Arrivo a piazzale dei Partigiani con la metro assieme a mia figlia Sarah e a una sorella italiana. Pioviggina e se non fosse per i militanti di “Socialismo Rivoluzionario” che volantinano davanti alla Stazione Ostiense, nessuno si sarebbe accorto del corteo. Eppure la comunità siriana ha organizzato parecchi pullman dal Nord.

Nel corteo, aperto dal comitato promotore della manifestazione, oltre al presidente della Tavola della Pace Flavio Lotti ci sono soprattutto i siriani, moltissimi dei quali fanno parte dell'UCOII. Sono gli stessi che sono scesi in piazza da un anno a questa parte non solo per la Siria e per gli altri paesi del risveglio islamico, ma anche per il popolo palestinese, specialmente per Gaza, contro ogni guerra a fianco dei popoli, islamici e non, massacrati dall'imperialismo USA.

Eppure a sinistra la polemica è stata molto forte perché quello che il popolo siriano più teme, oltre ad Assad, e senz'altro l'ipotesi terrificante di un intervento NATO, che farebbe della Siria un paese distrutto dalla guerra civile e dalle bombe NATO, come è stato già per l'Iraq e più recentemente per la Libia, per non parlare di Afghanistan e Somalia.

La destabilizzazione della Siria metterebbe in difficoltà certamente l'Iran ma soprattutto Israele che si vedrebbe circondato da paesi democratici in cui sono forti i partiti islamisti e la popolazione sostiene il popolo palestinese

Se cadesse Assad le potenze internazionali si troverebbero davanti alla possibilità di una reale democrazia in un altro paese islamico, un'ipotesi a cui nessuno credeva fino a pochi anni fa. Esse potrebbero essere tentate dal giocare la carta della guerra civile utilizzando fazioni armate per garantirsi l'influenza politica ed economica del paese, creare disordine o addirittura invadere la Siria trasformandola in un nuovo Iraq. Anche in Siria ci sarebbe l'incognita dei fratelli musulmani, che hanno pagato un prezzo altissimo in termini di martiri, d'imprigionati, di torturati e che probabilmente già oggi sono il primo partito del paese. Allo stesso modo dell'America latina le masse islamiche stanno ponendo le basi per un nuovo ordine mondiale, quello dei popoli e non quello degli imperialisti.

Tra gli interventi dal palco dopo il corteo da segnalare quello del presidente della Tavola della Pace, Flavio Lotti, che ha sottolineato come novità storica nei paesi arabi l'uso della “non violenza”, che, secondo lui, “in Siria si sta realizzando anche in presenza della spietata repressione del regime per evitare che l'uso delle armi da parte dei ribelli porti ad una irachenizzazione del conflitto”. E' seguito l'intervento di un esponente di “Socialismo Rivoluzionario”, di nome Claudio. Egli ha espresso la speranza che il popolo siriano possa pacificamente far crollare la dittatura e la sua ammirazione per le popolazioni islamiche che, cambiando la vita di tutti i giorni, tengono in piedi le società di quei paesi che la dittatura vuole annichilire. Effettivamente la rivoluzione non è semplicemente la presa del potere e non si fa necessariamente con la violenza viceversa in questa fase storica si è capito che se ognuno non cambia i punti di riferimento della propria vita la rivoluzione non è che un evento esteriore che non può essere duraturo come ha dimostrato la rivoluzione russa. Ha concluso affermando che questa manifestazione non chiede affatto un intervento esterno, tanto meno da parte imperialista, a sostegno del popolo siriano, al contrario vuole la solidarietà del popolo italiano ed una risoluzione pacifica in senso democratico purché vada via il tiranno.

Purtroppo questo non e stato capito.

Le parole d'ordine si possono riassumere in libertà, democrazia, pace e dignità.

Amina Salina

Le foto che di seguito pubblichiamo sono di Samah dell'associazione Giovani Musulmani Italiani che ringraziamo

Martedì 21 Febbraio,2012 Ore: 16:05