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www.ildialogo.org Armi chimiche in Siria: un nuovo incidente del Tonchino?,da SibiaLiria

Armi chimiche in Siria: un nuovo incidente del Tonchino?

da SibiaLiria

22 agosto 2013
L'opposizione siriana accusa l'esercito nazionale di aver ucciso centinaia di civili a Ghouta, a est di Damasco, con bombardamenti al gas sarin il 21 agosto (poco dopo l'arrivo degli ispettori dell'Onu sulle armi chimiche ), valicando dunque la linea rossa stabilita dall'occidente per l’intervento diretto (bombardamenti, no fly zone) in Siria. Il governo ritorce l'accusa contro i gruppi armati, e così fanno la Russia ma anche alcuni media, e diplomatici ed esperti, anche chiedendosi a chi conviene.
Sibliairia, impegnata da tempo contro le menzogne che fomentano le ingerenze armate e le guerre anziché il negoziato e la pace analizza a) video e "testimonianze" trovando in diversi di essi incongruenze e probabili finzioni, e in tutti una mancanza di prove circa i responsabili; b) le analisi condotte anche da ricercatori oppositori di Assad che puntano il dito contro i gruppi armati; c) il susseguirsi di "allarmi armi chimiche"…
La Redazione di Sibialira
L’opposizione siriana ha accusato le forze governative di aver bombardato con gas nervino uccidendo nel sonno centinaia di civili nell’area di Ghouta vicino a Damasco, all’alba del 21 agosto (in coincidenza temporale con l’arrivo degli ispettori dell’Onu e con la riunione del consiglio dei ministri europei, come è successo per molte altre denunce di massacri). Immediata la reazione internazionale, compresa la convocazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Sul presunto attacco esistono diverse versioni, alcuni video tragici e controversi e nessuna indicazione oggettiva su che cosa sia avvenuto e quali siano i responsabili.
Ancora una volta, tra i primi a diffondere la notizia è la rete saudita Al-Arabiya, non nuova a episodi di manipolazione. L’emittente rende note due versioni dell’accaduto: nella prima le vittime sarebbero 280, nella seconda 1.188. Altre cifre sono fornite dal Consiglio rivoluzionario militare:1.300 morti, dalla Coalizione nazionale siriana: 650, dai Comitati di coordinamento locale: 750.
L’Osservatorio siriano di Londra cita un numero più limitato di vittime, ma si sofferma sulla presenza di molti bambini.
La notizia verrà poi diffusa da Reuters, AP, AFP che parlano di 1.188, 100, 1100 morti ma che precisano che si tratta di fatti “non verificabili”.
Media mainstream, diplomatici e perfino fonti dell’opposizione dubitano che si tratti dell’esercito siriano
A prendere le distanze sembrano essere anche altri organi d’informazione, esperti e diplomatici.
L’esperto nel campo delle armi non convenzionali Gwyn Winfiled, in un’intervista a Repubblica il 22 agosto, sostiene che «L’attacco con agenti tossici ieri in Siria sembra avere tutte le caratteristiche di un nuovo incidente del Tonchino: un “casus belli” creato ad arte per giustificare un’escalation militare delle potenze straniere, come quello che nel ’64 autorizzò l’intervento americano in Vietnam ». L’autore della strage non è Assad: «È difficile credere che il regime di Assad lanci un’offensiva del genere in simultanea con l’arrivo a Damasco degli ispettori Onu incaricati delle indagini sulle armi chimiche. Come in ogni omicidio, l’investigatore dovrebbe chiedersi: cui prodest? Non giova certo al regime, che in ogni caso verrà incolpato».  Winfield ritiene  che possa essersi verificato un incidente  nell’uso di un agente antisommossa, da parte di una delle tante e contrapposte fazioni dell’Esercito libero siriano.
Il corrispondente della BBC Frank Gardner, insospettito dalla “tempistica” si chiede: “Perché il governo di Assad, che recentemente sta riconquistando terreno sui ribelli, dovrebbe effettuare un attacco chimico, mentre gli ispettori delle Nazioni Unite sono nel paese?”
E così il diplomatico svedese ed ex ispettore Onu Rolf Ekeus, che ha dichiarato alla Reuters: “Sarebbe molto strano se fosse stato il governo a fare questo nel momento esatto in cui gli ispettori internazionali entrano nel paese …. per lo meno, non sarebbe molto intelligente.”
Anche lo svedese Ake Sellstrom, esperto di armi chimiche, che guida il gruppo di ispettori ha etichettato come “sospetto” l’alto numero di morti e feriti.
Perfino sul Jerusalem Post, Charles Lister, analista dell’IHS Jane’sTerrorism and Insurgency Center: “Logicamente, non avrebbe molto senso per il governo siriano impiegare agenti chimici in un momento simile, in particolare data la relativa vicinanza delle città di destinazione (al team delle Nazioni Unite)”.
E mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra: “Non si può, a mio avviso, partire già con un pregiudizio, dicendo che questo o quello sono responsabili. Dobbiamo chiarire il fatto, anche perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco non serve questo tipo di tragedia, sapendo che ne è comunque incolpato direttamente. Come nel caso delle investigazioni di un omicidio, bisogna farsi la domanda: a chi veramente interessa questo tipo di crimine disumano?”
Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevick, ha parlato di una “provocazione pianificata”, con un’aggressiva campagna orchestrata come a comando da media regionali, gettando la colpa sul governo. Il ministero russo, citando sue fonti, avanza l’ipotesi che da un’area controllata dall’opposizione sarebbe stato lanciato un missile di fattura artigianale contenente sostanze chimiche non identificate  (come quelli che sarebbero stati usati nel marzo scorso per la strage di Khan el Assal, per la quale il governo siriano ha richiesto l’indagine degli ispettori dell’Onu, ndr).
Il portavoce del ministero degli Esteri siriano ha etichettato le accuse come “false”, e volte a “impedire alla commissione d’inchiesta internazionale di svolgere il proprio compito e influenzarne il rapporto”.
Ancora più dettagliato è il sito d'informazione (non filogovernativo) SyriaTruth che riconduce l'episodio a un progetto organizzato dalle"brigate turkmene" di Latakia e  Damasco, in particolare "la bandiera dell'Islam" e “le brigate dei discendenti del Profeta". Secondo fonti dell'opposizione siriana a Istanbul e fonti turche, questi gruppi sarebbero riusciti ad ottenere  elementi chimici da utilizzare in "massacri su richiesta" nella campagna di Latakia per commettere stragi di pulizia confessionale e a Damasco per alimentare la campagna mediatica internazionale. In particolare, come rivelato in una relazione pubblicata il 14 agosto scorso il massacro nei pressi della capitale sarebbe stato attuato all'inizio della terza settimana di agosto, in concomitanza con l'arrivo della squadra della commissione d'inchiesta internazionale a Damasco. La coincidenza con quanto scritto e quanto effettivamente accaduto è sconcertante.
Le “testimonianze” e i video
I video e le foto diffusi mostrano scene drammatiche, ma suscitano molti dubbi. Un esame completo sarà oggetto di un prossimo articolo.
1.    Intanto, ammettendo che l’attacco sia avvenuto effettivamente, e che si possa collocare nelle prime ore del 21 agosto – questo sostengono le fonti dell’opposizione – come è possibile che alcuni video risultino caricati in rete già dal 20 agosto? Secondo tutti i siti degli oppositori sono iniziati i bombardamenti con armi chimiche alle 3 del mattino del 21.08.2013. Questa immagine video diffusa sulle pagine dell'opposizione sui soccorsi delle vittime dell'attacco chimico è stata caricata in data 2013/08/20 su YouTube, e le immagini sono state girate chiaramente di giorno alla luce del sole. Questo video è stato pubblicato sulla pagina della “Rivoluzione siriana” più di 19 ore prima del presunto attacco con armi chimiche.
Questi video sono stati tutti caricati il 20 agosto
youtube.com
youtube.com
youtube.com
youtube.com
Inoltre le immagini nel giro di pochissimi minuti sono state propagate per la rete in più lingue.
2.    Come è possibile che in un’area fortemente contaminata – come dovrebbe essere quella interessata da attacchi chimici di simile portata – entrino tranquillamente civili, che si vedono in diversi video circolare senza alcuna protezione, e quello che viene presentato come personale medico e paramedico si aggiri senza precauzioni, senza neppure togliere dalle vittime i vestiti ancora contaminati, quando normalmente è necessario attendere ore o addirittura giorni prima di accedervi?
3.    In quel giorno in quella zona è stato calcolato un vento tra i 23 e i 25 km/h: una situazione meteorologica tecnicamente poco adatta a un attacco chimico, dal momento che il vento avrebbe causato un importante numero di vittime anche nelle aree circostanti.
4.    Perché in alcuni video compaiono anche immagini già diffuse per i massacri in Egitto e alcuni corpi vengono ripresentati in più scene in posizioni differenti?
5.    Non c’è nessuna prova che questi video siano stati girati in Siria e in quel luogo. Inoltre non ci sono video dei morti nelle loro case o mentre vengono portati via. 
6.    Cosa stanno iniettando alcuni personaggi alle vittime (anche queste presenti senza alcuna protezione in un’area teoricamente contaminata) in uno dei filmati
