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www.ildialogo.org I vivi e i morti,di Domenico Stimolo

I vivi e i morti

di Domenico Stimolo

I VIVI. Enrico Letta, presidente del Consiglio: 9 ottobre, ore 12.25, solenne pubblica promessa in conferenza stampa – puntati gli occhi del mondo -, presente il Presidente della Commissione Ue Manuel Barroso : “ la decisione che posso qui annunciare è che sarà funerale di Stato quello che riguarda le vittime di quello che è avvenuto…….”

I MORTI. Trecentosessantatre, affogati a pochi centinaia di metri da Lampedusa. Proprio in questi giorni è iniziata la tumulazione delle salme in diversi cimiteri siciliani…..in ordine sparso.

I morti ripartono, in silenzio e in “clandestinità”. Non hanno ricevuto discorsi, fanfare, bandiere, stendardi e benedizioni.

La promessa è stata vacua! Vanamente consumatosi in pochi giorni.

Da buon “veggente”, il sommo poeta siciliano Ignazio Buttitta lo scrisse in versi:

“L’emigranti ripartono”

Ottu jorna di festa            Otto giorni di festa

e ora si vannu                   e ora se ne vanno

ca non è chiù Natali          perché non è più Natale

e mancu Capudannu        e nemmeno Capodanno

 

Ritornanu nta vivi                       Ritornano nella neve

unni c’è negghia e scuru,            dove c’è nebbia e scuro,

unni sunnu chiamati                   dove son chiamati

e c’è un patruni strania               e c’è un padrone straniero

e c’è un travagghiu duru             e il lavoro è duro

 

Unni sunnu chiamati                   Dove sono chiamati

pi ncìuria, terroni,                       per offesa, terroni,

e l’òmini da Sicilia                       e dicono che noi siciliani

non semu genti boni.                   non siamo gente buona. 

 

E partinu cu suli                          E partono con il sole

nto trenu senza suli                     su un treno senza sole

cu cori chi ci chianci                     con il cuore che gli fa male

e un gruppu nni li guli                  e un groppo nella gola.

 

Nto trenu senza suli                     Sul treno senza sole

cu cori chi ci chianci                     col cuore che gli piange

“Addiu bedda Sicilia,                   “ Addio bella Sicilia,

oh terra mia d’aranci!                  Oh terra mia d’arance!

 

Oh terra mia d’aranci                   Oh terra mia d’arance

d’aranci e di canzuni;                  d’ arance e di canzoni;

u latti mi lu dasti                         il latte me l’hai dato

ma pani un mi nni duni!.              Ma il pane me l’hai tolto.

 

Partinu a la vintura;                        Partono alla ventura;

i trenu sunnu chini;                        i treni sono pieni;

i manu chi salutanu                        le mani che salutano

fora di finistrini.                             stanno fuori dai finestrini.

 

Salutanu l’amici,                            Salutano gli amici,

i matri e i picciriddi;                        le madri  ei bambin;i

e i stazioni o scuru                         le stazioni sono al buio

e u celu senza stiddi.                      e il cielo senza stelle.

 

Pari ca fussi a guerra                      Come ci fosse la guerra

e iddi si u surdati                            e loro sono i soldati

ca vannu a fari a guerra                  che vanno a fare la guerra

chi zaini affardillati                          con gli zaini affardellati.

 

Surdati disarmati                            Soldati disarmati

e senza distintivi                             e senza distintivi

ca partinu e non sannu         che partono e non lo sanno

si tornanu fra i vivi                          se tornano tra i vivi.

 

Pi armi hannu i vrazza                    Per armi hanno le braccia

e hannu i caddi e manu;                  hanno i calli alle mani;

a patria non hannu                         la patria non hanno

e né travagghiu e pani.                   che dia lavoro e pane. 

 

I vrazzi e i caddi hannu                   Hanno le braccia e i calli

e i carini forti                                 hanno le schiene forti

pi fari i casi a l’àutri,                        per fare le case agli altri,

palazzi e aeroporti.                          palazzi e aeroporti.

 

Pi costruiri scoli                              Per costruire scuole

fabbriche e arsenali                       fabbriche e arsenali

autostradi, ponti                            autostrade, ponti

grattaceli e spitali.                         grattacieli e ospedali.

 

Pi l’autri, i terroni,                           Per gli altri, i terroni,

a carni siciliana,                             la carne siciliana,

nto furnu du travagghiu                  nel forno del lavoro

sdivaca sangu e scana.                   Versa sangue e impasta.

 

E cu l’occhi di figghi                        E con gli occhi di figli

vidinu i luntanu                              vedono da lontano

a Sicilia mpiccata                           la Sicilia impiccata

e si mùzzicanu i manu.       e si mordono le mani.        

  •  da “Il poeta in piazza”     Feltrinelli ed. 1974

( domenico stimolo)



Mercoledì 16 Ottobre,2013 Ore: 22:47
 
 
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