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www.ildialogo.org Quei piccoli centri dove l'integrazione arretra,di Karima Moual

Italiani e stranieri. Le dinamiche in provincia
Quei piccoli centri dove l'integrazione arretra

di Karima Moual

Un articolo de Il Sole24ore del 07.12.2010 da pag. 18


Sono stati loro. Via i marocchini dall'Italia. Padroni a casa nostra. Occhio per occhio dente per dente. Ne abbiamo abbastanza di questa gente qui». Ieri era il romeno, l'albanese, lo zingaro o il cinese, la cronaca di oggi vuole che tocchi al marocchino. Poche frasi  tenute a bada, questa volta, da un sindaco leghista che ha gettato acqua e non benzina sul fuoco dell'odio  che bastano pero per capire il sentimento della nostra Italia e non solo in provincia. C'e tutta la paura e la chiusura verso un diverso che, anche se sono passati più di40 anni dalla sua emigrazione, ancora risulta difficile sentire vicino di casa. Ed ecco le chiacchiere ai bar e i cartelli per strada, quasi come fossero i manifesti delle prossime elezioni, fanno da scenario a questa triste tragedia: Yara, una ragazzina di 13 anni che scompare nel nulla, e un 22enne di origine marocchina fermato per presunto omicidio (e che ora pero starebbe per essere scarcerato).
Che cosa ci sta succedendo per renderci cosi divisi e sicuri di noi stessi anche se stiamo sbagliando? Invece di inorridire davanti alla violenza contro le donne, alla quale ancora oggi non si trova rimedio, ci preoccupiamo di trovare nell’altro il capo espiatorio, il cattivo, quello straniero che e più delinquente di noi e che deve essere per forza più orribile di noi. Questo ci serve per rassicuraci ancora una volta delle nostre paure. Di noi. Esseri umani capaci anche di malvagità.
Brembate di sopra e uno di quei tanti paesini-famiglia, dove ci si conosce tutti e dove non si crede che in casa la malvagità possa arrivare. Brembate e anche uno dei tanti paesini di provincia nel nord Italia che sempre più immigrati (come risulta anche dall'ultimo dossier Caritas) scelgono volentieri per potersi stabilire con un lavoro e la propria famiglia. E’ più accessibile economicamente. Ma c'e un prezzo da pagare. E la famiglia straniera nella famiglia-paesino difficilmente riesce a inserirsi pienamente. Non e sempre colpa degli "italiani": molte volte ci s'impigrisce e si preferisce formare il gruppo piuttosto che integrarsi. Accentuando le distanze e le differenze. Ed ecco nascere i bar per soli marocchini, le vie e i negozi per soli cinesi, i quartieri e i palazzi per soli stranieri, nel disinteresse comune. Un circolo vizioso che e avviato ormai da anni, e che produce una comunità di disintegrati vittime e alle volte anche artefici della propria condizione.
Ma se nella grande metropoli puoi anche provare a mimetizzarti, le regole del paesino sono tutte particolari. Lo sa bene Ahmed, da 30 anni in Italia, che vive in un paesino nella provincia di Torino. Racconta come sia facile che la fiducia si trasformi in paura in poco tempo, quando ti trovi a vivere in una realtà piccola come quella di un paese di provincia. E come sia più evidente in questa piccola Italia in miniatura la separazione e la ghettizzazione tra stranieri e italiani.
«Lo sai? Prima ero solo Ahmed, ma da qualche anno, con la paura dei musulmani, in qualche battuta sono diventato "Saddam", e ho perso più di un cliente in negozio. La verità - racconta - e che la percezione degli immigrati da trent'anni a questa parte e peggiorata. Si, è vero che ci sono più immigrati, ma sono sempre piu tenuti a distanza, la condivisione e i sorrisi in realtà riguardano solo il lavoro, quello che produci come operaio o manovale. La curiosità umana di chi sei o cosa provi non interessa a nessuno». «Quel li l'e un brav mat, lavora sodo», dice in piemontese Ahmed: «E solo questo il riconoscimento che ci viene riservato».
Il paese di provincia ci segnala, e non e la prima volta, come sia fragile e possa frantumarsi il concetto d'integrazione. E lo dimostra la schizofrenia xenofoba che i fatti di cronaca che coinvolgono stranieri buttano addosso a questo diverso, prendendo di mira intere comunità. «Nel nord c'e maggior integrazione, e vero, ma occhio a non sgarrare di una virgola che si fa presto a passare per il diavolo - continua Ahmed - e noi siamo in continua tensione e continuamente sotto esame».
E il delinquente di origine marocchina, albanese o rumena, diventa "un rumeno, un marocchino, ha ucciso". Travolgendo tutta la sua comunità senza distinzione alcuna. E quando il paese e piccolo la gente mormora, e se ti attaccano un'etichetta e difficile poi staccarla.
 
CIRCOLO VIZI0S0
A volte sono i paesini-famiglia che tornano a isolare la diversità altre invece sono le singole etnie che formano gruppi separati


Mercoledì 08 Dicembre,2010 Ore: 12:47
 
 
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