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Chi c'è dietro le bombe in Siria

L'appello del patriarca melkita Gregorio III Laham


 

"Una barbarie senza precedenti. Il mondo dica basta”

... "interessi inconfessabili bruciano come sale sulle ferite aperte di un’intera regione del mondo”...

L'appello del patriarca melkita Gregorio III Laham dopo l’attentato a Damasco che ha causato almeno 55 morti. La nota della Santa Sede con le parole di Padre Federico Lombardi
“Eravamo in preghiera nella cappella della cattedrale quando un forte boato ha mandato in frantumi tutti i vetri. Le mura della sala sono state come scosse da uno spostamento d’aria improvviso, abbiamo pensato a un terremoto”. Monsignor Gregorios Laham III, patriarca dei greco-melkiti di Antiochia e di tutto l’Oriente descrive all’agenzia MISNA gli attimi di terrore che hanno accompagnato ieri mattina il duplice attentato nella capitale siriana.
La cattedrale di Bab Sharqi, alla fine della ‘via Recta’, che conduce alla cappella di Anania (il martire cristiano che fece recuperare la vista a San Paolo, ndr) si trova a due forse tre chilometri dal luogo dell’esplosione che ha causato finora, secondo un bilancio provvisorio, almeno 55 morti e oltre 300 feriti.
“Alla televisione hanno mostrato le immagini di un immenso cratere, automobili e palazzi divelti, sangue dappertutto. Il pullmino dei bambini che vengono a scuola da noi era passato per quella strada appena 10 minuti prima. È un miracolo che non siano rimasti coinvolti” racconta il religioso, presidente dell’assemblea della gerarchia cattolica in Siria,  condannando “un atto di barbarie senza precedenti in Siria, che ha mostrato il vero volto delle forze che si agitano dietro quest’assurda guerra di propaganda”.
La voce del patriarca, scossa dall’emozione nel giorno del peggior attentato della storia recente del paese si leva anche contro il mondo che “non ascolta le grida di angoscia del popolo siriano”. Come nel caso della vicina Palestina, “anche in questo angolo, finora inviolato della Terra Santa, scorre oggi il sangue di gente innocente” avverte il patriarca, sottolineando che “da 63 anni la Terra Santa attende la pace, nel silenzio e nell’indifferenza del mondo, che finora ha concesso solo parole vuote”.
È arrivato il momento “di finirla con le parodie di una politica dal volto doppio, le cui promesse non mantenute e i cui interessi inconfessabili bruciano come sale sulle ferite aperte di un’intera regione del mondo” insiste monsignor Laham, chiedendosi polemicamente “Cosa sarebbe successo se invece che a Damasco, in Siria, un attentato del genere si fosse verificato a Tel Aviv o Gerusalemme?”.
“Il mondo – conclude – non può permettere che l’odio e la guerra inghiottano il Medio Oriente in un gorgo senza fondo. È ora di dire basta”.
Gli attentati di Damasco "dovrebbero spingere tutti ad operare una svolta per un rafforzato impegno nel dare attuazione al Piano Annan, che è stato accettato dalle parti in conflitto".
Lo afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Secondo il Vaticano, "gli attentati di ieri attestano inoltre che la situazione in Siria richiede un impegno congiunto e deciso da parte di tutta la comunità internazionale perchè si ponga in atto quel Piano e al più presto siano inviati altri Osservatori". Per la Santa Sede, "è sempre più attuale l’appello formulato dal Santo Padre il giorno di Pasqua: occorre intraprendere senza indugio la via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione".



Mercoledì 16 Maggio,2012 Ore: 17:26
 
 
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