- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (231) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org A margine di una guerra persa in partenza,di Rosario Amico Roxas

A margine di una guerra persa in partenza

di Rosario Amico Roxas

I tentennamenti dell’America e di Obama, provocati dal potere che esercitano le lobby delle armi, rischia di far ritrovare l’America con tutto il mondo arabo contrario.
Bush ce la mise tutta per inimicarsi quella larga fetta dell’umanità, colpevole, agli occhi del più criminale presidente che mai abbia avuto l’America, di possedere il petrolio; cosa che per Bush, petroliere associato alla famiglia Bin Laden, rappresentava un ghiotto bocconcino.
Non poteva dichiarare una guerra unilaterale, ma trovò subito l’Inghilterra come parte attiva; gli serviva qualche altro utile idiota occidentale, facile da convincere, e lo trovò nel presidente del consiglio di una italietta azzoppata da “mani pulite” che si era illusa di aver trovato la stampella giusta. Contestualmente alla partenza del contingente italiano per l’Iraq , in “missione di pace”, infatti,  le aziende fallimentari del cavaliere ricevettero finanziamenti in dollari per 6,5 miliardi…. Si dirà che si è trattato di una coincidenza casuale, ma appare difficile da credere che tali finanziatori americani non avessero trovato altri siti più credibili sui quali riversare i loro quattrini.
Ricordiamo ancora la faccia di bronzo di Bush quando si recò sulla portaerei travestito da pilota belligerante, per annunciare “Missione compiuta, abbiamo vinto, la guerra è finita”.
Era finita la prima fase della guerra, quella non combattuta, dove i bombardieri americani bombardavano un esercito in fuga, i caccia cercavano gli omologhi iracheni, senza trovarne traccia, la flotta americana nel Mar Rosso aspirava allo scontro ma rimaneva sperduta in alto mare; furono bombardati mercati nell’ora di punta, moschee nell’ora della preghiera, banchetti di nozze, autobus carichi di studenti, mentre il super-carcere di Abu Ghraib nascondeva le torture ai prigionieri.
Questa miscela di sopraffazioni generò un odio naturale, spontaneo, perché non c’è famiglia in Iraq che non abbia avuto vittime in quella guerra, mentre il TG4 del mellifluo Fede, faceva la radiocronaca del bombardamento a Bagdad, come se si trattasse di un evento ordinario, con lo scopo ben preciso di neutralizzare l’orrore di quello spettacolo che generava morte e distruzione.
Fu l’inizio di quello che viene chiamato “terrorismo”, esattamente come se avessimo chiamato “terroristi” i partigiani che combattevano il nazismo e il fascismo.
Ma la cultura liberista e pragmatica di Bush e del suo entourage non permetteva di capire cosa sarebbe sgusciato fuori da quel vespaio dove avevano infilato le mani per rubare il petrolio.
Bush  era riuscito a coinvolgere l'alta borghesia dalla sua parte, garantendo guadagni iperbolici, in cambio di che ? In cambio della loro leadership politica e religiosa, infatti tutti i capi di stato in quell'area del petrolio sono anche i capi religiosi di una delle tante sette in cui hanno frazionato l'Islam. Utilizzando questa leadership politico-religiosa hanno convinto i sudditi/schiavi a combattere una nuova guerra santa, che non è contro lo straniero invasore, ma contro la setta opposta: l'integralismo islamico promuove la lotta di classe e la religione si trasforma in uno strumento di dominio di classe.
Per secoli le varie borghesie islamiche, d’etnia araba, magrebina o asiatica, perlopiù nella veste istituzionale monarchica ma non solo, hanno usato la religione come mezzo per giustificare il loro potere politico. Anche in tempi più recenti,
Il richiamo alla diretta discendenza di Maometto o l’identificarsi con una particolare confessione islamica, si presenta come il suggello al privilegio politico e quindi economico, in una sorta d’imprimatur al dominio di classe.
Gli esempi sono infiniti.
Il defunto re Hassan II del Marocco amava ricordare ai suoi sudditi di essere discendente diretto di Maometto; altrettanto è il comportamento del figlio che gli è succeduto al potere.
Il vecchio re Hussein di Giordania preferiva definirsi re degli Hascemiti, tribù d’appartenenza di un antenato di Maometto, piuttosto che re dei Giordani.
I Saud hanno sempre giustificato la legittimità del loro potere identificandosi con la confessione religiosa del Wahabbismo.
Lo stesso dicasi per le esperienze degli Emirati del Golfo persico, non ultima quella degli Al Sabbah del Kuwait, o quelle Yemenite e Omanite della teocrazia degli Immam.
Nella Siria presidenziale e repubblicana di Hafez el Assad, talmente presidenziale da non poterla distinguere da una monarchia assoluta, non è estraneo il richiamo alla sua confessione alawita in campo religioso.
Un altro esempio è fornito dal “socialista progressista” Walid Jhumblat che in terra libanese governa sull’enclave drusa in nome di quel Al Darazi che secoli fa fondò una delle tante scissioni confessionali sciite, dando vita allo stesso movimento politico druso di cui oggi Walid, come negli anni settanta il padre, ne è principe e padrone.
Escono da questo quadro quelle borghesie che, negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, in chiave anti coloniale, ma all’interno della guerra fredda, in altre parole sotto l’influenza diretta o mediata dell’imperialismo sovietico, si sono proposte in termini laici e/o socialisteggianti, in rappresentanza di un nazionalismo arabo che esprimeva conati di progressismo politico ed economico umiliati da quel polo imperialistico che a suon di slogan li aveva favoriti.
Gli interessi economici e politici che sono alla base della conflittualità interborghese, vengono giocati sul tavolo della legittimità religiosa, proposti alle masse sia in termini elettorali che di scontro frontale, come massa di manovra da usare a tutto campo. Contro il potere per il potere, quale involucro dell’interesse finanziario, legato alla rendita petrolifera e alle mediazioni parassitarie che ne conseguono, quasi mai come condizione dello sviluppo economico e sociale come succedeva agli inizi del secolo scorso per le borghesie europee.
E’ così che Bush si è inimicato tutti i sovrani del M.O. perché ne ha sfruttato la leadeship per i suoi fini e adesso li ha condotti al macello economico della sua finanza inventiva.
Ma il M.O. avrà i modi di riprendersi perché possiede tanto di quel petrolio da tamponare le perdite, mentre l’America di Bush ha lasciato a Obama  solo una frana inarrestabile di debiti che la sta sommergendo, insieme a buona parte del mondo occidentale, ostinatamente liberista, capitalista e imperialista.
Queste le difficoltà ereditate da Obama, per superare le quali cerca partner in Europa e non più vassalli; per questo nel suo tour d’Europa scavalcò l’italietta berlusconiana, che tiene fede agli impegni assunti con Bush, (e lautamente retribuiti) mantenendo un contingente in missione di pace che chiede, per bocca di un fanatico ministro della difesa, di armare gli aerei con le ben note bombe a grappolo, con testata all’uranio impoverito, ovviamente fornite dalle industrie americane che pagano anche le provvigioni.
Rosario Amico Roxas


Mercoledì 13 Ottobre,2010 Ore: 15:16
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
No guerra

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info