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www.ildialogo.org Anna Maffei: “Sì alla resistenza spirituale e culturale alla disumanizzazione”,di Agenzia NEV del 25/06/2010

INTERVISTA
Anna Maffei: “Sì alla resistenza spirituale e culturale alla disumanizzazione”

di Agenzia NEV del 25/06/2010

Roma (NEV), 23 giugno 2010 - Il viaggio del “Camper dell'amicizia con il popolo rom e sinti”, promosso dall'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), si è concluso il 20 giugno a Bari presso la chiesa pentecostale Bethel, con un culto presieduto dalla pastora Anna Maffei, presidente dell'UCEBI. Il Camper era partito lo scorso 15 giugno da Marghera (VE), per fare tappa a Torino, Firenze, Roma e Napoli. Le chiese evangeliche locali, insieme ad associazioni quali Amnesty International, Gruppo Abele, Ermes, Comunità di Capodarco, e alla popolazione romanì, hanno organizzato gli incontri con culti, testimonianze, momenti musicali e conviviali (vedi NEV 24/10). La pastora Maffei, a conclusione del viaggio, ha risposto ad alcune domande dell'Agenzia stampa NEV.
Presidente Maffei, lei ha partecipato al viaggio del “Camper dell'amicizia con il popolo rom e sinti”. Può darci una sua valutazione in merito?
L'iniziativa aveva fra i suoi scopi quello di denunciare un clima pericolosissimo di intolleranza verso il popolo rom, peggiorato in questi ultimi anni, che si nutre di disinformazione e pregiudizio e che ha già prodotto frutti avvelenati qui in Italia, particolarmente evidenti nell'indifferenza con cui l'opinione pubblica accoglie gli sgomberi forzati e la distruzione delle baracche di gruppi rom nelle nostre città. Questo camper itinerante ha promosso incontri dentro e fuori le chiese con persone di cultura rom e sinti diverse per provenienza e storia di vita. Il contatto, l'incontro, l'ascolto di esperienze, anche drammatiche, ci ha fatto aprire gli occhi e considerare le questioni nella loro complessità. L'iniziativa ha incoraggiato molti a fermarsi a riflettere, a smascherare le manipolazioni dell'informazione, ha svelato la diffusa ignoranza, ci ha costretto a guardarci dentro. La valutazione è dunque positiva ma si tratta soltanto di un inizio.
Quali problemi sono emersi con maggiore forza da questo viaggio-incontro?
Gli incontri hanno stimolato il nostro desiderio di conoscere di più il popolo romanì, termine che include rom e sinti. Il primo problema è infatti la disinformazione che è madre del pregiudizio. Chi di noi sapeva che i rom in Italia sono soltanto 150.000, che circa l'80% di loro sono cittadini italiani e che metà di essi sono bambini? Come può una popolazione di 60 milioni di abitanti aver paura di poche migliaia di ragazzini? E allora abbiamo compreso che se c'è un'emergenza rom è quella di aver condannato migliaia di persone alla violazione dei loro diritti umani e civili. L'emergenza non è nostra ma è loro.
Rappresentanti di Amnesty International ci hanno illustrato un esempio concreto di queste violazioni nel "Piano nomadi" varato a Roma contro il quale è in corso una raccolta di firme in tutto il mondo. Il piano nomadi è sbagliato a cominciare dal nome, dato che la gran maggioranza dei romanì non sono affatto nomadi, ma aspirano a vivere in case normali, a lavorare, a formarsi professionalmente, proprio come noi. Distruggere le loro baracche, deportarli in "villaggi attrezzati" che altro non sono che ghetti isolati, recintati e controllati come carceri a cielo aperto, non è operare per l'integrazione, ma allontanarli come appestati. C'è chi questa distruzione la chiama "bonifica". Scivoliamo verso politiche di disumanizzazione e spesso non ce ne accorgiamo nemmeno.
Dopo il successo del camper, L'UCEBI intende proseguire su questa strada, e se sì con quali iniziative?
Questa iniziativa è stata promossa dall'UCEBI ma l'organizzazione delle singole tappe è stata affidata alle chiese locali. Dunque sono le realtà locali in primo luogo chiamate a non disperdere questa esperienza, ma a far crescere l'amicizia, la conoscenza, la fiducia reciproca fra romanì e gagé (termine in lingua romanì per definire i non rom). Per quanto mi riguarda affermo con forza che la resistenza spirituale e culturale alla disumanizzazione di tutti gli esseri umani in Italia e nel mondo va proseguita con tenacia e senza sconti. Così come la lotta alla povertà. Se, come abbiamo anche constatato, questa battaglia di civiltà non vanta popolarità fra i nostri connazionali questa è una ragione in più per aumentare la vigilanza e farlo insieme a tutti coloro, chiese e associazioni, che credono ai principi di uguaglianza, dignità e pari opportunità che sono alla base della nostra civiltà e della nostra fede.


Sabato 26 Giugno,2010 Ore: 23:16
 
 
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