- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (322) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org SIRIA E DESTINO MANIFESTO: IMPERIALISMO COME MISSIONE,di Giovanna Mulas

SIRIA E DESTINO MANIFESTO: IMPERIALISMO COME MISSIONE

di Giovanna Mulas

Siamo ciechi che vedono. Non finira’ mai di stupirmi il fideismo col quale, in Italia, continuano ad essere accolte le parole di Barack Obama, leader della conquista democratica. Con identica fede ed entusiasmo venne accolto Hitler a Roma, nel 1938. Se conoscere e valutare il nemico significa avere le condizioni necessarie per la vittoria, si deve accettare il fatto che in troppi continuano a non distinguere la vittima dal carnefice. L’uomo e’ nemico di se stesso, sara’ votato all’autodistruzione fino a che la sua indole, superba, mirera’ ad innalzarsi sulla stessa Natura creatrice; esisteranno le guerre fino a che regnera’ l’ultimo uomo. Dopo, forse, ancora bastoni e pietre, eppoi fucili e bombe: il ciclo distruttivo lo vedo destinato a ripetersi a meno che, nel frattempo, l’Umanita’ non raggiunga una nuova, illuminata, coscienza di Pace. Questo, sara’ il mio Super Uomo. La mitezza perversa, ignorante dei media monopolizzatori (come di certi paggi da corte) e il nichilismo diffuso non sostengono, anzi affondano la coscienza di un popolo che necessita verità, che ha il diritto della verità. Decenni di bugia mediatica, dunque, hanno formattato l’italiano medio: debosciato, piangente e non rabbioso davanti a chi schiaccia i suoi diritti di uomo, ignorante sui suoi diritti, confuso tra pane e brioches. In realta’, Fratelli, Compagni, si tratta di combattere contro cio’ che abbiamo sempre conosciuto come giusto e che, quindi, mai verrebbe messo in dubbio. Prima di combattere un ipotetico nemico, occorre vincere noi stessi. Una madre per principio e’ buona, fa tutto per il bene del proprio figlio. Il bambino, nella sua ingenuita’, amera’ sua madre anche se questa lo gettera’ dal balcone. Si fidera’ di sua madre fino all’ultimo: se mia madre lo fa e’ per il mio bene. Ma che accade se e quando l’ingenuita’ si spezza?. E’ necessario il se, prima del quando. La consapevolezza non sopravviene senza dolore, ma deve giungere. Conoscere, soppesare il nemico, valutarne le potenzialita’ e, solo dopo, attaccarne il punto debole.

Lo compresi mettendo piede per la prima volta in America latina, violentata, dominata storicamente da quel Manifest destiny, destino manifesto, ovvero imperialismo come missione: giustificazione teorica all'espansionismo statunitense al di fuori del Nord America, il credo nella naturale superiorità della razza anglosassone. Lo capii vedendo i bambini drogati, a testa in su e lingua in fuori, sul marciapiedi, e la vita che continua a scorrere. I desplazados, gli sfrattati che oggi rivedo nel popolo siriano, in quelle case cartone, plastica se va bene e pezzi di legno marcio ad incastro, riparati da un lampione. I pianti di donne violentate da quei soldati che dovevano difenderle, bambini prostituiti (gli avvoltoi volano a cerchio e il mondo tace) e le urla, l’impotenza di chi si vede rubare terra e casa e vita senza un motivo, scoprendo, nonostante, una nuova dignita’. Combattendo con essa a scudo, lottando per essa. Ah Signori miei, questa e’ la guerra! . In America latina, l'America, Capii cio’ che in quarant’anni di vita, nella mia Italia, non mi era stato dato di sapere.

