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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org ABU SALIM,di CARLO SANSONETTI

ABU SALIM

di CARLO SANSONETTI

[Ringraziamo Carlo Sansonetti (per contatti: sansonetti.carlo@gmail.com) per questo intervento.
Carlo Sansonetti Garroni, nato nel 1951, ha vissuto sedici anni in comunita' per tossicodipendenti, in Italia e all'estero; e' stato parroco di Attigliano (Tr) dal 1999 al 2010 ed e' stato fra i fondatori dell'Associazione Sulla Strada onlus (www.sullastradaonlus.it) alle cui attivita' si sta dedicando a tempo pieno fin dall'anno scorso. Cfr. anche le interviste nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 353 e n. 650]

Ad Abu Salim, quartiere di Tripoli, ultimo bastione di Geddafi, oggi la televisione araba Al Jazira ha fatto la macabra scoperta che, in questi giorni di guerra, nell'ospedale sono morte piu' cento persone, piu' di cento pazienti, per essere stati lasciati senza medici e cure per giorni e giorni. Erano riversi, alcuni nei loro letti, altri vicino alle immondizie - forse in cerca disperata di cibo - e altri ancora erano immersi nei loro stessi escrementi.
L'ospedale che prima aveva piu' di un centinaio di specialisti nelle varie branche di medicina, e' stato lasciato senza medici e infermieri. I soldati hanno impedito loro di accedervi (non importa di quale esercito erano i soldati, perche' non esiste esercito, nei tempi passati come nella odierna modernita' democratica, senza colpe continue di questo tipo). I soldati hanno loro impedito, per ragioni sconosciute a chi possiede ancora un po' di umanita', che il personale sanitario si avvicinasse ed entrasse in ospedale.
Oggi, all'indomani della "liberazione", l'ospedale ha sette assistenti, di cui soltanto due sono medici. Sono arrivati finalmente loro per cercare di salvare i salvabili e far morire senza troppi dolori chi e' in agonia.
La causa della morte di quelle cento e piu' persone, uomini, donne, bambini e anziani, e' stata la guerra.
*
Da persone civili dobbiamo chiederci una volta ancora se la guerra e' cosa possibile ancora oggi.
Certo, finche' ci saranno eserciti, la guerra non soltanto sara' possibile, ma addirittura "necessaria".
Oggi, le industrie che sono foraggiate dalla guerra, Fiat e Finmeccanica in testa qui in Italia, chiedono guerra e la foraggiano.
Soltanto l'Italia, in questi giorni di crisi economica e di sacrifici, spende, ogni giorno, piu' di 75 milioni di euro per le sue guerre in Afganistan e in Libia e per le sue ricerche nella difesa armata.
Non e' la sete di giustizia, non e' la ricerca della pace, non e' la lotta al terrorismo, ma le industrie belliche sono quelle che chiedono e rendono necessarie le guerre.
E, prima di quelle, rendono necessari gli eserciti.
E questo soltanto per avidita' di denaro.
L'esercito e' l'istituzione socio-politica piu' aberrante che esista, perche' vive della morte delle persone, anche quelle malate, ricoverate in un ospedale, e la cui morte sara' contrabbandata come "effetto collaterale" dell'azione bellica. L'esercito e' l'espressione malata del maschilismo imperante nel mondo.
Basta! Basta!
Solo la parte femminile che e' in ciascuno di noi, rendera' possibile l'eliminazione degli eserciti.
In Costa Rica, unico paese al mondo senza esercito, c'e' scritto da qualche parte: "Dichosa la madre costarricense, que al dar a luz, sabe que su hijo nunca sera' soldado!" ("Felice la madre costaricense, che al partorire sa che suo figlio mai sara' soldato!").
*
Il mondo, le nazioni, possono vivere senza esercito.
Basta organizzare meglio e addestrare ai metodi nonviolenti polizia e altri corpi di ordine pubblico.
Basta renderci conto che oggi come oggi e' possibile formare al dialogo e, addirittura, al metodo del consenso, le nuove generazioni. Anche di politici.
Basta renderci conto che la pace si costruisce e la giustizia si fa attraverso la solidarieta' civile, locale, nazionale, internazionale e globale.

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 661 del 28 agosto 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Domenica 28 Agosto,2011 Ore: 15:41
 
 
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