- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (362) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Quel ponte che va da Los Gatos a Lampedusa,di Agenzia NEV del 04/06/2014

Quel ponte che va da Los Gatos a Lampedusa

Intervista a Jim Winkler, presidente del National Council of Churches USA


di Agenzia NEV del 04/06/2014

Lampedusa (Agrigento), 4 giugno 2014 - Se si traccia una linea retta da Lampedusa verso gli Stati Uniti, ci si accorge che l’isola è alla stessa altezza di Los Gatos, piccola cittadina californiana teatro di un incidente aereo nel quale morirono 28 “deportati” messicani, alla fine degli anni ‘40. I 28 lavoratori messicani stavano per essere forzatamente rimpatriati dagli USA a causa del loro permesso di soggiorno, scaduto al termine del contratto di lavoro stagionale. Questa storia risuona a noi attualissima attraverso il testo del cantautore Woodie Gutrhie, scritto immediatamente dopo quell'evento (http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=1825).
A collegare queste due città è il collettivo Askavusa (http://askavusa.wordpress.com/) che a Lampedusa ha creato un “Museo delle Migrazioni” composto da oggetti ritrovati dopo il passaggio sull’isola di diversi migranti. Vestiti, scarpe, pentole, libri diventano elementi evocativi per narrare l’immenso e terribile fenomeno dell'immigrazione: gli indumenti dei migranti, intrecciati tra loro, compongono una cartina globale che racconta storie, emoziona e fa riflettere. Lampedusa, Los Gatos, le reti di Melilla, America ed Europa, nord e sud del mondo, reti, muri, mari e deserti tracciano linee difficili da superare, nelle quali, però, nascono anche solidarietà umana, libertà e speranza.
Così, mentre i ragazzi e le ragazze di Askavusa raccontano come l'isola sia diventata una frontiera fatta di contraddizioni, Jim Winkler, presidente del National Council of Churches USA (NCCCUSA), spiega come alcune chiese evangeliche negli Stati Uniti aiutino concretamente i migranti provenienti dal Sud America ad attraversare il confine messicano, allestendo punti di rifornimento di acqua e altri beni nelle pericolose tratte di interminabile deserto. Jim Winkler è venuto a Lampedusa, insieme al presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) Massimo Aquilante, per conoscere il progetto Mediterranean Hope della FCEI e i fenomeni migratori che riguardano il Mediterraneo, portando con sé l’esperienza delle chiese degli Stati Uniti. Nelle giornate di visita all’isola ha avuto modo di conoscere la storia di questo luogo, le vicende che l’hanno attraversata e che tutt’ora l’attraversano, le risposte dei lampedusani, le diverse associazioni e i soggetti che lavorano sul territorio.
In un’intervista fatta in collaborazione con Radio Delta (l'unica radio di Lampedusa, in larga parte finanziata dall’8x1000 della Chiesa valdese http://www.radiodelta.org/) Winkler racconta come il progetto Mediterranean Hope “possa aiutare soprattutto i migranti e tutte quelle persone di buona volontà, affinché possano lavorare insieme per affrontare questa crisi e le molte difficoltà che arriveranno nei prossimi anni a causa della instabilità politica globale, il cambiamento climatico, la povertà. Noi dobbiamo essere pronti - continua - a rispondere con programmi come questo alle difficoltà che si presenteranno in futuro”.
Winkler considera questo progetto un ponte: “ora - afferma - possiamo dire che in Italia c’è un buon esempio, che a Lampedusa abbiamo degli amici che hanno aperto le loro porte e le loro braccia a chi ha bisogno. Noi non siamo gli unici ad affrontare situazioni come queste ma ci sono esperienze simili in tutto il mondo, c'è solidarietà. Tornato a casa ho quindi intenzione di raccontare, alle chiese degli Stati Uniti così come alle istituzioni, questa vostra storia e la buona notizia di questo progetto”.
Continuando a parlare del fenomeno migratorio, il presidente del NCCCUSA racconta come la migrazione sia storia biblica e come per la fede diventi essenziale il modo in cui si risponde ai bisogni dei migranti. “Noi - prosegue Winkler - da cristiani, dobbiamo realmente capire chi lascia la propria terra, e dobbiamo accogliere lo straniero e dargli ospitalità. Detto questo, io credo che la chiesa sia la prima a dover rispondere ai bisogni dei migranti, a indicare la strada e essere d’esempio per poter lavorare mano nella mano con gli altri soggetti della società: il Governo, le realtà laiche, le associazioni umanitarie. Insieme dovremmo essere capaci di integrare i migranti nella nostra società, rispettando i loro desideri e fornendo educazione, casa, sostegno sanitario, lavoro, affinché possano avere un futuro migliore”.
