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Al TNP di New York nessuna Pallacorda all'orizzonte

di Alfonso Navarra

6.500 km circa è la distanza tra Milano e New York. Ma, pur trovandosi all'altro capo dell'Oceano, se si seguono le fonti ufficiali, se si recepiscono testimonianze attendibili, e soprattutto se si ha nella testa un quadro realistico del parallelogramma delle forze, è già possibile pronosticare l'essenza di quello che succederà alla nona revisione del TNP, nel momento in cui i lavori si avviano alla conclusione (termineranno il 22 maggio).
Il principio dell'"antigiornalismo" è: riflettere su ciò che emerge con evidenza (trattare come un mistero ciò che appare chiaro, ad es. la dichiarazione ufficiale) è meglio che non origliare nei corridoi delle ambasciate e rovistare tra la spazzatura degli uffici in cerca dello scoop. La presenza sul campo non è garanzia di comprensione delle cose, come testimoniano i viaggi degli intellettuali nella Russia staliniana, che scambiavano un regime di terrore e di oppressione per un contesto in cui si stava preparando il "Paradiso dei lavoratori". In un certo senso avevano ragione: il "comunismo reale" ne stava mandando a milioni (è il calcolo di Nikita Krushev al XX Congresso del PCUS, non di agenti della CIA!), con le deportazioni e i gulag, all'altro mondo!
Dice un proverbio tedesco: "Chi non ha cervello usa le gambe". L'esperienza pratica delle cose è essenziale, ma se non si ha un quadro teorico di riferimento accumulare dati in presa diretta non porta a nulla. "Senza teoria rivoluzionaria niente movimento rivoluzionario": chi lo affermò? La teoria di cui stiamo parlando deve ovviamente essere formulata con metodo diciamo scientifico, cioé deve partire dai dati, dai fatti, per spiegarli e prevederli: l'opposto dell'ideologia che strumentalizza i fatti per confermare le pseudo-asserzioni teoriche.
Ma non facciamola troppo lunga. Allora cosa succederà a New York, dove appare chiaro, evidente nelle dichiarazioni pubbliche, il contrasto crescente tra le potenze nucleari ed i Paesi non nucleari? Leggo le testimonianze di giovani attivisti di ONG presenti al Palazzo delle Nazioni Unite e sembra quasi si stia preparando una specie di Pallacorda. Rispolverate i libri del Liceo: i rappresentanti del Terzo Stato nel 1789 abbandonarono la riunione ufficiale (gli "Stati generali" convocati da Luigi XIV), si adunarono in una palestra a fianco e si proclamarano Assemblea Nazionale iniziando il processo rivoluzionario.
Ebbene, mi sento di dire a questi giovani ed entusiasti amici, presenti sul posto, non credo proprio che al Palazzo delle Nazioni Unite assisteremo ad una nuova Pallacorda. Sì, il Sud Africa tuona, l'Irlanda protesta, Cuba si indigna, l'Austria proclama solennemente che il suo "Impegno" diventa "Umanitario" con ben 90 followers: e allora? Queste delegazioni abbandoneranno forse la "gabbia" ufficiale, si riuniranno in una stanza a latere per proclamare che loro sono i rappresentanti della sicurezza dei popoli del mondo e quindi da quel momento in poi - lasciando da soli i P5 - cominceranno a negoziare il trattato per la proibizione delle armi nucleari?
Mi sento di escluderlo per i seguenti motivi, che ho spiegato più volte:
- la motivazione "rivoluzionaria" di questi Paesi è debole, nessun governo ha come priorità delle priorità, come sarebbe invece giusto e necessario, il disarmo nucleare;
- molti di questi governi sono la feccia dell'umanità, servili e fragili oltre che dittatoriali, pronti a vendersi al primo offerente e litigiosi su stupidissime rivendicazioni identitarie;
- l'approccio umanitario è "riformista" e l'Austria, terzo pilastro organizzativo del TNP (Vienna è sede della AIEA), lo dice chiaro e tondo: noi vogliamo realizzare il vero "spirito" del TNP che è perseguire l'obiettivo del disarmo (ma dai che o ci siete o ci fate!);
- la base per il cambio di paradigma non può essere: "la Bomba se esplode fa una grande bua, non saremmo in grado di assistere le vittime dopo una esplosione": al centro va messa la realtà del rischio di guerra nucleare per errore (la si cita, ma appunto, non si è metabolizzato che è il punto chiave della situazione atomica);
- manca la teoria rivoluzionaria del "diritto alla sopravvivenza della specie umana": quindi senza teoria rivoluzionaria niente movimento rivoluzionario.
E mi fermo qui. Ne deriva che il parallelogramma delle forze sfornerà a New York l'esito del "compromesso-pastrocchio". Potrei anche provare ad anticiparlo nei suoi termini dall'altro capo del mondo. Ma preferisco, al momento, sperare di essere smentito dai fatti e vedere il ministro austriaco chiamare a raccolta i suoi followers fuori dall'aula magna: "Da questo momento in poi siamo noi qui riuniti in questa saletta marginale, TNP o non TNP, che andiamo a riempire il gap legale per la proibizione e l'eliminazione delle armi nucleari. Lo giuriamo solennemente e cominciamo subito a darci da fare in questo senso!"
Dopo New York abbiamo comunque, i disarmisti esigenti, due direttrici di lavoro e forse ci conviene seguirle entrambe:
1- supportare l'iniziativa dell'Austria, che è sempre meglio di niente e magari conduce a sbochi imprevisti (le vie delle Storia sono tortuose e non seguono la logica cartesiana);
2- convincere i latino-americani a riformulare e "globalizzare" il loro trattato continentale di denuclearizzazione: la Pallacorda può partire dall'Avana o da Brasilia...
Sia nell'uno che nell'altro percorso penso che dovremmo cercare di arruolare Papa Francesco e magari Alex Zanotelli può aiutarci a contattarlo e a sensibilizzarlo: bussate e vi sarà aperto!



Mercoledì 20 Maggio,2015 Ore: 13:28
 
 
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