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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org In Re Chico Forti: Brief as Amicus Curiae,di Glaudio Giusti

In Re Chico Forti: Brief as Amicus Curiae

di Glaudio Giusti

giusticlaudio@alice.it

“and ye shall know the truth, and the truth shall make you free”
John 8:32 KJV
Una secolare tradizione anglosassone consente, a chi non è parte in un processo d’appello, di presentare alla Corte un parere, allo scopo di ottenere una sentenza che tenga conto degli interessi di tutta la collettività e non solo di quelli delle parti in causa. Per amore di verità e giustizia ho deciso di occuparmi del caso di Enrico Chico Forti e di far conoscere la realtà dei fatti. Mi occupo di diritti umani da quarant’anni e da venti di pena di morte e diritto penale americano e so bene quanto possa essere importante una pronuncia governativa o parlamentare in questo campo: d’altra parte ancor meglio conosco le ricadute negative di comportamenti omissivi o di provvedimenti avventati. Perciò chiedo al Parlamento di non approvare le mozioni[1] Corda e Ottobre che gli sono sottoposte per non causare gravi danni a chi si occupa di diritti umani e pena capitale in America. Il Movimento Abolizionista italiano sarà danneggiato dal discredito universale che causerà l’approvazione di queste mozioni e ancor peggio sarà per chi sta cercando di ottenere giustizia, proprio in Florida, per Anthony Farina[2], l’italiano nel braccio della morte: perché le mozioni causeranno ilarità e irritazione e saranno considerate un’indebita ingerenza o una vera e propria diffamazione. I nostri avversari americani sono agguerriti e poco disposti a subire il velleitario nazionalismo che questa storia emana e nemmeno il dilettantismo e l’improvvisazione che pervade la difesa di Forti. Da tempo si vuole far uscire la vicenda dai confini nazionali e portarla al cospetto dell’opinione pubblica americana e internazionale e un simile passo andrebbe attentamente valutato, ma nessuno ha svolto un’indagine sulla vicenda. Nessuno ha intervistato i protagonisti e chiesto aiuto alle organizzazioni che si occupano di innocenti[3]. Si prendono in considerazione solo le contraddittorie affermazioni di Forti, senza sottoporle a un minimo di analisi critica. Eppure non c’è bisogno di avere alle spalle anni di studio per accorgersi che quanto ci viene proposto è inattendibile: basta leggere i pochi documenti pubblicati.

 

                           it is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.
Shakespeare - Macbeth Scene V
La rumorosa campagna mediatica in favore di Forti si basa sull’affermazione che costui sarebbe vittima di una congiura ordita dalla polizia. Congiura di cui hanno fatto parte lo State Attorney della Miami Dade County, il giudice Platzer, i dodici giurati, gli avvocati difensori e tutti i giudici della Florida[4]. Scopo di codesta campagna è quello di costringere governo e opinione pubblica ad appoggiare senza riserve le affermazioni innocentiste, anche se non si riesce a sostanziarle in alcun modo[5]. Se ne esige quindi la supina accettazione come fossero un dogma di fede e se taluno osa sollevare il più piccolo dubbio e fare la più innocente delle domande viene aggredito, dileggiato, insultato e, quando non è diffamato e minacciato, bruscamente invitato a informarsi. Disgraziatamente non c’è modo di farlo perché la famiglia Forti si è sempre pervicacemente rifiutata di pubblicare gli atti del processo[6] se non in piccolissima parte. Eppure è su di loro che ricade l’onere della prova. Sono loro che devono dimostrare l’innocenza di Forti. Loro devono documentare l’ingiustizia del processo. Non certo noi.
“But let your communication be, Yea, yea; Nay, nay: for whatsoever is more than these cometh of evil.” 
Matthew 5:37, KJV
Le manipolazioni sul caso Forti iniziano immediatamente dopo la condanna. Già nella trasmissione Rai “Radio Anch’io”[7] si fanno alcune dichiarazioni prive di fondamento: “Nessuna prova, nessun testimone, nessun movente, solo una bugia e un labilissimo indizio (…) eppure per i giudici di Miami è stato sufficiente. Qualcuno ha parlato di processo sommario.”[8] Sono però assenti quasi tutte le geremiadi che oggi ci assillano: non c’è la condanna basata su di una sensazione, non si accusa il collegio di difesa per non avere fatto testimoniare Forti, non ci sono le traduzioni sballate e non si parla dei diritti Miranda non letti. Le frottole si aggiungeranno un po’ alla volta[9] e  la storia si riempirà di dettagli inventati, con affermazioni che si configurano come veri e propri reati[10].
Il grande imbroglio del caso di Chico Forti
“Allora faccio bene ad andarmene a vivere negli Stati Uniti (…)
Lì, se sbagli, la legge ti raggiunge ovunque e ti fa pagare quello che meriti” 
Chico Forti, 19 luglio 1992[11]
“Vedrai tu stesso la legge: perché, dato che esigi giustizia,
sta’ certo che l’avrai e più di quanta ne desideri.”
Shakespeare, Il Mercante di Venezia, Atto IV Scena I[12]
Incipit.
Chico Forti è un bugiardo, un truffatore e un assassino[13]. Lo ha deciso, dopo un lungo e regolare processo, una giuria americana. Se lo si considera innocente vittima della mala-giustizia occorrerà fornire prove estremamente robuste e dimostrare in modo impeccabile che il processo non è stato regolare perché, anche se gli innocenti condannati non sono pochi, il cammino per ottenere un nuovo processo non è né facile, né semplice. Allo stato dei fatti non v’è nulla che faccia anche solo sospettare che Forti sia innocente o che il suo processo non sia stato più che regolare. Nelle aule giudiziarie degli Stati Uniti il cazzeggio non è gradito e, anche se le corti americane combinano disastri incredibili, non basterà certo strillare “Chico libero!!” per ottenere ascolto.
I fatti.
Enrico Chico Forti ha preso in consegna la vittima Dale Pike alle 18.00 di domenica 15 febbraio 1998 e del poveretto si perde ogni traccia fino al lunedì, quando in suo cadavere viene rinvenuto per puro caso. Forti non solo è privo di un qualsivoglia alibi, ma mente spudoratamente fin dal primo momento. Alle 19.16 di quella stessa sera telefona alla moglie da un posto vicino a quello del crimine e le dice che Dale Pike non è arrivato. Nei giorni successivi ripeterà questa menzogna a tutto il mondo, anche al padre della vittima e più volte alla polizia. Forti mente sull’arrivo di Dale Pike per quattro giorni e lo fa “fino al momento in cui l’evidenza degli accertamenti della polizia non lo obbligò ad ammetterla” (Matassa 71-75).