7.    A suffragare la “veridicità” dell’attacco con gas nervini testimonianze anonime. Non tutte. Repubblica, ad esempio, si affida a Elisa Fangareggi, presidente di una associazione fondata nel marzo del 2013 per lavorare nei campi profughi, che, riportando la testimonianza dei medici siriani della sua associazione (e afferma che sono scarsissimi in Siria, cosa nient’affatto vera) ripete quello che tutti sanno sugli effetti dei gas nervini sulle vittime arrivate in ospedale: incontenibile rilascio di urine e feci. Ma nessuno dei video che dilagano sulla Rete mostrano questo effetto sugli indumenti delle presunte vittime: qui; per non parlare, poi delle altre sintomatologie che si pretendono rappresentate qui o qui.
8.    Qui si intervista anonimamente un uomo: dice di essere un medico che lavora per la detta associazione  in un ospedale a 5 km da Damasco, vicino a Ghouta, e sostiene di aver soccorso molte persone colpite dal sarin, nell’ospedale in coordinamento con altri ospedali, contando un totale di 1.300 morti fra cui oltre 300 bambini (oltre a innumerevoli feriti incurabili). Ma di quali ospedali parla? Ospedali pubblici? I video sono stati girati in questi ospedali? Perché i video non sembrano mostrare scene di ospedali?
9.    Tra le vittime civili risultano in tutto, come testimoniato a SyriaTruth da fonti dell'opposizione, 17 donne e 33 o 34 bambini, mentre gli altri sono armati. Dove sono il resto delle famiglie? Cosa ci facevano alle 3 di notte tanti bambini radunati insieme, visto che si tratta di una zona di scontri senza scuole o luoghi di aggregazione? Perché in alcuni video si vedono mamme cercare i loro figli tra i cadaveri? Perché i bambini sono a terra come se non fossero in ospedale? 
Cui prodest? Le circostanze e le coincidenze per un casus belli
1)   Sferrare un attacco con i gas, tanto più in modo così incredibilmente massiccio, con molte vittime civili, significherebbe offrire ai paesi “interessati” un’ottima ragione per superare quella “linea rossa” minacciata da Obama, oltre la quale c’è una no-fly zone e successivi bombardamenti; o quantomeno offrire all’opposizione e ai paesi che la sostengono il destro per continuare a esercitare una fortissima pressione politica, economica e militare; gli stessi Usa hanno deciso di rifornire  di armi gli oppositori proprio dopo aver sostenuto di essere in possesso di prove sull’uso delle armi chimiche da parte governativa.
2)   E’ del 18 agosto l’arrivo del gruppo di inviati delle Nazioni unite in Siria per verificare l’utilizzo di armi chimiche nel paese. Proprio in questi giorni i tre si trovano nei pressi della capitale, mentre l’esercito sta nuovamente riconquistando terreno anche in quell’area da tempo sotto controllo dell’opposizione. Che senso avrebbe un simile attacco da parte dell’esercito arabo siriano?
3)   Un’altra coincidenza: era fissata per il 21 la riunione del Consiglio dei ministri dell’Unione europea, all’ordine del giorno anche la Siria.
4)   Si pensi poi  che la zona interessata (i villaggi di Zamalka e Ein Tarma) è poco distante sia dalle zone residenziali principali della capitale, abitate per lo più da siriani filogovernativi, sia dall’aeroporto militare di Mezzeh. Perché, allora, si sarebbe dovuto fare un attacco chimico all’aperto, sapendo bene che gli effetti si sarebbero diffusi fino a 10 km di distanza, quindi anche fino a quelle zone?
Una storia che si ripete 
A seguire una scheda su alcuni soltanto degli allarmi relativi alle armi chimiche in Siria (per non parlare della guerra scatenata da Bush contro l’Iraq nel 2003 con il pretesto delle armi di distruzione di massa). In molti casi hanno avuto un impatto favorevole all’opposizione armata.
Ricordiamo anche che diversi massacri sono stati puntualmente denunciati dall’opposizione proprio a ridosso di appuntamenti internazionali  importanti.
SCHEDA ALLARMI ARMI CHIMICHE
Tratta da Repubblica con alcune aggiunte.
20 agosto 2012: Esattamente un anno fa il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, minaccia di intervenire se il regime di Assad supererà la “linea rossa” e userà il suo arsenale chimico.
Nel dicembre 2012 la Nato deve decidere l’installazione dei missili Patriot in Turchia. La settimana precedente si assiste a una escalation di allarmi per le armi chimiche. Sarebbero state già preparate per essere usate dai bombardieri siriani. Così le perplessità di Olanda e Germania cadono e i Patriot vengono installati, con la scusa che servono per difendere la Turchia da eventuali lanci di armi chimiche.
19 marzo 2013: almeno 30 persone muoiono quando un razzo, presumibilmente caricato con componenti chimici, colpisce Khan al-Assal, nella provincia settentrionale di Aleppo. Governo e ribelli si accusano a vicenda dell’attacco.

