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www.ildialogo.org Costernazione della moderatora Bonafede per l'escalation militare,di Agenzia NEV del 23/03/2011

Libia.
Costernazione della moderatora Bonafede per l'escalation militare

di Agenzia NEV del 23/03/2011

Voci preoccupate anche dai battisti, mentre "Riforma" ricorda l'art. 11 della Costituzione


Roma (NEV), 23 marzo 2011 - A pochi giorni dall'inizio dell'operazione ''Odissea all'Alba'' - avviata dopo l'approvazione della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - che istituisce una no-fly zone sulla Libia settentrionale chiedendo l’immediato cessate il fuoco in Libia e la fine degli attacchi contro i civili - Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, ha espresso viva costernazione per l'operazione che coinvolge anche l'apparato militare italiano. “L'escalation in Libia va oltre la strategia di istituire una no fly zone e si configura come un intervento militare che non capiamo e che rischia di provocare una vera e propria guerra. Le bombe non costruiscono la democrazia - ha dichiarato Maria Bonafede -. Come credente affermo il valore della libertà degli individui e dei popoli, negata da violente dittature come quella del colonnello Gheddafi. Ma la piena solidarietà nei confronti di chi lotta contro la dittatura non può giustificare un intervento militare su larga scala. Al tempo stesso – conclude Bonafede – sento il dovere umanitario di garantire protezione ed accoglienza ai rifugiati che scappano dalla Libia o che il regime libico, purtroppo con il colpevole sostegno italiano, detiene nelle proprie carceri. Di fronte a questa crisi le nostre chiese intendono svolgere la loro parte con le proprie risorse e con l’otto per mille, con spirito di verità, determinazione e coraggio”.
Sul conflitto in Libia il sito dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), www.ucebi.it, propone un intervento del pastore Salvatore Rapisarda. Secondo Rapisarda “la lotta non violenta ci chiama a sostenere i diritti umani, a cominciare dall’autodeterminazione dei popoli, ma non ci chiama ad avallare la guerra”. La guerra infatti rappresenta il “fallimento della ragione e della capacità di dialogare” e “col suo carico di lutti, sofferenze, distruzioni e odio non può essere giustificata con ragioni umanitarie o politiche”, anche perché, al di là delle motivazioni di facciata, le guerre sono spesso ingaggiate “per fini di egemonia territoriale e di sfruttamento economico”. Per questo “è auspicabile perseguire ogni sforzo diplomatico che fermi la guerra e tuteli i diritti delle minoranze in Libia, come in molte altre parti del mondo”, ha concluso Rapisarda.
Il settimanale delle chiese valdesi, metodiste e battiste "Riforma" venerdì prossimo, esce in prima pagina con una riflessione intitolata "Pregare per la Libia, pregare per la pace". Di solito dell'art. 11 della Costituzione italiana si cita la prima parte, scrive Riforma, "Il ripudio della guerra", ma ce n'è anche una seconda che mette l'accento sull’impegno a "non tollerare le dittature". "La tensione dialettica fra queste due parti è fortissima e la responsabilità di scegliere è tremenda. È chiaro che non esiste una guerra 'pulita', senza effetti collaterali, ma il pacifismo a tutti i costi - si legge - avrebbe consentito al nazismo di proseguire nei suoi crimini. Però è anche illusorio pensare che si possano colpire gli obiettivi militari intervenendo solo dall’aria, che possa esistere una 'guerra a metà', come insegnano molte esperienze recenti". Mentre dominano i sentimenti dell'angoscia, confusione e impotenza, Riforma invita alla preghiera, "anche se può sembrare poca cosa".


Giovedì 24 Marzo,2011 Ore: 16:32
 
 
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