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www.ildialogo.org I bengalesi coraggiosi che hanno sconfitto la schiavitu in Campania,di Amina Salina

I bengalesi coraggiosi che hanno sconfitto la schiavitu in Campania

di Amina Salina

Pochi giorni or sono, papa Francesco, durante la sua visita a Napoli, ha ricevuto una piccola delegazione che comprende dei ragazzi del Banglades, l'avvocato che li difende e esponenti dell'Associazione Antirazzista 3 Febbraio, una delle poche che si batte veramente per l'accoglienza a tutti e a tutte, senza se e senza ma. Stavolta si tratta non di una storia di profughi da salvare dalle acque del Mediterraneo, ma di giovani assunti si fa per dire, in condizioni di schiavitù, senza orari a paghe irrisorie nelle fabbriche della zona per lo più come sarti, come accade anche in altri luoghi d'Italia per le sorelle cinesi. Un legale delle Acli, che ha depositato i ricorsi presentati dai lavoratori davanti alla magistratura per tratta e riduzione in schiavitù, ha affermato, in una recente intervista, che non si tratta affatto di una situazione eccezionale, che le 3 fabbriche occupano oltre 100 lavoratori e che dal punto di vista fiscale e legale sono regolarmente registrate alla Camera di Commercio e paradossalmente contribuiscono al PIL nazionale. Se continua cosi la Repubblica Italiana invece che sul lavoro rischia di essere fondata sulla schiavitù. Il padrone schiavista era riuscito da alcuni anni a portare questi emigrati bengalesi regolarmente in Italia e probabilmente come turisti, poi aveva sottratto loro il passaporto e li aveva costretti a lavorare fino a 14 ore al giorno chiusi a chiave dentro la fabbrica pagandoli 1 euro l'ora al posto dei mille euro al mese promessi. Inoltre detraeva 80 euro al mese per l'alloggio. Questi fratelli hanno avuto il coraggio di denunciare l'assenza delle istituzioni e dei sindacati anche perché in quanto privi di soggiorno non erano difendibili ma rischiavano seriamente di pagare con l'espulsione il loro coraggio. Dopo una azione legale e mesi di lotta, i ragazzi hanno vinto e sono riusciti ad ottenere il permesso di soggiorno in quanto riconosciuti come vittime di schiavitù. Si calcola non solo in Italia ma nel mondo siano milioni e milioni gli schiavi, molto più che in passato, vittime della globalizzazione a senso unico. Oltre alla A3F anche le Acli e diversi sacerdoti hanno sostenuto questa lotta.
Vorrei che tutti e tutte a partire dai miei fratelli e dalle mie sorelle di tutte le fedi ed appartenenze sostenessero questi lavoratori che danno un senso contemporaneo alla dignità umana, una dignità che sempre piu nel silenzio viene violata da chi non pensa che ad accumulare denaro. Che nessuno si giri dall'altra parte la prossima volta.
Salam
Amina Salina



Lunedì 01 Giugno,2015 Ore: 19:28
 
 
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