Un alibi inventato.
Oggi Forti afferma di essersi fermato a una stazione di servizio dove la vittima avrebbe fatto una telefonata e cambiato programma, ma non si è mai preoccupato di rintracciarne il misterioso destinatario. Inoltre non si spiega perché Dale Pike non abbia telefonato dall’aeroporto o con il telefonino di Forti e perché, con un alibi a prova di bomba come questo, Forti abbia mentito alla polizia. Incredibile poi che Forti non abbia degnato di uno sguardo i tabulati dell’anno sbagliato che la Procura ha portato al processo. Forti spiega la sua bugia sostenendo che la polizia gli ha mentito dicendogli che anche il padre della vittima era stato ucciso, mandandolo così nel panico. Comunque sia “ad oggi nessuno sa chi aveva chiamato Dale quel pomeriggio” (Bruzzone 312) e nessuno, chissà perché, l’ha mai cercato.
Hai il diritto di tacere.
La polizia americana ha piena libertà di mentire a un sospettato (Sentenza Frazier[14]) e l’obbligo di leggergli i diritti Miranda solo quando questo è in custodia[15], in pratica quando ha le manette ai polsi, come del resto sa chiunque abbia visto un telefilm del Tenente Colombo. Chico Forti è stato arrestato il 20 febbraio 1998 e la polizia, nell’interrogatorio del 19, i diritti proprio non doveva leggerglieli, anche se era già indagato. Il fatto che Forti abbia mentito dicendo di non avere incontrato la vittima si spiega solo con la necessità di nascondere il suo crimine (Allegato 30).
In ogni caso Forti non è stato ingannato nell’interrogatorio del 19, ma forse in quello del 20 e l’Allegato 26 non è altro che un maldestro tentativo di falsificazione. Forti ci fornisce un pizzino di carta tutto sbianchettato che un paio di dettagli mostrano essere del 20 e non del 19. In alto si nota la data scritta in stile americano 2/20 e sempre in alto si legge che alle ore 23.30 Forti acconsente alla perquisizione del suo appartamento, cosa questa accaduta solo il 20 febbraio perché l’interrogatorio del 19 è terminato alle 22.15 (All. 30).
“La Corte non ha le prove”[16].
La più clamorosa frottola prodotta dai sostenitori di Forti è la surreale circostanza della condanna basata su di una sensazione. Questa assurdità giuridica compare a nove anni dalla condanna[17] ed è, per chiunque abbia una sia pur minima conoscenza del diritto americano, inimmaginabile. L’Allegato 85 fornisce la fonte di questa balla. Il padre della vittima ha scritto, in una lettera del 2009, che il giudice Victoria Platzer avrebbe fatto questa inverosimile affermazione: “La Corte non ha le prove che lei sig. Forti abbia premuto materialmente il grilletto, ma ho la sensazione, al di là di ogni dubbio, che lei sia stato l’istigatore del delitto” e questa sciocchezza è accettata senza discussioni perché “Tony Pike era presente al momento della lettura della sentenza” (Bruzzone 334). Ma allora perché Forti, lo zio Gianni, il Console, i cronisti e gli avvocati non sono saltati sulla sedia? E, se la Platzer ha effettivamente sparato questa assurdità, perché nessuno ne ha parlato fino all’estate del 2009? Perché nessuna delle interpellanze parlamentari che si occupano di Forti dal 2000 in avanti ne fa parola? Perché anche qui occorre aspettare fin oltre il 2009? Perché Matassa non ne parla nel suo libro del 2007? L’impudenza arriva a produrre il testo della lettera di Pike padre (All. 86) in cui si legge “Portate quest’uomo in catene …”, ma le “catene” erano troppo persino per loro[18]. E’ appena il caso di notare che è la giuria a decidere il verdetto, mentre il giudice decide la sentenza che, nel caso di Forti, era obbligatoriamente l’ergastolo lwop[19]. La frase incriminata non avrebbe avuto alcun peso anche se fosse stata effettivamente pronunciata[20].
Il nolle prosequi non è un’assoluzione[21].
Non è vero che Forti sia stato assolto dall’accusa di avere truffato il padre della vittima. La Procura ha semplicemente sospeso il capo d’imputazione con un nolle prosequi e la truffa resta il movente dell’ assassinio. Forti è stato condannato come partecipante a un felony murder[22]: un omicidio commesso durante l’esecuzione di un altro crimine, la truffa appunto e tutti i discorsi sul double jeopardy, sull’assoluzione e sulla giuria ignara sono solo frottole platealmente contraddette dalla motion in limine pubblicata proprio da Forti (Allegato 57, p 7-8), dove la Corte, utilizzando un caso analogo, spiega perché Forti non può dire alla giuria di essere stato assolto dalle accuse di truffa[23]. Da notare come il nolle prosequi segua di due giorni il secondo arresto di Forti, avvenuto l’11 ottobre 1999, e non sia l’immediata assoluzione di cui si parla continuamente (All. 96).
Forti prospetta una violazione della Williams Rule (Williams v Florida, 1959) per via della presunta assoluzione dalle accuse di truffa, ma secondo questa regola “relevant evidence of collateral crimes is admissible at jury trial when (…) is used to show motive, intent,” La Procura cioè poteva utilizzare l’accusa di truffa al processo per omicidio per dimostrarne il movente.[24]  Inoltre il fatto che Thomas Knott abbia patteggiato le sue accuse di truffa non rende Forti innocente delle sue.
Il processo lampo[25].
I processi americani sono molto brevi: durano due o tre giorni, una settimana[26] e solo in qualche caso si prolungano per settimane o mesi, mentre il processo a Forti si è protratto per 24 giorni, un tempo piuttosto lungo per i canoni americani. Dev’essere stato anche parecchio noioso se, per non tediarci, Forti si è sempre rifiutato di pubblicarne gli atti. Però, se i processi sono veloci, le istruttorie sono lunghe e per un murder of the first degree come questo durano normalmente due o tre anni e spesso molto di più[27]. Non vi è stata quindi violazione del diritto allo speedy trial che non viene mai applicato ai murder[28] e cadono quindi le affermazioni sullo “speed (sic) trial” e sui due anni spesi dal prosecutor Reid Rubin per preparare l’arringa finale.
"What part of 'no' don't you understand?"
No Opinion.
Le giurie americane non motivano mai i loro verdetti. Ci piaccia o meno le ragioni della condanna o dell’assoluzione sono segrete[29]. Il giudice non partecipa alla decisione e deve prenderne atto. Negli appelli le corti non entrano nella decisione della giuria perché non la conoscono e, se emettono una sentenza senza motivazione, questa si riferisce agli eventuali errori di legge del processo e non all’interpretazione dei testi e delle prove che resta “province of the jury”.  Quindi nessuno sa e nessuno saprà mai quali sono le ragioni per cui la giuria ha deciso che Forti era colpevole: come del resto nessuno avrebbe mai conosciuto le ragioni di una assoluzione.
