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www.ildialogo.org Un documento di critica alla Chiesa perché ancora oggi considera moralmente lecita la pena capitale,di Giuseppe Cavallaro

Un documento di critica alla Chiesa perché ancora oggi considera moralmente lecita la pena capitale

di Giuseppe Cavallaro

In occasione della 35a “Giornata della vita” (3 febbraio 2013) , l’Associazione di Volontariato “La Vita”, chiede al papa di escludere la liceità morale della pena di morte dal “Catechismo” ( art. 2267) e da tutta la Dottrina cattolica.

Con la venuta di Cristo, fatto uomo mortale, la persona umana ha riacquistato l’immortalità fisica e spirituale. Con la sua incarnazione, morte e resurrezione Gesù ha unito a sè, in maniera indissolubile ed eterna, la natura umana dell’uomo, perciò, giustamente, il Vangelo afferma : “Colui che ha resuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che abita in voi” (Rm 8,11) e “Questo corpo corruttibile si vestirà di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità (1 Cor 15,54). Il fatto che, questa Parola di Dio avrà pieno compimento solo alla fine dei tempi, come affermiamo anche nel “Credo” : “Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”, non toglie che, già adesso, qui ed ora, la persona umana è stata da Cristo ricostituita immortale, infatti, “ciò che sarà già è” (Qoèlet 3,15). E allora, se Cristo, con il suo sacrificio ha distrutto per sempre la morte e ha trasformato il suo veleno mortifero, che la provoca, in un sonnifero temporaneo, perché “La Chiesa non esclude…il ricorso alla pena di morte” (Nuovo Cat. n° 2267) e richiama in vita, con la sua dottrina, la nemica di Dio (1 Cor 15,26)? Con la liceità morale della pena di morte essa, rema contro la volontà di Dio, riedifica ciò che Cristo ha distrutto con il suo sacrificio e lede la dignità dei sacramenti, in particolare del Battesimo, per mezzo del quale la persona umana rinasce alla vita eterna per i meriti di Cristo. Il “senso” che Cristo ha conferito con la sua incarnazione alla vita umana, non va considerato dal concepimento alla morte naturale, ma dal concepimento all’eternità, e la vita umana, che sfocia nell’eternità, non ha valore relativo, come insegna la Chiesa, ma assoluto. La liceità morale della pena di morte, che consente al potere pubblico di distruggere vite umane anche innocenti, discredita la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. “La Chiesa è l’universale sacramento della salvezza che svela e insieme realizza il mistero dell’amore di Dio verso l’uomo” (Gaudium et spes n°45), ma come lo svela e lo realizza? “Rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto l’azione dello Spirito Santo” (Gaudium et spes n°21e). Il futuro dell’umanità, la pace, la giustizia, la verità, prima ancora che dalla politica, dall’economia, dalle religioni o dalla scienza, dipende dalla Chiesa, dalla sua capacità di rinnovarsi e di conformarsi sempre più a Cristo “autore della vita” (At 3,15) e suscitare nelle coscienze umane il riconoscimento del vero senso e valore della vita umana.

diac. Giuseppe Cavallaro

www.associazionelavita.it

gius-cavallaro@libero.it




Mercoledì 23 Gennaio,2013 Ore: 17:37
 
 
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