Dobbiamo metabolizzarci diversi Fratelli miei, Compagni. Noi diversi e superbi, ammaestrati, addestrati dalla nascita a consumarci di consumo, noi illusi dominatori e, in realtà, piccoli e banali schiavi, ignoranti, salottieri, numeri di un sistema, inconsapevoli dominati. Perche’ l’America non è New York e Stati Uniti, come da sempre è dato da bere a noi europei fin dalla tenera età. L’America non è poliziotti buoni dalla mascella grossa, ‘guerra di pace’ e croci al milite ignoto, film di famiglie bionde, belle, magre e di successo, quindi felici. Gli Stati Uniti rappresentano una piccola parte della mappa, e non certo la migliore. “...Che’ quer covo d’assassini/ che c’insanguina la terra/ sa benone che la guerra/ e’ un gran giro de quatrini/ che prepara le risorse/ pe li ladri de le Borse...”. Correva l’anno 1914 e cosi’ Trilussa scriveva, nella sua Ninna Nanna della Guerra. La seconda guerra mondiale fini’ con duecentomila morti; comincio’ per l’uomo una nuova era, quella atomica. Nevil Shute, nel romanzo post apocalittico "L'ultima spiaggia" (On the Beach, 1956) descriveva la scomparsa della vita dalla Terra a causa di un lancio, per errore, di bombe nucleari. Secondo studi recenti anche un modesto scontro nucleare provocherebbe un cambiamento climatico globale con grave impatto a lungo termine sull’ambiente e la produzione alimentare: sarebbe carestia globale per più di un miliardo di persone. L’avvento della terza guerra mondiale si precisa man mano che le pedine prendono posto sulla scacchiera: location da bolla virtuale, situazione alimentata dalle voci allarmistiche dell’informazione manipolata. Eppure, i tatuati dal Destino Manifesto, gli stessi dei campi di prigionia FEMA (Federal Emergency Management Agency) dove vengono annullati i diritti umani; ancora continuano a raccontare come ai tempi della Somalia, della Serbia, dell'Afghanistan, dell'Iraq e della Libia, il C’era una volta l’ alternativa all’ intervento armato, e ora non c’e’ piu’. In Siria, dove il veto russo-cinese ha fermato l’avanzata americana opponendosi alle sanzioni occidentali, si contano 90 mila morti e due milioni di persone sfrattate, allontanate dalla loro vita. In Siria, la cui rivolta è definita “popolare” ed il regime del presidente Bachar al Assad giudicato repressivo nei confronti dei ribelli, in Siria, ostaggio di tattiche altrui, laddove l'insurrezione e' condotta dall'estero. La conquista della Siria da parte del gruppo di paesi vassalli agli USA, tra i quali l’Italia, serve a contrastare l'ascesa economica dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che con il loro sviluppo sradicano, a livello mondiale, lo storico potere economico nordamericano, profondamente in crisi. Se un reddito nazionale e’ dato dalla somma di consumi e investimenti, in uno stato di sotto-occupazione e capacità produttiva inutilizzata dovrebbe essere possibile incrementare occupazione e reddito soltanto passando tramite un aumento della spesa per consumi, o con investimenti. Ma le crisi economiche sono creatrici di disuguaglianza e poverta’. Durante l’ultima, gli ingressi medi del nordamericano medio caddero del 40 per cento, moltissimi lavoratori rimasero senza impiego, la societa’ soffri’ drastici tagli ai servizi pubblici. In cambio, l’un per cento della popolazione piu’ ricca ha continuato a sfruttare, come ha dichiarato al New York Times il Premio Nobel di Economia Joseph Stiglitz, i “risultati del recupero”. La disuguaglianza sociale si rafforza tramite gli abusi nel settore finanziario, che costa alle persone comuni: prestiti predatori, manipolazioni di mercato, usi illeciti sulle carte di credito, monopolio dei sistemi di pagamento. In Italia la presenza in Caritas di pensionati e intere famiglie di italiani è diventata una regola. Si impoveriscono ulteriormente le famiglie immigrate, peggiorano le condizioni di vita degli emarginati gravi, esclusi da un welfare pubblico sempre più residuale.

L’economista Arnaldo Bocco ha dichiarato che negli ultimi dodici mesi sono fuggiti silenziosamente, dall’Italia al Lussemburgo, 140 mila milioni di Euro. Cautela dovuta in vista di quel crollo economico annunciato che affondera’ anche l’Italia. Il Lussemburgo rappresenta uno dei tanti paradisi fiscali utilizzati come rifugio per riciclare denaro sporco: la legislazione locale vieta di rivelare i dati bancari al mondo esterno, eccetto in casi di responsabilità penale. E il segreto bancario e’ valido scudo contro i controlli delle autorità europee. Secondo ActionAid nei paradisi fiscali hanno trovato rifugio risorse pari a 23mila miliardi di Euro, i capitali italiani ammontano a circa 500 miliardi di Euro: tassando questi capitali si otterrebbero 230 miliardi di euro.