“The jury decision is final. No matter how wrong or how foolish this seems, there is no appeal. A convicted defendant can also try to appeal on the ground of error at the trial. Generally speaking “error” means legal errors; it is not enough to say the jury must have been wrong, or failed to do justice, or acted stupidly. An appeal court does not try the case over again, or redecide issues of fact. (…) But overall only a small minority of losing defendant go on to a higher court. The rest give up and take their medicine.”[30]
Un teste che la giuria non ha mai visto.
Il truffatore tedesco Thomas Knott non è stato il teste principale contro Forti: ha patteggiato una condanna a tre anni e non ha partecipato al processo. Al contrario di quanto ci dicono non conosceva la vittima Dale Pike e un suo coinvolgimento nell’assassinio è tutto da provare. Knott ci è sempre stato indicato come il teste principale dell’Accusa, ma ora gli amici di Forti ammettono (Bruzzone 38) che il tedesco non ha testimoniato al processo e, a pagina 37, ci fanno sapere che Knott, in prigione dal febbraio 1998, “si è dichiarato colpevole [per 15 capi d’imputazione] ed è stato condannato a quindici anni di reclusione.” Ma al rigo successivo si ravvedono e scrivono che “si era dichiarato colpevole ed era stato condannato a tre anni di reclusione”. In realtà abbiamo sempre saputo che il tedesco ha patteggiato tre anni per truffa (allegati 85 e 85a) e che ha scontato la pena contemporaneamente a due condanne federali, la prima a 15 mesi per truffa e la seconda a 12 mesi per avere mentito sui suoi precedenti al momento dell’acquisto della pistola (Miami Dade County data base). Knott non era in America sotto falso nome e con documenti falsi[31], ma risiedeva legalmente a Miami dove tutti sapevano della condanna a 6 anni che aveva scontato per una truffa in Germania (Bruzzone 48). Però (ivi 38) Knott verrebbe inspiegabilmente liberato il 27 settembre 2002 “nell’immediatezza del rifiuto dell’appello in favore di Forti (…) dopo avere scontato solo in minima parte la pesante condanna che gli era stata inflitta”. La condanna torna di 15 anni a pagina 177, ma a pagina 307 Knott viene liberato il 27 settembre del 2000, come in effetti accaduto, “dopo la condanna di Forti” e poi, a pagina 362, di nuovo torna libero “dopo l’appello” il 27 settembre 2002. Gli amici di Forti continuano a dire che Knott è stato il principale teste dell’accusa (ivi 258) pur essendo egli “un ‘testimone’ che però non ha mai testimoniato” (Bruzzone 190).
Nel processo americano l’imputato non parla mai per ultimo[32].
Anzi, proprio non parla. L’accusato può solo rispondere alle domande se giura come teste: cosa normalmente sconsigliata e che non modifica la successione delle arringhe, dove è sempre l’Accusa a concludere il dibattimento, tanto che in qualche caso la Difesa non fa la sua impedendo così all’Accusa di parlare per ultima. A quel tempo in Florida vigeva la Regola 3.250 secondo la quale:  “a defendant offering no testimony in his or her own behalf, except the defendant’s own, shall be entitled to the concluding argument before the jury.” Presumendo che Forti abbia portato qualcosa in aula nelle lunghissime 18 udienze, i farfugliamenti pseudogiuridici dei suoi amici non sono credibili (Bruzzone 180-181, 210, 291, 379). Nel caso poi insistano con la storia dell’Accusa che parla per ultima solo se l’imputato non si fa interrogare, allora ci dovrebbero spiegare che fine hanno fatto fare al Quinto Emendamento (Matassa 125).
Il ragionevole dubbio
Le giurie americane decidono esclusivamente sulla base di quanto  sentono in aula e l’Accusa deve dimostrare la sua tesi “beyond a reasonable doubt”, oltre il ragionevole dubbio e non oltre ogni dubbio (Matassa 51-52 e Bruzzone 245) e la questione è ben nota. “REASONABLE DOUBT: solid doubt about the actual guilt of a defendant that arises or remains after careful and impartial examination of all evidence”[33]. “The burden is upon the State to prove beyond a reasonable doubt that the Defendant is guilty of the crime(s) charged. It is a strict and heavy burden. The evidence must overcome any reasonable doubt concerning the Defendant’s guilt. But it does not mean that a Defendant’s guilt must be proved beyond all possible doubt. A reasonable doubt is a fair, actual and logical doubt based upon reason and common sense. A reasonable doubt may arise either from the evidence or from a lack of evidence. Reasonable doubt exists when you are not firmly convinced of the Defendant’s guilt, after you have weighed and considered all the evidence.  A Defendant must not be convicted on suspicion or speculation. It is not enough for the State to show that the Defendant is probably guilty. On the other hand, there are very few things in this world that we know with absolute certainty. The State does not have to overcome every possible doubt”[34].
Il giudice Platzer.
Si sostiene l’incompatibilità e la scorrettezza del giudice Victoria Platzer che, quando era in polizia, avrebbe partecipato alle indagini sul caso Versace-Cunanan (Matassa 103 e 109)[35]. In effetti la Signora Platzer è stata in polizia, ma dal 1976 al 1983, 15 anni prima dei fatti che ci interessano e in quella di Miami Beach, mentre l’assassinio di Dale Pike è avvenuto nella giurisdizione di Miami. Ha poi fatto l’avvocato ed è giudice dal 1994. Non è stata lei ad ricevere il patteggiamento di Knott e non ha nulla a che fare con l’inesistente assoluzione di Forti dall’accusa di truffa, ma è proprio grazie a lei che Forti è uscito su cauzione con un Arthur Hearing (All. 81)[36].
La scena del crimine.
Il cadavere di Dale Pike è stato spogliato e martoriato dai complici di Forti per simulare un omicidio a sfondo omosessuale. Il corpo è stato nascosto e rinvenuto per caso 24 ore dopo l’assassinio. Gli oggetti trovati attorno al morto sono andati persi nell’azione di depistaggio compiuta nel buio più totale[37] e l’ipotesi che questa montatura servisse a incastrare Forti non è credibile, nemmeno per i suoi amici (Bruzzone 123). Gli amici di Forti si sforzano di svillaneggiare la povera vittima e insistono sulla natura omosessuale dei suoi rapporti con Thomas Knott: peccato che i due nemmeno si conoscessero (Testimonianza di Anthony Pike All.59 p 141, 183, 187).  