25 aprile: L’intelligence Usa afferma di avere indizi sull’uso di armi chimiche da parte del regime. Il segretario di Stato John Kerry precisa tuttavia che non ci sono prove certe.
6 maggio: Carla del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, parla di prove sull’uso di gas Sarin da parte dei ribelli.

18 maggio: Assad accusa in un’intervista l’Occidente di usare l’espediente delle armi chimiche per giustificare un attacco contro la Siria, come avvenne con l’Iraq.
11 giugno: Le Nazioni Unite accettano un invito del governo di Damasco a recarsi in Siria per indagare sull’uso di armi chimiche a Khan al-Assal.
14 giugno: Gli Stati Uniti annunciano che la loro intelligence ha confermato i dossier sull’uso di armi chimiche da parte del regime e comincia a fornire assistenza militare ai ribelli.
9 luglio: La Russia annuncia che i suoi esperti hanno prelevato campioni di gas Sarin usato dai ribelli a Khan al-Assal e consegna un dossier di 80 pagine a Onu, Cina, Francia, Usa e Regno Unito.
24 luglio: AkeSellstrom, capo della commissione di inchiesta Onu, e Angela Kane, alto rappresentante Onu per il disarmo, si recano in Siria per negoziare i termini di un’indagine.
18 agosto: Una squadra di 20 membri, guidata da Sellstrom, arriva a Damasco per condurre indagini su tre siti che avrebbero subito attacchi chimici.
21 agosto: le forze di opposizione accusano il regime di aver usato gas nervino nei sobborghi orientali di Damasco. Viene convocata d’urgenza una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu richiesta da Usa, Francia e Gran Bretagna.



Venerdì 23 Agosto,2013 Ore: 08:53
 
 
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