"Non capisco tutto questo", ha detto ad un commilitone, pochi giorni fa, l'ultimo soldato italiano ucciso in Afghanistan "in uno scontro a fuoco" (cioè dove sparano tutti). Ma era felice, il povero giovane, quando andando nei villaggi vedeva il sorriso dei bambini (dal GR1 del 29 ottobre 2012).
Anch'io ero bambino quando i sodati tedeschi occupavano l'Italia. Non si era soltanto e sempre nemici. Avevano occupato anche delle stanze in casa nostra. Venivano in cucina a prendere l'acqua. Insegnavano a noi bimbi come si dice luna in tedesco. Uno che sapeva fare giochi di prestigio una sera in casa, nella sua divisa grigia, tenne uno spettacolo mirabolante, e ci fece felici. Spero che sia stato felice anche lui. Ci vendettero delle parti di finimenti da cavallo, che per me e i miei fratelli diventarono la prima orgogliosa cintura di ottimo cuoio per i pantaloncini che ci faceva la mamma, fino ad allora tenuti su con un elastico. Un vivere insieme diseguale e armato è un brutto convivere, eppure è un vivere. Noi bimbi sapevamo che i tedeschi uccidevano i partigiani che conoscevamo, sequestravano gli animali dei contadini, compivano una grave ingiusta occupazione e volevamo la loro sconfitta. Capisco i bambini dei villaggi afghani, quando riescono a sorridere. Ma anch'io, come l'ultimo (per ora) soldatino italiano ucciso, "non capisco tutto questo".
Enrico Peyretti

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Lunedì 29 Ottobre,2012 Ore: 17:00