La scheda telefonica
Vicino al cadavere martoriato di Dale Pike è stata rinvenuta una scheda telefonica e su questa Forti ha costruito la sua teoria innocentista; ma nulla cambia nella ricostruzione dei fatti e l’unica cosa certa è che qualcuno (i complici di Forti?) ha fatto tre telefonate con quella scheda. Tre telefonate a tempo zero: le prime due a numeri simili a quello di Forti e solo il terzo al numero del suo telefonino. Se volessimo credere alla teoria che queste telefonate servissero a incastrarlo dovremmo anche chiederci perché non abbiano atteso che Forti rispondesse alla chiamata e si siano accontentati di far squillare il suo telefonino. Come facevano a sapere che era il numero giusto se non hanno avuto risposta? Forse erano a due passi dal Forti? In ogni caso perché gli amici di Forti non hanno utilizzato le loro ragguardevoli capacità investigative per rintracciare il fantomatico numero di telefono che la vittima avrebbe chiamato dalla famosa stazione di servizio?
Non è scappato.
Gli amici di Forti segnalano come prova della sua innocenza il fatto che non sia fuggito durante i mesi di libertà provvisoria che vanno da febbraio 1998 a ottobre 1999. In effetti Forti ha trascorso venti mesi in libertà, ma solo grazie al giudice Platzer che gli ha concesso di restare a piede libero con un Arthur Hearing (26 febbraio 1998, All. 81) in cui Forti e la moglie hanno messo tutte le loro proprietà nelle mani della Corte, accettando che in caso di fuga queste venissero sequestrate. Anche il solo tentativo di sottrarsi alla giurisdizione sarebbe costato a Forti parecchia galera (il bail jumping è un reato federale) e la perdita di ogni bene. Non so quanto abbia salvato del patrimonio la seconda Signora Forti, ma è stata certamente lei a vigilare attentamente sugli spostamenti del marito, molto più della polizia. Da notare poi che la moglie di Forti non ha mai speso una parola in favore del marito che, durante la libertà in attesa di giudizio, ha prodotto dei documenti notarili falsi allo scopo di crearsi un alibi: circostanza di cui gli amici di Forti non parlano mai.
Dichiararsi colpevole.
Forti insiste sul fatto che avrebbe potuto dichiararsi colpevole e che questo gli avrebbe consentito di essere trasferito in Italia. Nulla di vero. Forti avrebbe potuto tentare un plea bargain con l’Accusa e ottenere, in cambio della confessione, una condanna più lieve. Ma questa ipotesi è svanita con il verdetto e ora una sua ammissione di colpevolezza sarebbe irrilevante e non si conoscono casi di lwop in cui sia permesso di scontare la pena in un altro paese.
Un nuovo processo.
Uno dei mantra è la richiesta di un nuovo processo, ma Forti non l’ha mai chiesto. Al contrario pretende di essere scambiato, come fosse una spia russa, per tornare in Italia da uomo libero e afferma, senza fornire prove, che lo scambio  sarebbe pratica quotidiana nelle carceri statunitensi.
L’accusa di truffa non è apparsa solo nella requisitoria finale.
Fino a poco tempo fa gli amici di Forti affermavano che l’accusa di truffa sarebbe comparsa solo all’ultimo minuto durante la requisitoria del Prosecutor Reid Rubin (All.88), ma oggi vanno dicendo che al processo si è parlato solo di truffa[38]. Da notare che Anthony Pike non era fallito ed è sempre stato il proprietario del Pike’s Hotel a Ibiza: albergo che ha gestito nei dieci anni successivi alla morte del figlio e poi venduto[39], ma dove continua a vivere e dove ha sparso le ceneri di Dale[40]. Forti non ha mai avuto i cinque milioni di dollari necessari per acquistarlo e Dale Pike è stato ucciso proprio perché era andato a Miami a verificare la capacità economica del suo assassino.
Traduzioni balorde.
L’affermazione del Procuratore secondo cui: “The State does not have to prove that he is the shooter in order to prove that he is guilty…” significa che l’Accusa non deve provare che Forti è stato l’esecutore materiale del delitto (the shooter: lo sparatore) per dimostrare che è colpevole, ma nella maldestra traduzione italiana è diventata: “Lo Stato non deve provare che egli sia stato l’assassino al fine di dimostrare che lui sia il colpevole…” divenendo così incomprensibile per gli italiani: anche se un minimo di conoscenza del diritto penale americano consentirebbe di capire che una frase simile, in un felony murder, ha un significato compiuto e preciso (Matassa 17, 37, 154 e Bruzzone 240, 270). Ricordo che l’ergastolo lwop (life without parole) è una dei due tipi di ergastolo americano e che, al contrario dell’altro, non prevede nemmeno teoricamente la possibilità di rilascio anticipato sulla parola e riguarda 50.000 dei 160.000 ergastolani statunitensi.
Il conflitto d’interessi.
Forti è stato patrocinato da due famosi e costosi avvocati, il leggendario Donald Bierman e Ira Loewy, che gli sono costati 500.000 dollari, che è ridicolo pensare fossero venduti alla Procura e che non hanno commesso errori di sorta. Non lo hanno fatto testimoniare perché nessuno sarebbe stato così pazzo da farlo e questo non ha minimamente mutato il processo, dove è sempre l’Accusa ad avere l’ultima parola. Uno dei due (Loewy) faceva lo special prosecutor, seguiva cioè il caso di Diane Lynn Vardalis (All. 61 e 71): lavorava cioè al posto della Procura e non alle dipendenze di Rubin. La Vardalis, impiegata dello State Attorney, era sotto inchiesta e, per impedire un conflitto d’interessi, s’era deciso, com’è normale procedura in questi casi, di affidare l’incarico di prosecutor a un noto avvocato. Il caso era di poco conto e si risolse con un patteggiamento e una condanna alla probation. Cadono quindi tutte le affermazioni di commistione e infedele patrocinio. La faccenda poi è conosciuta da almeno dieci anni (Albaria), è già arrivata senza successo in aula e ora susciterebbe irritazione. Gli amici di Forti la vogliono far passare per causa di assoluta nullità del processo, ma non forniscono né indicazioni precise (si parla di un compagno di cella che avrebbe svelato l’arcano, ma la Vardalis è donna) e nemmeno citano precedenti. Ci si chiede perché non sia stata sollevata in appello una Ineffective Assistance of Council, come prevede la norma 3.850 del Codice di Procedura Penale della Florida[41]. Probabilmente perché ci si sarebbe scontrati con l’alto livello di prova previsto da Strickland[42] e il presunto conflitto d’interessi sarebbe stato indimostrabile e/o harmless[43], cioè ininfluente sul verdetto[44]. “Ineffective assistance requires two things. First, your lawyer did not act in a way following professional standards for lawyers. Second, there must be a ‘reasonable probability’ the lawyer’s poor representation negatively affected the outcome of your case”[45].  In definitiva Forti vorrebbe che il suo processo fosse annullato perché manca una firmetta su di un pizzino di carta. Anche se riuscisse ad arrivare davanti a un giudice non sarebbe minimamente in grado di provare che, se la firmetta ci fosse stata, il processo avrebbe avuto un diverso epilogo.