In conclusione gli è stato chiesto di dare testimonianza della sua esperienza negli Stati Uniti: “Credo che in realtà sia Lampedusa, con la sua storia, a essere da esempio. Qui per molti anni avete sperimentato le migrazioni e ora dovete agire con rispetto, dignità, buona volontà e non rispondere con razzismo, diffidenza e paura. Io sono colpito - continua Winkler - dalla risposta di Lampedusa, e Lampedusa, nel mezzo del Mediterraneo, ha una lunga storia di persone che sono venute qui da tutte le parti del mondo, una storia davvero interessante. Io credo che siate voi ad insegnare qualcosa a noi. Nonostante vent’anni di migrazione i lampedusani sono rimasti calmi, hanno continuato ad accogliere, non solo i migranti ma anche i turisti. Siete un buon esempio per tutto il mondo”.
In questo video la canzone interpretata da Arlo Guthrie e Pete Seeger “Deportee (Plane Wreck at Los Gatos)”: http://www.youtube.com/watch?v=F8lRf6fATWE
Trascrizione integrale dell’intervista rilasciata da Jim Winkler a Radio Delta il 28 maggio 2014
Benvenuto a Lampedusa e a Radio Delta Jim, quali sono state le tue prime impressioni sull’isola?
La mia impressione è che Lampedusa è un bellissimo paese, una bellissima isola, con buon cibo, persone amichevoli e spero di tornare a visitarla un giorno.
Cosa pensi del progetto Mediterranean Hope?
È un bellissimo progetto, spero che si possa rafforzare e che possa aiutare soprattutto i migranti e tutte quelle persone di buona volontà, affinché possano lavorare insieme per affrontare questa crisi e le molte difficoltà che arriveranno nei prossimi anni a causa della instabilità politica globale, il cambio climatico, la povertà. Noi dobbiamo essere pronti a rispondere con programmi come questo alle difficoltà che si presenteranno in futuro.
Quale pensi che dovrebbe essere il ruolo delle chiese nell’affrontare il fenomeno migratorio?
Io penso che la Bibbia sia molto chiara rispetto alle migrazioni: noi dobbiamo essere responsabili di accogliere lo straniero e trattarlo con dignità. Facendo riferimento allo straniero nello Scritture, dobbiamo pensare che, guidato da Dio, Abramo è partito dalla sua nazione, che è attualmente l'Iraq, per andare in quella che ora è Israele, così come Mosè ha portato gli ebrei fuori dall'Egitto. La migrazione quindi è storia biblica e per la nostra fede diventa essenziale come noi rispondiamo ai migranti. Noi, da cristiani, dobbiamo realmente capire chi lascia la propria terra, e dobbiamo accogliere lo straniero e dargli ospitalità. Detto questo, io credo che la chiesa sia la prima a dover rispondere ai bisogni dei migranti, a indicare la strada e essere d’esempio per poter lavorare mano nella mano con gli altri soggetti della società: il Governo, le realtà laiche, le associazioni umanitarie. Insieme dovremmo essere capaci di integrare i migranti nella nostra società, rispettando i loro desideri e fornendo educazione, casa, sostegno sanitario, lavoro, affinché possano avere un futuro migliore.
Se dovessi scegliere, cosa porteresti a casa da questa esperienza a Lampedusa?
Sicuramente questo progetto è un buon esempio da riportare negli Stati Uniti. Noi abbiamo tante persone nelle chiese degli Usa che lavorano seriamente con coloro che vengono soprattutto dall’America latina e dal Messico, e in un certo senso questo progetto è un ponte. Ora possiamo dire che in Italia c’è un buon esempio, che a Lampedusa abbiamo degli amici che hanno aperto le loro porte e le loro braccia a chi ha bisogno. Noi non siamo gli unici ad affrontare situazioni come queste ma ci sono esperienze simili in tutto il mondo, c'è solidarietà. Tornato a casa ho quindi intenzione di raccontare, alle chiese degli Stati Uniti così come alle istituzioni, questa vostra storia e la buona notizia di questo progetto.
E invece cosa lasci tu a noi, cosa puoi insegnarci?
Io credo che in realtà sia Lampedusa, con la sua storia, a fare da esempio. Qui per molti anni avete sperimentato le migrazioni ed ora dovete agire con rispetto, dignità, buona volontà e non rispondere con razzismo, diffidenza e paura. Io sono colpito dalla risposta di Lampedusa, e Lampedusa, nel mezzo del mediterraneo, ha una lunga storia di persone che sono venute qui da tutte le parti del mondo, una storia davvero interessante. Io credo che siate voi ad insegnare qualcosa a noi. Nonostante vent’anni di migrazione i lampedusani sono rimasti calmi, hanno continuato ad accogliere, non solo i migranti ma anche i turisti. Siete un buon esempio per tutto il mondo.


Sabato 07 Giugno,2014 Ore: 22:22
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Osservatorio sul razzismo

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info