- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (251) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Recedere da una follia,di Peppe Sini

Recedere da una follia

Lettera alla Ministra della difesa Pinotti


di Peppe Sini

Gentile Ministra della Difesa,
mi permetto di scriverle per esortare lei e tramite lei l'intero Consiglio dei Ministri a voler riconsiderare e quindi revocare l'annunciata decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
*
E' una decisione non meditata che può avere tragiche conseguenze.
Lei sa che l'Italia in Iraq è ricordata come uno dei paesi che ha preso parte ai bombardamenti nella prima guerra del Golfo e all'occupazione militare successiva alla seconda; lei sa che i soldati italiani in Iraq sono già stati vittime di un attentato stragista a Nassiriya; lei sa che Mosul è nelle mani dell'Isis e che l'Isis non perderà l'occasione che gli si offre di poter far strage di soldati italiani ricavandone anche propaganda e consenso tra quanti ci vedono come "invasori crociati"o "occupanti colonialisti ed imperialisti, razzisti e rapinatori, stragisti e torturatori" (naturalmente noi crediamo bene di non esserlo affatto, ma in Iraq purtroppo siamo stati parte di una coalizione bellica e di occupazione che ha commesso atroci ed infami crimini di guerra e crimini contro l'umanità, e quindi inevitabilmente da molte, moltissime persone veniamo percepiti così).
Lei sa quindi che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul espone gratuitamente ed assurdamente a un enorme rischio i nostri soldati, e con essi i lavoratori della diga e le popolazioni nei dintorni e a valle della diga, e finanche i cittadini italiani nel nostro stesso paese poiché la presenza di soldati italiani a Mosul renderà anche il nostro paese bersaglio privilegiato di attentati dei terroristi dell'Isis o che all'Isis si richiamano.
Per tutto ciò è necessario recedere al più presto dalla decisione del dispiegamento di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, che lungi dal garantire adeguata protezione alle maestranze civili, le espone vieppiù alla furia omicida dei terroristi che in tutti i modi cercheranno di fare strage dei nostri soldati, dei nostri connazionali, di quanti si troveranno nelle nostre vicinanze.
*
L'Italia può e deve contribuire a contrastare il terrorismo, ma inviare truppe italiane in Iraq è assolutamente irragionevole ed effettualmente controproducente; la nostra presenza militare invece di contrastarli favorirà gli apocalittici disegni, gli scellerate crimini e l'abominevole propaganda degli assassini dell'Isis; e metterà in pericolo, in estremo pericolo, le vite di tanti innocenti, militari e civili.
Altro è ciò che possiamo e dobbiamo fare: non atti di guerra o percepiti come tali, non l'insensata esposizione di altre persone al massacro, ma il sostegno a un'azione di polizia internazionale adeguata, un indispensabile aiuto umanitario alle popolazioni vittime dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis, un contributo economico e politico alla ricostruzione in Iraq come in Siria come in Libia di infrastrutture e servizi sociali fondamentali nel quadro di ordinamenti giuridici legittimi, democratici, rispettosi dei diritti umani.
*
Gentile Ministra,
la prego di farsi promotrice nel Consiglio dei Ministri di una riconsiderazione e della conseguente revoca della non meditata e pericolosissima decisione già annunciata.
Non è disonorevole, non è disdicevole, non è un male recedere da una decisione quando ci si avvede che essa è sbagliata: male è perseverare nell'errore; male è esporre insensatamente degli esseri umani alla morte. Il Consiglio dei Ministri è ancora in tempo per tornare sui suoi passi, ad evitare una tragedia. Salvare le vite è il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"
Viterbo, 29 dicembre 2015
Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com, centropaceviterbo@outlook.it, crpviterbo@yahoo.it, web: lists.peacelink.it



Martedì 29 Dicembre,2015 Ore: 19:08
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
No guerra

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info