La congiura.
Non è assolutamente vero che la polizia di Miami volesse punire Forti per il suo scialbo filmetto sul suicidio di Andrew Cunanan, l’assassino di Gianni Versace: perché in America non è mai stato trasmesso e non l’ha visto proprio nessuno (Bruzzone 173)[46]. Anche se fosse vero che gli volevano male non avrebbero certo aspettato sei mesi per vendicarsi: bastava mettere un po’ di marijuana nell’auto di Forti e questo gli sarebbe costato trent’anni di galera (cinque per la marijuana e venticinque per la pistola).  A nessuno poi è mai venuto in mente di portare questa storia in aula, perché “sarebbe stato come arrampicarsi sui vetri” (Gianni Forti a Radio Anch’Io).
Un filmetto da quattro soldi.
Fin dall’inizio Forti afferma di avere paura per la propria incolumità in carcere, dove la sua vita non varrebbe più di 200 dollari. Quindi non fa i nomi dei potenti personaggi per i quali sarebbe un “personaggio scomodo” per via del suo documentario. Già nel 2001 disse: “Io sono in un ambiente dove la vita di una persona vale 200 dollari e dove, se le mie verità dovessero arrivare a un punto che possono compromettere persone che sono a un certo livello … non so quanto mi convenga adesso parlare di questo o aspettare l’appello e poi …” (Radio Anch’io). Stiamo ancora aspettando.
La sabbia e la pistola.
Nulla di quanto dicono è vero. Forti si sarebbe trovato, per puro caso, in un negozio di articoli sportivi nello stesso momento in cui il suo amico Thomas Knott stava acquistando una pistola calibro 22[47]: lo stesso tipo di arma con cui mesi dopo sarà assassinato Dale Pike. Visto che la carta di credito del tedesco non passava Forti avrebbe pagato con la sua, ma si ribadisce continuamente che la pistola fu data a Knott e non a Forti. Teste chiave sarebbe il commesso Ken Duval che avrebbe giurato e spergiurato che quest’arma Forti non l’avrebbe nemmeno toccata. Peccato che (All. 36) Duval dica l’esatto contrario[48] e affermi che i due sono arrivati insieme e che non ha consegnato niente a nessuno, perché il tedesco non aveva la documentazione necessaria per il background check e che la pistola è stata consegnata da altri il giorno dopo, ma Duval non sa a chi.
La sabbia ritrovata nel gancio di traino della Range Rover di Forti è stata certamente un piatto forte del processo, ma ogni informazione a riguardo ci viene occultata. Nulla sappiamo della discussione avvenuta davanti alla giuria e ci vengono fornite solo contraddittorie affermazioni sulla sabbia di riporto, su di un inesistente uragano, sull’impossibilità di raggiungere la spiaggia, come se questa fosse cinta da un muro.
Quale polizia?
Nella Miami Dade County (che ha 200 omicidi l’anno) ci sono 37 diverse agenzie di polizia. C’è quella della Contea (equivalente dello sceriffo) che, con i suoi 5.000 uomini, garantisce il rispetto della legge in tutto il territorio e fornisce aiuto alle 36 polizie locali. L’omicidio Pike è avvenuto nel territorio della polizia di Miami (1.800 agenti), mentre il delitto Versace e il suicidio Cunanan sono avvenuti nella giurisdizione della polizia di Miami Beach (600 agenti). Il poliziotto Gary Schiaffo, uno di quelli che ce l’avevano con Forti, era di Miami Beach ed è difficile credere che abbia potuto influenzare i poliziotti di Miami, la Procura (State Attorney) della Contea e il giudice[49].
Diritto internazionale.
Non c’è stata violazione della Convenzione di Vienna che prevede[50] (Art. 36b) che il Consolato sia avvertito solo su richiesta dell’arrestato e Forti non si preoccupò nemmeno di avvisare la sua famiglia in Italia; né del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici[51] (ICCPR) il cui Articolo 14 non prevede le perentorie indicazioni che vogliono farci credere gli amici di Forti; né tantomeno della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo di cui gli Usa non fanno parte. Le affermazioni secondo cui il capo d’imputazione sarebbe stato variato per ben tre volte durante il processo non trovano alcun riscontro.
“The common-law system is inherently messy”
Lawrence M. Friedman[52]
Siamo in America e non in Italia.
I sostenitori di Forti non si rendono conto che il delitto è stato commesso in Florida e non a Forlimpopoli e che valgono le leggi americane. Non capiscono che da quelle parti il sistema giudiziario è diverso e pretendono che i nostri ragionamenti legali trovino spazio nelle corti americane (Matassa 109 e Bruzzone 379). Così sentiamo parlare di “gravi violazioni dei diritti della difesa [perché] non è mai stata data la possibilità all’imputato di chiedere un confronto con il suo accusatore, con un testimone che era un truffatore (…) di parlare per ultimo per replicare”[53] 
"Oyez, oyez, oyez! All persons having business before the Honorable, the Supreme Court of the United States, are admonished to draw near and give their attention, for the Court is now sitting. God save the United States and this Honorable Court!"
L’appello americano[54].
Al contrario del processo di merito è tutto per iscritto, non è un rifacimento del dibattimento e a Forti non è stato negato: anzi ne ha avuti almeno tre[55], un appello diretto statale (All. 60) e due habeas corpus (All. 74 e 75). C’è stato anche un Amicus Curiae del governo italiano (All. 73); ma negli Usa il processo di merito chiude la vicenda e per annullarlo occorrono solidi argomenti legali che nessuno ha mai prodotto: né ora, né mai.
Il governo italiano.
Anche se si dice il contrario i nostri governi si sono occupati di Forti fin dall’inizio[56]. Il console Centracchio era presente al processo e non ha mai parlato di sensazione; il viceministro Innocenzi ha compiuto parecchi viaggi in Florida; deputati e senatori hanno fatto interrogazioni fin dal 2000[57]. Non esistono precedenti di criminali comuni aiutati dall’interessamento di un governo straniero e il caso di Rocco Derek Barnabei non è rassicurante. Non è vero che l’allora ministro Signora Clinton[58] sia intervenuta in favore di Amanda Knox[59] e il Presidente Obama può concedere la grazia solo ai condannati federali[60], anche se non tutti sembrano saperlo (All. 75).
