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www.ildialogo.org Comunicazione militarizzata e abuso ideologico,di Mariano Quiroga

Comunicazione militarizzata e abuso ideologico

di Mariano Quiroga

Il seminario che si è svolto al Global Media Forum su forze armate e comunicazione ha rappresentato l'ufficializzazione di una situazione perversa: lo spazio comunicativo è un terreno bellico. Le armi dell'informazione vengono profondamente studiate dagli eserciti ed essi stessi insegnano come combattere sul terreno della comunicazione.

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Image by: Pressenza

Pressenza Bonn, 6/28/12 Con il pretesto del terrorismo o della ribellione ai poteri costituiti si lanciano nella battaglia i servizi mediatici dell'esercito. Quali notizie dare? Come dar conto dei fatti per vincere la battaglia mediatica? Come adattare il messaggio al contesto culturale, religioso o geografico?

Strategie di comunicazione, ma dai posti di comando. Erich Mosblech, tenente ancora in attività, non ci ha fatto scoprire nulla che già non sapevamo, ma questo tipo di "sincerità dannosa" ci fa vedere dal punto di vista tecnico come vengono elaborate le strategie utilizzate, per esempio, dai 129 militari dell'International Security Assistance Force (ISAF) che operavano in Afghanistan.

La relazione del capitano Valeria Diefenbach parte dall'esperienza operativa nelle missioni militari, mostrandoci alcuni esempi dei metodi impiegati in Afghanistan (canali televisivi, trasmissioni radio, pubblicazioni varie), con i contenuti dei programmi, le linee editoriali, le lingue utilizzate. E le istruzioni precise alle popolazioni: non uscire nelle strade, non preoccuparsi delle azioni dei soldati, dare informazioni sulle posizioni dei "ribelli".

La guerra di comunicazione occupa l'esercito che vi dispiega tutto il suo arsenale propagandistico. La giornalista serba Zana Cimili ci fa conoscere sia il funzionamento in Kosovo sia la situazione attuale. Naturalmente le informazioni più confidenziali non circolano, ma questo sguardo ravvicinato ci permette di capire meglio perché è stato l'esercito tedesco a informare i soldati francesi sull'ubicazione precisa di Gheddafi in modo che potessero inviare i propri sicari locali, esaltati dalla possibilità di essere loro ad uccidere il dittatore libico.

Il dilemma sull'indipendenza dei media non ha avuto una risposta franca da parte dei militari, che con il pretesto di dover servire la patria e di salvare la vita di bambini innocenti si riservano il diritto di controllare i media di cui hanno bisogno per raggiungere i propri obiettivi. Il fatto che si tratti di forze armate che rispondono a paesi democratici sembra servire da alibi per giustificare le proprie azioni.

Guido Westerwelle

Così come i militari non hanno modificato di una virgola i testi che avevano già pronti e che certamente erano stati approvati dai loro superiori, neanche il ministro degli affari esteri tedesco Guido Westerwelle si è allontanato di un millimetro dalla ideologia corporativista tedesca che tiene in ginocchio mezza Europa.

Intentendo porsi come un tipo simpatico e giocoso, il suo discorso inevitabilmente faceva venire in mente quei leader che, impregnati dei propri superpoteri, credono di avere l'autorità per dettare legge al resto del mondo. C’è bisogno di discutere sul come sviluppare l'educazione verso una cultura di pace? Il signor Westerwelle ha la risposta pronta. Per quale motivo pensare di trasformare le istituzioni verso una forma più democratica e che veda l'essere umano come centro del cambiamento e non come uno spettatore o un semplice consumatore? Non c'è da preoccuparsi, Guido ha tutte le risposte ed è tanto generoso da condividerle con tutti.

Ma è rimasto piuttosto sconcertato di fronte alle parole di un fotografo del Bangladesh che gli ha detto: "Signor Westerwelle, lei dice che l'educazione porta alla pace, che potenziando l'educazione si raggiunge la pace. Voglio solo farle notare che quelli che vanno lanciando bombe in giro per il mondo sono persone molto acculturate. E quando lei parla del ruolo delle Nazioni Unite mi sembra che dimentichi l’esistenza del Consiglio di Sicurezza che controlla e censura tutte le risoluzioni degli altri membri. Questo consiglio è composto dai 5 maggiori produttori di armi al mondo. Porre la pace e la sicurezza nelle loro mani è come lasciare i nostri figli alle cure di un'orda di pedofili."

Riportare qui la risposta evasiva del ministro potrebbe essere interpretato come parte di una campagna a discredito del politico tedesco. Quello che è interessante, è vedere come l'assenza di un dibattito, di un confronto ideologico, alimenti l’idea di supremazia intellettuale che i dirigenti tedeschi si portano dietro. Bisognerebbe vedere cosa succederebbe se si discutessero gli ordini della divina Banca Centrale Europea, e se si chiedesse al FMI e alla Banca Mondiale di fornire un esempio di paese, città, o comunità che abbiano conseguito un qualche progresso seguendo le loro ricette. Naturalmente, senza portar danni ad altri.

Traduzione dallo spagnolo di Giuseppina Vecchia

Artico da Pressena.com



Venerd́ 29 Giugno,2012 Ore: 11:01
 
 
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