Roma (NEV), 11 settembre 2013 - Privilegiare la via del dialogo piuttosto che le armi: nei giorni scorsi è stato questo il grido unanime di numerose chiese ed organismi ecumenici regionali ed internazionali lanciato alla vigilia del 7 settembre, giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria voluta da Papa Francesco, giornata che ha visto una massiccia adesione da parte di cristiani, credenti di altre fedi e non credenti in tutto il mondo (vedi NEV 37/13 con la dichiarazione del pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia).

"Di fronte alle sofferenze, distruzioni e morti che il nobile popolo siriano patisce ormai da troppo lungo tempo, ribadiamo il nostro no alla guerra", si legge in una dichiarazione congiunta a firma del vescovo anglicano Christopher Hill, presidente della Conferenza delle chiese europee (KEK), e del cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa (CCEE). "In questo momento il nostro pensiero va in particolare a tutti i fedeli cristiani e alle loro famiglie che il conflitto in Siria ha particolarmente toccato, con uccisioni e un esodo di massa che rischia di cancellare una presenza più che millenaria in quell’aerea del mondo". I due prelati si dicono certi che "il buon senso può prevalere e recare una convivenza pacifica nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà e nel rispetto di tutte le minoranze, in particolare dei cristiani del paese".

Dello stesso tenore la dichiarazione di Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), diffusa con un comunicato stampa alla vigilia della giornata di digiuno e preghiera: "Il possibile intervento militare in Siria rivela l’incapacità crescente dell’uomo a individuare vie alternative alle armi per la soluzione di conflitti drammatici e rende ancora più urgente e inderogabile la testimonianza di pace delle donne e degli uomini cristiani”.

I battisti italiani, riuniti a Roma per celebrare i 150 anni di presenza nel nostro paese, hanno dedicato particolare attenzione alla situazione siriana “unendosi a tutti coloro che, di ogni e di nessun credo, in questi giorni invocano la pace e s’impegnano nella ricerca di una soluzione nonviolenta del conflitto in Siria”. Così recitava un comunicato del Comitato esecutivo dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), letto sabato 7 durante i lavori del Festival.

E' invece dello scorso 9 settembre una lettera inviata ai membri del Congresso USA da parte di una quarantina di leader religiosi statunitensi per chiedere il voto contrario all'intervento militare in Siria. Tre le misure alternative proposte dagli esponenti di ogni credo: maggiori sforzi diplomatici, niente più sostegno militare sul territorio, promuovere una soluzione politica con tutti gli attori in campo, anche quelli non-violenti, espressione della società civile.