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www.ildialogo.org Poveri noi, non loro,di Salvatore Scaglia

Palermo
Poveri noi, non loro

Il rapporto coi nuovi miseri, stigmatizzati da alcune norme


di Salvatore Scaglia

“Al salàm aleikum!”, è il saluto di pace in arabo a uomini e donne del Bangladesh o del Marocco, quasi tutti musulmani. “Aleikum salàm!”, ricambiano, percependo subito disponibilità all’incontro. Con loro si può pure parlare di Dio, per chiunque fonte di Speranza. Come si può, magari attivandosi per aiutarli, conversare sui problemi concreti che li affliggono. Come altri indigenti, vie più diffusi a Palermo. Che siano Romo ghanesi, c’è sempre un motivo per avviare un dialogo: basta chiedergli: “Come ti chiami? Di dove sei?”. Specialmente il nome, infatti, fa la persona. Basti pensare al Dio Antico, che ci ha chiamati per nome e designati, sebbene non lo conoscessimo ancora (cf. Isaia 45, 4); o all’art. 22 Cost., per cui nessuno può essere privato del nome. Un approccio personale, giusto e caritativo, pertanto, permette di notare in questa gente il bisogno, spesso estremo. Consente di afferrare, seppur nella convulsione del traffico, la pena di vite frustrate e frustranti (eppur sorridenti), che si consumano tra rinunce (sovente i prossimi congiunti sono nei paesi d’origine) e pochi spiccioli, necessari – se non per le rimesse a parenti ed amici - per sopravvivere, magari in case pericolanti, riempite con “negri” da affittanti cinici e, non registrando le locazioni, anche evasori fiscali.
Appena qualche giorno fa, però, entra in vigore un’ordinanza del Sindaco, “che prevede un’aspra sanzione pecuniaria, tra l’altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l’intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di «migliorare la qualità della vita dei cittadini », rispondendo «anche ad un sentire comune». Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all’ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un’abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte.
In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vi vono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata”.
Così comincia il comunicato prontamente diffuso il 24 Settembre da chi scrive, componente laico della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana, assieme a fra’ Giovanni Calcara o.p., dello stesso organismo; a Francesco Lo Cascio, del Movimento Internazionale per la Riconciliazione; nonché a fra’ Graziano Bruno o.f.m., impegnato in prima linea per la Giustizia, la Pace e il Creato in Sicilia. Inviato pure al Sindaco, al Presidente del Consiglio comunale, ai Gruppi consiliari e al Difensore civico; ripreso da diverse fonti, anche diocesane, sul web e sulla carta stampata (tra cui, a pagina 33, La Sicilia – Palermo del 5 Ottobre 2010), il comunicato prosegue: la “decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia”.
Chi sono allora i veri poveri? Loro, i senza voce o, piuttosto, noi?
Certamente noi, quando ci chiudiamo in tiepide e comode certezze. Noi, quando consideriamo assiomatico ciò che ci propongono certo potere e certa informazione. Noi, quando ignoriamo che è preferibile ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini (cf. Atti 5, 29), coi loro comandi iniqui e dettati per compiacere fasce trasversali nella popolazione, bassa o alta che sia, che si sentono minacciate da chiunque, scuotendole, ponga loro un problema.
Noi, insomma, quando non vediamo brillare nel più misero degli uomini il volto di Cristo (cf. S. Luigi Orione, riprendendo Matteo 25) e la persona umana.
Che, specie se debole, dovrebbe stare a cuore a tutti quanti: credenti e non. Di destra, di centro e di sinistra.
Salvatore Scaglia

Articolo pubblicato sul Periodico dell’Opera Don Orione in Palermo Anno 6 n. 18 - Settembre/Dicembre 2010



Venerd́ 14 Gennaio,2011 Ore: 20:44
 
 
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