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www.ildialogo.org Preveniamo la Grande Guerra Mondiale,di Alfonso Navarra  - obiettore alle spese militari e nucleari

L'opinione
Preveniamo la Grande Guerra Mondiale

di Alfonso Navarra  - obiettore alle spese militari e nucleari

Ricordiamo che l’impegno e la strategia nonviolenta mirano a trasformare i gruppi umani nemici in gruppi umani amici


Premessa: qualcuno dopo averlo letto si chiederà: embé? Dove va a parare questo intervento? Non è il momento di scendere in piazza con lo striscione: imperialisti assassini, giù le mani dalla Siria? L’intervento armato con i Cruise sarà indubbiamente uno spettacolo molto appariscente. Ma anche importare miliziani con i fucili mitragliatori è un intervento armato mica da poco. Bisogna mettersi nella logica di calcolare se faranno più morti tre giorni di bombardamenti dalle navi o trecento giorni di guerriglia di strada? Non c’è modo di uscire da questo tipo di contabilità?

Mi sento costretto, di fronte al profluvio di appelli per “fermare la guerra in Siria” da cui vengo inondato, a ripetere il mio ormai solito – da anni – discorso da Grillo Parlante (guardando al personaggio di Pinocchio e non al comico del “Vaffa”): in Medio Oriente, inteso come regione allargata, non bisogna correre dietro al singolo conflitto globalizzato che, volta per volta, sale sulla ribalta, bisogna lavorare perché una possibile deflagrazione regionale non trascini con sé il mondo intero in una guerra che verrebbe combattuta con tutte le armi disponibili. Dal bastone di legno a quello atomico.

La guerra regionale è già in corso anche se si manifesta in questo o quello scontro localizzato: in particolare in Siria credo proprio che la battaglia riguardi già più le potenze procuratrici che non gli attori delegati sul campo.

La Siria già non esiste più e non c’è uno Stato e neanche una nazione da difendere, mentre troviamo una popolazione già aggredita, internamente ed esternamente, da tutte le milizie possibili ed immaginabili, “lealiste” o “ribelli”, aduse da tutte le parti alla ferocia più brutale: in questo ho il pregiudizio di concordare con Carla Del Ponte, le armi chimiche qui le usano tutti, a testimonianza di un “osceno” imbarbarimento generale dei fanatici coinvolti nei giochi della potenza e del potere.

Se questa impostazione è quella che più si avvicina ad una realtà complessa, ne consegue che dobbiamo adottare un atteggiamento ed una strategia generale ampia per prevenire che i conflitti localizzati si trasformino nella Grande Guerra Mondiale.

Un obiettivo che, dall’alto, unisca la “comune umanità” deve essere proposto come prevalente rispetto alle fratture tra sunniti e sciti, tra israeliani, palestinesi ed arabi, tra iraniani e turchi, contrapponendosi alle logiche delle potenze globali con la forza dell’unità popolare alla ricerca della giustizia per tutti.

Un movimento per la pace che aspiri ad essere credibile, convincente ed efficace lo vedo impegnato su questo scopo del disarmo generale a partire da quello atomico – anche riferendosi al referendum del 2011 - con focus euromediterraneo. Collocandosi nella posizione di arbitri e mediatori, e non di parti in causa con questo o quel contendente legato al vecchio sistema, potremmo svolgere meglio – credo – anche ruoli più concreti e limitati di spegnimento dei singoli focolai, prima che divampino in un grande incendio.

Intanto non molliamo la presa su ciò che più è alla portata delle nostre forze, perché più direttamente dipende dai nostri comportamenti, da come lavoriamo, consumiamo, paghiamo le tasse, votiamo.

La solidarietà con le vittime delle guerre diventa per noi una cosa seria se riusciamo ad impedire che il nostro Paese si armi e vada in giro “umanitariamente” a menare, qualche volta anche per conto terzi, spacciando per “interessi vitali” un meccanismo di crescita che produce malvivere, ingiustizia globale e sconvolgimento dei cicli naturali.

In questo senso va benissimo che noi si rivendichi, forte e chiaro, sulla Siria e non solo, che il nostro esercito non si armi e parta, che le nostre basi non vengano messe al servizio di operazioni militari straniere, che cessiamo di esportare il nucleare e di vendere armi, che si metta la nostra diplomazia a disposizione di chiunque voglia dialogare per un cessate il fuoco.

Al di là della dimensione istituzionale non dimentichiamo che esiste uno spazio di azione per la società civile internazionale impegnata nella diplomazia popolare di base: ecco ancora la proposta delle “Ambasciate di pace” che promuova riconciliazione sul disarmo che unisce e non su qualsiasi cosa possa dividere.

Il movimento della pace deve sganciarsi dallo schieramento “occidentale” non perché ha deciso di arruolarsi in quello “orientale” o “sudale”: proponiamo al popolo “totoisticamente” di non fare i “caporali” di questo o quell’esercito, grosso o piccolo che sia. Vogliamo essere donne e uomini che combattono  costruendo libertà, coltivano il disarmo ed i diritti umani per tutti restando essenzialmente umani.

Se adottiamo questo spirito e questa logica, diciamo “nonviolenta”, forse riusciremo a comprendere che prima di quello che dobbiamo fare è molto più importante porre mente locale su quello che non dobbiamo fare: molta agitazione inconsulta, molto schierarsi con questo contro quello, molto “anti-imperialismo” – allo stesso modo del “totalitarismo democratico” - è reazione, non azione, ci dà l’illusione di pesare e condizionare, mentre, pur con le migliori intenzioni, continuiamo a sostenere il vecchio gioco della potenza e la logica mortale dell’amico-nemico.

 




Sabato 31 Agosto,2013 Ore: 08:49
 
 
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No guerra

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