L’arrivo di Tacopina.
Forti non ha mai cercato l’aiuto delle organizzazioni che si occupano di innocenti e la ragione è facilmente comprensibile: perché è sfacciatamente colpevole e nessun giurista americano accetterebbe le incredibili sciocchezze che invece gli italiani si bevono come acqua fresca. Il recente arrivo dell’avvocato Joe Tacopina non cambia lo stato dei fatti e il suo contributo si è ridotto al consiglio di trovare 2-300.000 dollari per gli investigatori che cerchino una improbabile newly discovered evidence[61]. Non si capisce perché aver aspettato così tanto per così poco. Inoltre il famoso avvocato di New York non ha degnato di uno sguardo il lavoro svolto dagli amici di Forti: lavoro che era indicato come la soluzione definitiva del caso (Bruzzone 311). Inoltre è un peccato che Tacopina non abbia concesso interviste ai media della Florida: se l’avesse fatto Forti sarebbe diventato un caso di rilevanza nazionale: perché giornali e tv si sarebbero chiesti per quale ragione il famoso e costoso legale di Amanda Knox (uno da 1.000 dollari all’ora), se ne stia occupando.
Chico Forti Santo subito.
Nonostante i tentativi di beatificazione portati avanti dai suoi seguaci Forti ha piantato l’Italia e la moglie per cercare fortuna in America, perché “Lì, se sbagli, la legge ti raggiunge ovunque e ti fa pagare quello che meriti” (Matassa 22) e, se dobbiamo dare credito ai suoi amici, Forti frequenta il pregiudicato tedesco Thomas Knott che lo aiuta a entrare in possesso della houseboat di proprietà di un altro tedesco problematico Mathias Ruehl; poi corrompe il poliziotto Gary Schiaffo per avere delle improbabili foto e, sempre grazie a Knott, entra in contatto con l’australiano dal passato turbolento Anthony Pike allo scopo di impossessarsi del suo malfamato albergo di Ibiza.
‘No, no!’ said the Queen. ‘Sentence first—verdict afterwards.’
Lewis Carroll  “Alice in Wonderland”  Chapter Twelve
Criminal Law do-it-yourself and forensic bricolage.
Nelle trasmissioni televisive e interviste giornalistiche gli amici di Forti ci hanno detto le più incredibili corbellerie pseudo-scientifiche e pseudo-legali. Dallo speed (sic) trial, alla macchina della verità, al guanto di paraffina, dall’identikit alla Regola William, dalla Sentenza Miranda contro Arizona alla Regola 3.250. Non c’è stato ambito legale e forense che non abbiano accuratamente devastato.  Gli amici di Forti si sono sbizzarriti nell’inventare un diritto penale e una scienza forense a proprio uso e consumo i cui effetti possono essere estremamente comici come nel caso della “principal rule”. Si accusa la polizia di non avere sottoposto Forti al guanto di paraffina[62], ma questa vetusta pratica è stata abbandonata vent’anni fa, mentre la moderna verifica dell’esistenza dei residui di sparo deve avvenire entro 4-5 ore, altrimenti è priva di qualsiasi valore scientifico. Stessa cosa per la macchina della verità che Forti avrebbe superato brillantemente, ma che non vale in aula. Forti si sarebbe anche offerto di fare l’identikit del tizio che avrebbe preso la vittima, ma non spiega perché, di fronte al rifiuto della polizia, non abbia provveduto lui stesso, magari promettendo una ricompensa a chi ne avesse permesso l’identificazione. Si mena grande scandalo perché Forti non sarebbe stato interrogato né in istruttoria, né al processo[63] (Bruzzone 188). Ma il Quinto Emendamento non permette all’Accusa di chiamare l’imputato al banco dei testimoni[64], dove sarebbe costretto a giurare e a dire la verità: basta poi vedere un telefilm poliziesco per sapere che gli avvocati difensori vietano ai propri clienti di parlare con i procuratori, perché qualsiasi cosa dicano potrà essere usata contro di loro.
The Chewbacca defense
Nei processi americani si presenta alla giuria l’insanity defence o qualcos’altro che cerchi di spiegare il comportamento assolutamente idiota dell’imputato; ma gli amici di Chico oggi adottano una sorta di Super Mensa IQ total defence, secondo la quale il loro protetto è troppo intelligente per avere fatto le stupidaggini che l’hanno condotto in carcere. Inquietante scoprire[65] che la difesa avrebbe proposto come alternativa che il tedesco Knott si sarebbe fatto passare per Forti e avrebbe preso lui in consegna la vittima Dale Pike.
Il mondo è grande e …
… i confronti con altri casi, dal Cermis ad Amanda Knox, dalla Baraldini a Rocco Barnabei, mettono fuori strada perché ogni caso ha la sua storia e Pietro Venezia[66], che la Florida voleva condannare a morte, l’abbiamo processato in Italia, come del resto è accaduto per l’incidente a Ramstein delle Frecce Tricolori[67].
Do I contradict myself?
Very well then I contradict myself,
(I am large, I contain multitudes.)
Walt Whitman Song of Myself
I rest my case.
La vicenda giudiziaria di Chico Forti è morta e sepolta dal 2009, quando sono falliti i tentativi di habeas corpus federale per via dei paletti temporali imposti dalla AEDPA[68]. Ora la richiesta di un nuovo processo può avvenire esclusivamente sulla base di una newly discovered evidence: cioè di una nuova prova determinante che, se fosse stata presentata al dibattimento, ne avrebbe potuto modificare l'esito e che, si dimostri, non poteva essere trovata al tempo del processo. Tutte le prove che sono passate, o che avrebbero potuto passare, davanti ad una corte sono procedural defaulted e non valgono più. Di conseguenza tutte le rimasticature delle vecchie prove che ci sono state fin qui  proposte dagli amici di Forti sono prive di qualsiasi valore giuridico.
“Certo che se trovassimo un avvocato con la sua tenacia e la sua conoscenza del diritto americano,
la strada sarebbe meno difficile da percorrere”
Wilma Forti scrivendo a Claudio Giusti
Considerazioni finali.
