In questi giorni la guerra in Afghanistan compie 11 anni! Non è più bambina, ma anche se giovane ha già compiuto più guai di un vecchio delinquente incallito.

Noi italiani contiamo i "nostri" morti e, purtroppo, di fronte al 52° militare ammazzato, di sicuro la retorica militarista sull'eroismo coprirà anche il lutto umano della vittima.

Ma come cittadini del mondo cosa dobbiamo contare e a quale retorica dobbiamo affidare i nostri pensieri?

Cecilia Strada, sull'utlimo numero di "Emergency" (N. 64 - Settembre 2012) scrive:

«Dopo undici anni di quella che, ancora, viene beffardamente chiamata dai nostri politici "missione di pace", dopo centina­ia di migliaia di morti, feriti, mutilati, vedove, orfani, dopo oltre 4 miliardi di euro dei cittadini italiani investiti nelle opera­zioni militari, non se ne vede la fine. Nel mese di agosto abbiamo raggiunto, nei nostri Centri chirurgici, un triste record: il più alto numero di feriti di guerra rico­verati dal 2001 a oggi (e un ferito su tre aveva meno di quattordici anni)… Un ben triste risultato. La prova, se mai qualcuno avesse creduto il contrario, che la guerra non porta la pace: la guerra por­ta solo altra guerra, altri lutti, altra violen­za».

A noi non resta che esprimere le nostre condoglianze ai familiari della vittima e lottare perché il governo si ritiri da questa campagna di vergognosa e, non inutile, ma dannosa e costosa guerra!

Aldo Antonelli

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Sabato 27 Ottobre,2012 Ore: 14:50