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www.ildialogo.org MALI: QUELLA «PICCOLA GUERRA MONDIALE» CHE NON PIACE ALLA BASE CRISTIANA  ,da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

MALI: QUELLA «PICCOLA GUERRA MONDIALE» CHE NON PIACE ALLA BASE CRISTIANA  

da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

37027. BAMAKO-ADISTA. Si sa, la crisi e sua “sorella” austerità divorano tutto quello che incontrano, senza guardare in faccia nessuno. Ma non la guerra che, come la morte, sembra l’unica inappellabile certezza delle potenze occidentali, sebbene in dissesto finanziario. E così, come un’orchestra diretta dal socialista presidente francese François Hollande – che nei primi 12 giorni di operazioni in Mali avrebbe già speso all’incirca 30 milioni di euro (Ansa, 23/1) – Usa, Canada, Gran Bretagna, Belgio, Danimarca stanno tutti sull’attenti, pronti ad offrire il loro know-how bellico in appoggio all’alleato francese che intanto, con circa 2mila uomini accanto all’esercito “regolare” maliano, prosegue l’offensiva di terra nel cuore nero della jihad africana. Non da ultima l’Italia, che ha deciso di inviare due aerei da trasporto e un aereo cisterna per il rifornimento in volo dei caccia francesi. D’altra parte, ha chiarito il 22 gennaio scorso in Parlamento il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola, «c’è una situazione di emergenza che va affrontata oggi. È necessario un ampio concorso alle operazioni militari per fermare l’avanzata jihadista nel Paese».
Il Vaticano intanto resta in silenzio. Mentre negli episcopati dell’Africa occidentale emergono posizioni discordanti circa l’intervento francese, «dall'inizio della guerra in Mali, la Santa Sede è rimasta in silenzio», rimarca il quotidiano cattolico francese La Croix (23/1). «Né la Segreteria di Stato, né il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, né il Pontificio Consiglio Cor Unum si sono fino ad oggi espressi in merito». Nonostante i due dicasteri vaticani, puntualizza La Croix, siano presieduti dai cardinali Peter Kodwo Appiah Turkson e Robert Sarah, entrambi originari dell’Africa occidentale.

La coscienza dei cittadini e dei credenti
Nonostante il vastissimo consenso della comunità internazionale sull’intervento in Mali, continua a levarsi il dissenso della base cattolica e laica. «Non vogliamo rassegnarci a un'altra guerra che sta ereditando armi e persone di quella libica», si legge in un comunicato di Pax Christi Italia del 19 gennaio. «L'impresa militare in Mali rischia di diventare “una piccola guerra mondiale” dagli esiti incontrollabili in un'area vastissima, politicamente fragilissima e socialmente complessa: dal Mali all'Algeria, dal Niger alla Nigeria, dalla Mauritania al Burkina Faso, dal Ciad al Corno d'Africa, dal Congo al Sudan, dall'Arabia saudita ai Paesi del Golfo, dall'Iraq alla Siria».
«Non possiamo accettare che la soluzione dei conflitti avvenga sempre con guerre che li alimentano e li aggravano in una spirale senza fine». Il movimento cristiano per la pace, poi, afferma di non voler aderire «al consenso quasi unanime verso operazioni militari mosse da logiche neocoloniali che difendono interessi vecchi e nuovi e il controllo di risorse preziose che i maliani non utilizzeranno (oro, petrolio, uranio e gas)». La soluzione è sempre lì a portata di mano, afferma ancora il comunicato: un rilancio della politica estera che veda come protagonista l’Unione Africana, sostenuta dall’Onu e dall’Unione Europea. Una relazione che si nutra di cooperazione, intelligence, diritto internazionale e non di armi. In chiusura, Pax Christi rilancia l’appello “preelettorale” del presidente nazionale, mons. Giovanni Giudici, a votare quei partiti che si impegnano concretamente in sostegno della pace e del disarmo (v. Adista Notizie n. 3/12): «Lo esigono il dolore di troppe vittime, la gravità della crisi economica, la coscienza di cittadini e credenti a 50 anni dalla Pacem in terris che definisce la guerra “pura follia”».

Sistema globale di sfruttamento
«L'arte della guerra è monotona». È come un rituale che si ripete. Ne è convinto p. Mauro Armanino, della Società delle Missioni Africane, dal 2011 missionario a Niamey, la capitale del Niger situata a poco più di 200 km dal confine con l’Azawad (nome con cui le milizie jihadiste d’occupazione definiscono la regione settentrionale del Mali). Nulla accade per caso, ricorda, in una lettera aperta, il missionario, elencando la congerie di traffici illeciti, sfruttamento, corruzione, risentimento e connivenze occidentali che, nel corso del tempo, hanno reso quel pezzo d’Africa instabile, preda dei più disparati appetiti e hanno infine preparato il terreno per l’ennesima guerra. Con grande gioia dell’industria delle armi.
«Cari connazionali le guerre sono il frutto dell'ipocrisia. Ci sono interessi di petrolio, gas, uranio, bauxite da proteggere o sviluppare ulteriormente. C'è un malessere spirituale che ha generato tutto ciò e questo risponde al nome di sistema globale di sfruttamento. Le multinazionali, le religioni e le istituzioni internazionali lo fiancheggiano. Le amicizie e gli interventi umanitari sono per sviluppare o difendere interessi particolari. La Libia, l'Afghanistan, l'Iraq, il Kossovo e gli interventi umanitari rispondono alla stessa logica bellica». (giampaolo petrucci)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Martedì 05 Febbraio,2013 Ore: 16:25
 
 
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