E’ poi storicamente chiaro, fisiologico il legame fra guerra e base industriale in grado di supportare interessi politici ed economici di uno Stato. Negli ultimi cinque anni l’Italia ha venduto sistemi d’arma per 23,2 miliardi di euro; il business è appannaggio delle due holding controllate in parte dal capitale statale, Finmeccanica, all’ottavo posto al mondo tra le società produttrici ed esportatrici di armi, e Fincantieri (Il Movimento Antimilitarista e Pacifista aveva già denunciato che le aziende italiane Technimont e Ausidet erano implicate nella costruzione di un impianto per la produzione di gas nervino). Alessandro Minuto Rizzo, consigliere di Finmeccanica ed ex vicesegretario della Nato, in un'intervista al quotidiano Europa ha dichiarato: “L'Italia dovrebbe stare «nel gruppo di testa» dei Paesi che interverranno contro Bashar al Assad, per non essere costretta ad accordarsi in un secondo tempo e fare le cose che fanno gli altri, ma senza riscuotere meriti”. Un capitale finanziario internazionale basato su conflitti e successive ricostruzioni dei paesi bombardati: questo, il motore per uscire dalla stagnazione e rilanciare la domanda, l’economia, lo sviluppo. Senza il sistema finanziario e bancario internazionale non sarebbe possibile l’esistenza del complesso militare industriale né sarebbe possibile assicurarne le produzioni, le transazioni e le esportazioni.

In Siria è in corso una guerra per procura, finanziata dagli USA e diretta dalla CIA, con il supporto logistico di Qatar, Arabia Saudita, Turchia che stanno fornendo armi e uomini ai ribelli. Quegl’ USA da ‘destino manifesto’, col Presidente Premio Nobel per la Pace, rappresentano il paese che per primo ha usato la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, ha utilizzato le armi chimiche in Vietnam, in Iraq. Ha sostenuto nel mondo le peggiori dittature, feroci colpi di stato. Lo scorso anno i colossi del complesso militare industriale USA hanno esportato armi per il valore di 46,1 miliardi di dollari. Dietro la guerra al terrorismo, la ridicola propaganda sulla “difesa dei diritti umani” e l’intervento “umanitario”, ruotano gli affari dei costruttori e dei mercanti di morte.Le banche investono direttamente nelle industrie belliche, rilevano imponenti pacchetti azionari, offrono le necessarie anticipazioni e le coperture all’export. I fondi sovrani, gli innumerevoli fondi d’investimento, perfino i cosiddetti “fondi pensione” gestiti dagli istituti statali di previdenza e dalle maggiori centrali sindacali sono andati all’assalto delle azioni delle principali holding del settore. Un flusso di denaro sottratto all’economia reale, alla produzione di beni e al welfare che alimenta immense bolle speculative e accelera e deteriora i processi di crisi sistemica. Terza guerra mondiale. Finché esisteranno le armi nucleari, la possibilità del loro uso, sia accidentale o voluta, rimarrà reale. Ed e’ lapalissiano che se alcuni stati continueranno a possederle, adducendo motivi di sicurezza, altri stati aspireranno a dotarsene. L’unica soluzione consiste nel disarmo nucleare totale, peraltro imposto dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione nucleare, firmato da quasi tutti i paesi (non firmato da India, Israele, Pakistan e Corea del Nord) e non rispettato.

Uomo ed evoluzione uguale superbia, predominio?. Penso alle tribù africane. Non esiste il cercare di essere meglio di, l’ambizione che soltanto noi, signori moderni, conosciamo. Si pensi alla musica e ai suoi strumenti: il capo tribù da un pezzo di canna ricava tante parti uguali quanti sono gli abitanti della tribù. Ognuno di loro potrà suonare soltanto una nota e sempre la stessa che, se presa sola, apparirà sgraziata: un lungo –o intermittente- insensato fischio. Ma unito alle note degli altri membri della tribù, quel fischio creerà la melodia. Tutti loro saranno uguali davanti alla musica e creandola, nessuno di loro potrebbe vivere solo, senza gli altri. Musica, suoni, popolo. Ecco come dovremmo essere: suoni unici, eppure uniti.

Fratelli, Compagni, siamo ancora in tempo.

Da Giovanna Mulas, il Blog Ufficiale: giovannamulas.baab.it

Per Ufficio stampa Isola Nera




Mercoledì 11 Settembre,2013 Ore: 11:31
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
No guerra

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info