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www.ildialogo.org Gli F35 non servono solo se si ha una visione alternativa della difesa e della sicurezza,di Alfonso Navarra

Gli F35 non servono solo se si ha una visione alternativa della difesa e della sicurezza

di Alfonso Navarra

Di Alfonso Navarra – vicepresidente dell’Associazione Energia Felice – Fermiamo chi scherza col fuoco atomico (www.osmdpn.it)
Gli F35 non sono uno spreco ma servono se si ha presente che la dimensione nucleare è decisiva nell'assetto difensivo vigente. Quello che c’è, non quello che la “gente”, disinformata, immagina che ci sia. E nella “gente” dobbiamo purtroppo includere la massima parte degli stessi attivisti pacifisti.
Non dimentichiamo che, ufficialmente, per la NATO, la deterrenza nucleare è la "suprema garanzia di sicurezza", come afferma il suo "Concetto Strategico" del 50ennale.
A Lisbona nel 2010 si è adottata una dottrina strategica che prevede un ridimensionamento del ruolo dell’arsenale atomico, però solo “su basi di reciprocità”, cioè se la Russia concorda nel fare altrettanto.
Non è chiaro se, dalla NATO, Mosca continua ad essere considerata un nemico. Qualche volta sì, qualche volta no: è partner esterno della NATO – è stato istituito un Consiglio Russia-NATO, però è vista come un alleato malfidato, l’ex nemico n. 1, sempre sotto esame. E comunque il Presidente USA Obama, in visita in Italia, ha ribadito che è un attore decaduto allo status di “potenza regionale”.
Traduciamo: è bene che la Russia sia un partner, ma un po’ di sfiducia nei suoi confronti è sana precauzione e si ricordi che deve giocare un ruolo locale subalterno, deve rinunciare alla sua pretesa di monopolio in “Eurasia”.
Da parte russa, la NATO non è più considerata nemico, nemmeno in via ipotetica.
La strategia di Mosca è analoga a quella francese: difesa a 360 gradi, con – di diverso - una particolare attenzione ai rischi di instabilità che vengono dalle repubbliche dell' ex impero sovietico, dove il Cremlino si riserva in qualche modo un diritto di intervento, ma sempre nel quadro di un mandato internazionale.
Nemici o non nemici, alleati, soci, partner o meno, fatto sta che sia USA che Russia, nella dimensione nucleare, si guardano in cagnesco mantenendo – come ricorda Stéphane Hessel in ESIGETE! (Ediesse, 2014, a cura di Mario Agostinelli, Luigi Mosca e del sottoscritto) in stato di allerta permanente circa 1.700 sulle 2.000 bombe atomiche che nel mondo sono organizzate in questa situazione.
Lo “stato di allerta”, secondo Hessel, è una spada di Damocle su sette miliardi di esseri umani. “Ciò significa che la decisione di lanciare un attacco o una risposta nucleare (magari, come è successo e succede, sulla base di dati sbagliati di un computer -ndr) sarebbe presa da una sola persona (un Capo di Stato) e in un tempo, in caso di risposta, al massimo di qualche minuto, mentre si tratterebbe di una decisione gravissima!
L'arma atomica da parte della NATO può, ad ogni buon conto, secondo le dottrine ufficiali, essere impiegata non solo in caso di confronto globale ma in battaglia contro imprecisati nemici che abbiano sconfinato.
Il "first use" dell’arma nucleare tattica era stato stabilito ai tempi della Guerra Fredda ma è ancora in vigore nonostante lo scioglimento del Patto di Varsavia.
(Oggi gli atlantisti, in conseguenza delle vicende ucraine, possono affermare: abbiamo fatto bene a non toccarlo resistendo per es. al ministro tedesco Fischer che nel 2005 ne proponeva l’abolizione: ci si confronti ora con la nuova velleità imperiale di Putin!).
Ma anche, questa variante in particolar modo nell’interpretazione americana, per ritorsione contro chi abbia aggredito con armi chimiche o biologiche e non rispetti il TNP.
La minaccia atomica non è da sottovalutare ed a tal fine la NATO sta predisponendo il suo "scudo" antimissile in Polonia ed in Romania (dopo che la Cechia lo ha rifiutato grazie ad una ampia mobilitazione popolare).
(Vi è anche uno "scudo marittimo" operativo nel Mediterraneo - vedi Dinucci sul Manifesto del 21 marzo 2014. Sull’argomento mare può anche essere ricordato che nel 2010 Obama ha dichiarato di di voler ritirare i circa 320 missili nucleari Cruise mare/terra Tomahawk).
Accanto allo "scudo", c'è la "spada" che viene affilata. Per la crisi ucraina, la NATO ha schierato altri 12 cacciabombardieri F-16 in Polonia e 10 F-15 in Estonia, Lettonia e Lituania.
Gli F35 in via di acquisizione – e qui si torna al punto di partenza del nostro ragionamento - potranno tra non molto trasportare le nuove bombe nucleari B61-12 stoccate in Europa (Italia compresa), utilizzabili come bombe anti-bunker.
A differenza dei loro concorrenti Eurofighter, frutto di un accordo dell’industria bellica europea, sono predisposti per le missioni nucleari che conservano un ruolo decisivo “di ultima istanza” nei piani strategici vigenti.
Gli F35 nucleari, con testate non più a gravità ma teleguidate, per le quali sono stati stanziati 11 miliardi di dollari (l'aggiornamento deve essere completato nel 2020), sono strumenti del "contrattacco in profondità", il secondo passo dell'escalation nucleare, prima del malaugurato ma sempre possibile scontro finale globale.