In un caso giudiziario ci sono molti modi di mentire e gli amici di Enrico “Chico” Forti li hanno usati tutti. Hanno nascosto i fatti, li hanno ignorati, distorti e inventati. Hanno ingigantito dettagli irrilevanti e creato un diritto penale americano immaginario. Hanno prodotto una gigantesca montagna di frottole dietro cui celare l’evidente colpevolezza del loro protetto. L’hanno potuto fare grazie all’inadeguatezza della nostra classe dirigente. Non ci dobbiamo stupire se alcuni sprovveduti abbiano sposato le inconsistenti tesi innocentiste del Forti, ma dobbiamo chiederci come sia possibile che tanti politici e giornalisti non si siano minimamente informati prima di prenderne le difese: quando bastava fare una telefonata. Non pretendiamo certo che passino le nottate sui libri di diritto americano, ma ci interroghiamo sulla qualità delle informazioni che utilizzano quando prendono decisioni importanti: quelle dove non vi sono risposte univoche come per Forti, ma in cui si scontrano teorie diverse e, dagli stessi fatti, si traggono conclusioni opposte. L’affare Forti illustra l’incompetenza della nostra classe dirigente e spiega molto più di tante analisi perché siamo finiti in guai così grandi.

Dott. Claudio Giusti  Via Don Minzoni 40, 47121 Forlì, Italia Tel.  39/340/4872522  giusticlaudio@alice.it    www.astrangefruit.org
Nota bibliografica.
Lorenzo Matassa. Tra il dubbio e l’inganno. Da Versace al caso Forti. Koiné, Roma, 2007.
Roberta Bruzzone. Il grande abbaglio. Curcu e Genovese, Trento, 2013
Allegati citati nel libro della Bruzzone ilgrandeabbaglio.it
Miami Dade County criminal data base www2.miami-dadeclerk.com
[1] Mozione Ottobre  parlamento17.openpolis.it
Mozione Corda   parlamento17.openpolis.it
[2] Farina è patrocinato dall’organizzazione inglese Reprieve. reprieve.org.uk
[3] Innocence Project of Florida floridainnocence.org
Death Penalty Information Center deathpenaltyinfo.org
[4] Oltre che la CIA, l’FBI, Pippo, Pluto e Paperino.
[5] I testi in favore di Forti sono privi di qualsiasi riferimento a leggi, sentenze o precedenti.
[6] Chi si ritiene innocente come Cameron Todd Willingham si comporta diversamente
innocenceproject.org
[7] Radio Anch’io, 23 marzo 2001 radio.rai.it
Puntata recentemente scomparsa come è accaduto a numerose trasmissioni che si sono occupate del caso.
[8] Nella trasmissione parla il giudice John Gale. Spero non sia lo stesso che si era dovuto dimettere dieci anni prima per motivi etici. miamiherald.com
[9] Come nella storia del cappello di George in “Tre Uomini in Barca” di J.K. Jerome.
[10] “In tantissimi momenti c’erano come accordi fra l’accusa, la difesa e il giudice e Chico è stato completamente abbandonato al suo destino” Fodde parlando con  Jovanotti a Roxy Bar 10.10.2012  youtube.com 
[11] Lorenzo Matassa. Tra il dubbio e l’inganno. Da Versace al caso Forti. Una doppia trappola mortale. Koiné, Roma, 2007. Pag. 22
[12] Thyself shalt see the act: For, as thou urgest justice, be assured Thou shalt have justice, more than thou desirest.
[13] Ha partecipato a un felony murder e, indipendentemente dal ruolo svolto, è passibile della pena più grave.
[14] The language of the ruling did not specifically state which forms of police deception were acceptable, but the ruling provided a precedent for a confession being voluntary even though deceptive tactics were used  en.wikipedia.org
[15] The court has similarly held that a person who voluntarily comes to the police station for purposes of questioning is not in custody and thus not entitled to Miranda warnings particularly when the police advise the suspect that he is not under arrest and free to leave.
[16] Bruzzone 246
[17] Il merito di essere il primo a parlarne sembra appartenere all’ex senatore radicale Marco Perduca. radioradicale.it
[18] “The court has no proof you actually pulled the trigger (weapon never found) but I feel beyond all doubt that you were the instigator, Your accomplices have not  as yet been apprehended but one day they will be and will then face the same fate as yourself.  Take this man away in chains to the Federal State Penitentiary I sentence you to life without parole.” Lettera di Anthony Pike 26/02/2009
[19] LWOP: Life With Out Parole:, ergastolo senza possibilità di rilascio anticipato sulla parola.
Ogletree Charles, Sarat Austin eds. Life Without Parole. America’s New Death Penalty? New York, New York U.P. 2012
[20] Emma Bonino considera il processo Forti un caso di malagiustizia per via della mancanza di prove specifiche. “Prima di dare un ergastolo senza condizionale bisognerebbe essere in grado di produrre motivazioni un po’più solide e credibili (…) La sentenza stessa è abbastanza impressionante, nel senso che nella sentenza di condanna all’ergastolo lwop non si fa riferimento a nessuna prova specifica (…) si fa riferimento a emozioni o sensazioni (…) espresse dalla giuria. (…) Per chiunque creda nello stato di diritto anche solo a leggere la sentenza viene la pelle d’oca. Perché, ripeto, per un ergastolo lwop non c’è riferimento ad una prova specifica.”  youtube.com  
[21] “The nolle prosequi device is not a dismissal, in that the defendant remains formally accused and can be brought to trial at the whim of the prosecution”  Whitebread and Slobogin,  Criminal Procedure.  New York Foundation Press 2008  p 701
[22] Binder Guyora, Felony Murder, Stanford. Stanford U.P. 2012
In Florida, someone who commits a felony in which someone dies can be held responsible for that death. miamiherald.com
[23] The fact that the charges were nolle prossed is irrelevant. In Foraker v State … the defendant was charged with committing a lewd act on is daughter Monica. The defendant has been charged with committing a lewd act on Kimberly, a friend of his daughter. The State filled a “no information” on the charge concerning Kimberly. However, evidence of the lewd act committed against Kimberly was admitted in evidence during the trial concerning the lewd act committed upon Monica. The defense sough to admit evidence of the no action. The court ruled that the defense could not admit evidence of the “no information” as evidence  of the defendant’s innocence because the State may have many reasons for not proceeding to trial in a particular case which have nothing to do with the defendant’s guilt or innocence. The reasoning applicable in Foraker is applicable in the case at bar. Therefore the fact that a nolle pros was entered by the state in case … should be inadmissible.
