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www.ildialogo.org SIRIA: DUE VESCOVI RAPITI. LA PACE SI ALLONTANA?,da Adista Notizie n. 17 del 04/05/2013

SIRIA: DUE VESCOVI RAPITI. LA PACE SI ALLONTANA?

da Adista Notizie n. 17 del 04/05/2013

37149. ROMA-ADISTA. Non c’è traccia, al momento, dei due vescovi ortodossi rapiti in Siria il 22 aprile, malgrado il giorno dopo si fossero diffuse notizie sulla loro liberazione. Si tratta del metropolita greco-ortodosso Boulos al-Yazigi – a lungo membro della Commissione mista di dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse – e del metropolita siro-ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, il cui impegno ecumenico è noto. Con loro, a bordo della macchina che è stata fermata nella zona tra Aleppo e il confine con la Turchia da un gruppo armato, erano il settantenne Fouad Elias, anch’egli a quanto pare scomparso, e un cattolico di rito latino, Fathallah, padre di tre figli, che è stato immediatamente assassinato con un colpo d’arma da fuoco alla testa. Non è dato di conoscere la paternità della brutale aggressione: un testimone avrebbe assicurato che i sequestratori «non avevano facce siriane». Tanto meno è chiaro il motivo del sequestro. I due vescovi erano in viaggio per trattare la liberazione di due sacerdoti rapiti il 9 febbraio, ortodosso greco l’uno, Maher Mafouz, cattolico armeno l’altro, Michel Kayyal (v. Adista Notizie n. 7/13). Notizia confermata da Aleppo dal nuovo amministratore apostolico della città siriana, p. George Abou Kazen, in un’intervista al Radiogiornale vaticano del 23 aprile. P. Kazen ha precisato di non sapere con chi stessero trattando i due vescovi. «Quando si contratta, com’è ben noto, questo avviene tramite la Croce Rossa o la Mezzaluna Rossa», ha spiegato. «Poi, si arriva a un accordo, ma non si sa mai chi è l’autore: non è mai in prima fila, viene sempre per terzo». Ma a monte il problema, sempre più complesso, è la violenza, che «non bisogna incoraggiare (…) dando le armi alla gente», bisogna «battersi per una giusta riconciliazione, per un dialogo fra tutti. Noi sappiamo bene che tutti gli altri dipendono da gente che è di fuori, da potenze che non sono siriane. Quindi, questi li incoraggiano alla violenza e alla guerra. Che li incoraggino per un dialogo piuttosto!».
Papa Francesco è subito intervenuto con un suo appello per la liberazione dei due vescovi ortodossi: «Chiedo a Dio – ha detto nell’udienza del 24 aprile – di illuminare i cuori». «Rinnovo l’invito che ho rivolto nel giorno di Pasqua affinché cessi lo spargimento di sangue, si presti la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione e si trovi quanto prima una soluzione politica alla crisi» siriana.
È stato il governo siriano di al Assad ad informare della cattura dei due vescovi con un comunicato in cui si legge: «Questa operazione terroristica completa il disegno di attacco a leader e intellettuali che ha già fatto una vittima fra le più prominenti figure di religiosi e accademici dell’islam, Mohamed Saed Ramadan Al Buti», il capo della federazione siriana degli ulema e imam della moschea degli Omayyadi di Damasco, ucciso in un attentato kamikaze contro la moschea lo scorso 22 marzo.
L’agenzia di notizie Sana, governativa, ha riferito che secondo le autorità siriane «gli autori del brutale sequestro sono mercenari ceceni che operano per il Fronte al Nusra». Tale gruppo, che ha ultimamente rivendicato l’appartenenza alla galassia di Al Qaeda e che ultimamente pare stia collezionando sul terreno sensibili successi, non è omologabile con la variegata opposizione, politica e armata, al governo siriano, perché nulla ha a che fare con la sollevazione iniziata dal popolo siriano un paio d’anni fa contro il regime di Assad. Se di quest’ultimo anche al Nusra vuole la fine è per instaurare un islamismo fondamentalista, jihadista, non certo per la democratizzazione del Paese. Che Assad, come il padre prima di lui, abbia mantenuto in vita per anni un regime illiberale è noto, ma la sua colpa agli occhi degli islamisti più radicali è stata ed è quella di aver dato al suo “regno” un carattere laico, tanto da avere avuto spesso dalla sua anche la comunità cristiana siriana (circa il 10% della popolazione). E tuttavia la matrice terroristica del sequestro dei due vescovi non è provata. Le molte azioni analoghe che si verificano sul campo del conflitto siriano sono spesso «una questione di denaro», sostiene il vescovo caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo.

Gli “Amici della Siria” temono i jihadisti
La diplomazia internazionale che supporta l’opposizione siriana è al momento alquanto imbarazzata dall’avanzata della componente jihaidista fra i ribelli anti-Assad. Tanto è emerso nella riunione dei Paesi “Amici della Siria” (11 fra occidentali e musulmani) svoltasi ad Istanbul il 19 aprile, dove i rappresentanti del Consiglio Nazionale che raccoglie varie anime della resistenza siriana hanno avuto un bel da fare a convincere gli “amici” che le armi che riceveranno non finiranno nelle mani dei fondamentalisti. E qualcosa sono riusciti a strappare. Per esempio lo stanziamento da parte dell’amministrazione nordamericana di altri 123 milioni di dollari di aiuti “non letali”, che si vanno ad aggiungere ai 60 milioni ottenuti a fine febbraio (v. Adista Notizie n. 10/13) e all’impegno assunto dagli Usa qualche giorno prima di inviare 200 soldati che stazioneranno in Giordania pronti ad intervenire in Siria. Questo non vuol dire che gli Usa abbiano sposato a qualsiasi costo la causa dei ribelli siriani. Il 18 aprile, il Wall Street Journal riportava le parole di un anonimo «alto funzionario Usa» che affermava: «Noi vogliamo la caduta di Assad domani, ma un rovesciamento totale delle istituzioni dal giorno alla notte non ha molto senso. Il gioco finale richiede una calibratura molto attenta che non inclini il sistema, senza volere, verso un gruppo che possa portare alla Siria del dopo-Assad che non vogliamo». «Washington non vuole – ricostruisce il quotidiano – che i ribelli rovescino le istituzioni, temendo una balcanizzazione del Paese, che minaccerebbe poi i Paesi vicini alleati degli Usa, ossia Turchia, Giordania e Iraq». Per questo si tenta ancora di convincere Assad «ad abbandonare la lotta e a lasciare il Paese», aprendo ad «una transazione politica ordinata che tuteli l’unità del Paese e gli interessi occidentali». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 04 Maggio,2013 Ore: 17:04
 
 
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