I cani ritornano a essere i padroni di via Roma, se la dividono in piccoli gruppi abbaiandosi l'uno con l'altro, accompagnando le poche persone che girovagano per le vie del centro. Sono belli i cani di Lampedusa, leggenda vuole che questa bellezza sia frutto di incroci canini che i marinai di ogni parte del mondo nel tempo hanno affidato all'isola, determinandone tratti originali. Altre figure riemergono quando la frenesia delle auto abbandona via Roma, sono gli anziani che parlano seduti agli incroci, è il venditore di ricotta che cammina spingendo una carretta e il bambino che gira con gli asparagi in mano. Lampedusa in autunno è una giostra senza luci e senza musica.
Poi ci sono loro, gli altri, i “niuri” venuti dal mare che trovano scarpe e vestiti in parrocchia, ritrovando quel minimo di accoglienza e dignità che la frontiera gli toglie rendendoli soltanto numeri. Camminano su e giù per il centro in attesa di andarsene, tra loro ci sono anche i superstiti delle tragedie di cui il resto d’Italia legge sui giornali. Escono dal buco della rete dell'Hotspot e cominciano a capire cosa sia il mondo che hanno immaginato. Il loro movimento riconfigura alcuni luoghi che diventano di tutti: l'Archivio Storico si trasforma in uno spazio dove ci si collega ad internet e si guardano film, il centro studi di Ibby diventa luogo in cui si imparano le prime parole d’italiano, e il nostro ufficio diviene un internet point.
Gli opuscoli informativi che abbiamo fatto come “Forum Lampedusa Solidale” in queste ore sono in molte mani, dai lampedusani ai turisti solidali che poi passano ai migranti. I nostri kit servono per comunicare, servono per ribadire le prime informazioni legali, servono per orientare le persone che poi arriveranno nel continente, servono soprattutto per dire “Welcome to Lampedusa”. Quella che vediamo attorno a noi è una solidarietà silenziosa che mette al centro i diritti per tutti, che elimina la barriera tra noi e loro. È una solidarietà che non vuole palcoscenici né fotografie, che si sviluppa giorno dopo giorno, affrontando i bisogni che questo mondo “grande e terribile” le pone davanti quotidianamente.
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Sabato 03 Dicembre,2016 Ore: 20:43
 
 
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