[24] Williams Rule: is based on the holding in the Florida state case of Williams v. Florida, (Fla., 1959) in which relevant evidence of collateral crimes is admissible at jury trial when it does not go to prove the "bad character" or "criminal propensity" of the defendant but is used to show motive, intent, knowledge, modus operandi, or lack of mistake. en.wikipedia.org
[25] Per primo si è fatto notare Rosario Fiorello per il quale: siccome il processo a Forti è durato solo “ventiquattro giorni; qualcosa che non va c’è” youtube.com 
[26] Cameron Todd Willingham capital trial ended after two days.
astrangefruit.org
[28] In addition to the constitutional guarantee, various state and federal statutes confer a more specific right to a speedy trial. The prosecution must be "ready for trial" within six months on all felonies except murder, or the charges are dismissed by action of law without regard to the merits of the case en.wikipedia.org
Murder is usually an automatic exception to the speedy trial rule, recognizing that it can take time to gather the material to prosecute a murder. In other states, courts determine the length of a speedy trial, and rule on individual situations when asked to do so. If good reason can be shown for a delay, the trial will be put off. wisegeek.com
[29] “La sentenza non ha mai avuto motivazione. Noi non sappiamo quali sono gli elementi su cui il giudice Platzer e la giuria hanno fondato la loro condanna e non sappiamo perché gli appelli successivi sono stati respinti, perché ogni volta [abbiamo avuto] una no opinion. Ossia - rigettiamo ma non ti diciamo il perché - (…) senza motivazione non si può ricorrere alla Corte Suprema (…) tutte le condanne e tutti i ricorsi sono stati rigettati senza fornire uno straccio di motivazione e io vi spiego perché non c’è stata nessuna motivazione: perché non esistono motivi per condannare quest’uomo e loro sono fortemente in imbarazzo su questo punto. Per crimini ben più superficiali abbiamo sentenze motivate, ma non per un omicidio e una condanna all’ergastolo. Qualcosa di improponibile anche per il sistema americano” roxybar.twww.tv  
[30] “La decisione della giuria chiude per sempre il processo. Non ha importanza quanto sbagliata o folle essa ci possa sembrare, non c’è appello. Un condannato può tentare l’appello basandosi su errori avvenuti al processo. Qui “errore” significa errore legale: non è sufficiente affermare che la giuria ha sbagliato, o che ha agito stupidamente perché una corte d’appello non ripete il processo e non si occupa dei fatti. Solo una piccola parte dei condannati arriva ad una corte superiore, gli altri prendono la loro medicina.”
LAWRENCE M. FRIEDMAN, American Law. An Introduction. New York. Norton, 1998 p.193
[31] Non esiste prova che abbia mai utilizzato i documenti falsi procurati da Pike padre.
[32] The government in a criminal case and the plaintiff in a civil case have the burden of proof. Failure to meet that burden spells defeat. Therefore the moving party has the opportunity to have the last word in argument-rebuttal.”
SANDLER PAUL MARK, Anatomy of a Trial. A handbook for Young Lawyers. ABA, 2011, page 232
[34] ABA, The Indiana Death Penalty p 228
[35] Bruzzone, Chi è l’assassino? Milano. Mondadori, 2011 P 235-236
[36] Come è accaduto con Zimmerman. “If a defendant is arrested for a “non-bondable” offense, such as murder, (…) the law presumes that the defendant will remain in jail pending trial. A person arrested for a “non-bondable” offense has the right to ask for an Arthur hearing. The purpose of the hearing is for the judge to determine whether the person should be released pending trial. An Arthur Hearing is kinda like a mini-trial”  pdmiami.com
talkleft.com
[37] Il 15 febbraio 1998 il sole in Florida è tramontato alle 18,14 e gli assassini di Pike hanno operato al buio. 
timeanddate.com
[39] Come riconosciuto dagli stessi amici di Forti (Bruzzone 282)
[42] Strickland v Washington, (1984) was a United States Supreme Court case that established a two-part test for establishing a claim of ineffective assistance of counsel. Under this test, a criminal defendant may not obtain relief unless he can show that counsel's performance fell below an objective standard of reasonableness, and that counsel's performance gives rise to a reasonable probability that, if counsel had performed adequately, the result of the proceeding—the trial, the sentencing hearing, the appeal—would have been different.  en.wikipedia.org “defendant must show that there is a reasonable probability that, but for counsel’s unprofessional errors, the result of the proceeding would have been different.”
[43] Harmless Error Doctrine: l’errore legale c’è ma non ha influito sull’esito finale del processo
 legal-dictionary.thefreedictionary.com  en.wikipedia.org
[44] Non è credibile che una corte americana annulli un processo per una questione di lana caprina come questa.
[46] Roberto Fodde parlando con Jovanotti, Roxy Bar 10.10.2012
[47] Questa è l’arma preferita dai killer perché il suo munizionamento non è full metal jacket così da fermarsi nei bersagli (è arma sportiva) e questa caratteristica fa deformare i proiettili che non sono più comparabili. Inoltre basta una bottiglietta di plastica per silenziarla.
[48] Q  Do you recall the sale to the individual whose name is Thomas Knott?
A  Yes
Q  Do you recall whether he was there alone the evening of October the 20th of 1997?
A  Being alone?
Q  Yes, was Mr Knott alone?
A  No
Q  Do you know who he was with?
A  Mr Forti
(…)
Q  Was the gun or were the guns actually provided to Mr Knott that night?
A  To take home ?
Q Yes
A  No
Q  Do you know why that was?
A  Could not get a background check that night
Q  Were you there the day that the weapons were picked up?
A  No
[49]  Bruzzone, Chi è l’assassino? Milano. Mondadori, 2011 P 235-236
[52] Lawrence M. Friedman “American Law, An Introduction” New York, WW Norton, 1998 p 112
[55] Sentenza d’appello Habeas Corpus 2008  3dca.flcourts.org 
[57] interrogazione parlamentare 21 giugno 2000 spazioinwind.libero.it 
[58] Nelle prigioni Usa ci sono 70 italiani e 17 americani, di cui 2 donne, sono in quelle italiane.
[60] No one sentenced to life without parole has ever been released on parole, in California or in any other state. Prisoners sentenced to LWOP actually remain in prison for the rest of their lives and die in prison.
[61] That evidence which, after diligent search for it, was not discovered until after the trial of a cause. In general a new trial will be granted on the ground that new, important, and material evidence has been discovered since the trial of the cause. But this rule must be received with the following qualifications: 1. When the evidence is merely cumulative, it is not sufficient ground for a new trial. 2. When the evidence is not material. 3. The evidence must be discovered after the trial, for if it be known before the verdict has been rendered it is not newly discovered. 4. The evidence must be such that the party could not by due diligence have discovered it before trial. lectlaw.com
[63] Zio Gianni a Pomeriggio 5 del 30 aprile 2013
[64] Non può chiamare nemmeno la moglie per via dello spousal privilege en.wikipedia.org
[65] La Repubblica, 17 giugno 2000 repubblica.it
[67] I militari NATO sono processati dalla loro giurisdizione e non da quella dove è avvenuto il crimine (Trattato di Londra, 1951) asgi.it affarinternazionali.it  



Giovedì 24 Luglio,2014 Ore: 22:22
 
 
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