Se quanto sinora esposto è vero – ed è vero – se ne può ricavare che il logico esito di un’opposizione agli F35 mal concepita – il "non acquistiamoli perché sono uno spreco in tempo di crisi" - è il destino di chi va a scontrarsi contro un muro: la realtà della logica geopolitica odierna, il gioco della potenza che viene condotto a livello internazionale.
Abbiamo visto - a quanto riporta tutta la stampa - che il governo Renzi, dopo le pressioni di Obama, ha deciso di non "rottamare" affatto il programma degli F-35 e nemmeno di ridurlo: ci sarà - forse - un taglio della spesa militare ma questo riguarderà altre voci di bilancio.
Se il problema sono gli sprechi, spiega oggi la ministra Roberta Pinotti, allora "bisogna incidere su ciò che vitale non è".
E gli F35 sono vitali "perché l'Italia continui a svolgere un ruolo nel mondo".
Sentiamo il ragionamento della Pinotti: "Non si può venire meno agli obiettivi strategici che abbiamo. Faremo un Libro Bianco della difesa: abbiamo bisogno di capire le minacce, i rischi e le risposte da dare."
Rincara la dose il capogruppo PD alla Camera Roberto Speranza che ha affermato: "L’Italia non può permettersi di non avere un sistema di sicurezza efficace. Il Mediterraneo è ancora un punto decisivo della geopolitica globale. L’alleanza strategica fatta dall’Italia sugli F35 va letta dentro l’esigenza di un sistema d’armi efficace, ma anche dentro l’esigenza di una compatibilità economica e finanziaria. Ma gli F35 non sono inutili".
Se si fa un ragionamento essenzialmente economico, man mano che le tensioni internazionali crescono, il rifiuto degli F35 appare, per l'ampia opinione pubblica,"un delirio pacifista". Questa la situazione che si prospetta sempre più drammatica sotto gli occhi dei più: con Putin che aggredisce l'Ucraina e raddoppia le spese militari, con la Cina che minaccia il Giappone, con il Nord Africa in ebollizione e, sempre ad un tiro di sputo, con il medio oriente incasinatissimo ed in via di nuclearizzazione, come si fa ad osteggiare ciò che serve alla difesa comune del blocco occidentale?
Ecco quanto mi ha rinfacciato il mio edicolante guardandomi con il disprezzo che nutre verso gli intellettuali sinitrorsi: "Caro il mio pacifista, intanto devi sapere che le FFAA hanno mezzi vecchi e obsoleti Ogni Nazione che si rispetti deve avere delle Forze Armate all'altezza della situazione in ogni caso di emergenza. Forse siete convinti che i militari servono solo per intervenire in casi di acquazzoni o per fare attraversare la strada alle vecchiette? Per favore! Cerchiamo di essere un popolo serio e rispettiamo gli impegni internazionali. Gli F35 servono per ammodernamento. Guardiamo in altre ruberie - nello stesso esercito - e negli sprechi politici piuttosto!"
La morale della favola? Per gestire un opposizione intelligente, che abbia filo da tessere nelle sue argomentazioni, dobbiamo porre non in primo piano il problema dei costi ma la domanda essenziale che viene prima, quella alla base del problema: se gli F35 sono dei bombardieri, chi dovremmo andare a bombardare?
Ed ancora più a monte: come facciamo a gettare acqua sul fuoco di un contesto internazionale i cui focolai possono far deflagrare un grande incendio?
Come, puntando sulla prevenzione e non aspettando che i buoi siano scappati dalla stalla, agiamo in modo che sia inutile pensare che possa servire andare a bombardare qualcuno?
Terza domanda infine: se il conflitto fosse sfuggito di mano e ci trovassimo costretti all’uso della forza, bombardare con armi nucleari sarebbe una opzione idonea al raggiungimento di qualsiasi obiettivo razionale?
Per rispondere a queste domande in modo alternativo rispetto all’inerzia delle dinamiche presenti – ma anche in modo convincente – dobbiamo riuscire ad affermare due presupposti nel dibattito e nel pensiero pubblici:
1- la vera sicurezza sta nell’associare gli attori in gioco su obiettivi comuni, è “sicurezza comune” che deve soprattutto garantire i diritti fondamentali dell’uomo: “l’avvenire dell’Umanità non è nella competizione bensì nell’emulazione”, scrive Hessel in ESIGETE!
Un esempio evidente di come funzioni la logica della sicurezza basata sull’associazione e la cooperazione, al posto della deterrenza costituita dalla minaccia credibile di distruzione dell’altro, è proprio l’Unione Europea, formata da nazioni che si sono invase reciprocamente per centinaia di anni: oggi litighiamo economicamente con la Germania, ma nessuno, nemmeno nei suoi peggiori incubi, teme di venire occupato dai carri armati tedeschi!
Non vi è dubbio che questa Unione Europea soffra di grave deficit democratico, che la sua architettura istituzionale vada cambiata per contrastare la “dittatura della finanza globale”, che sia doveroso ribaltare le politiche economiche neoliberiste decise a Bruxelles dalle grandi famiglie politiche (popolari, socialisti) che pretendono di monopolizzare la scena pubblica.
Ma non dimentichiamo che l’Europa nasce dalla Resistenza al nazifascismo per affermare i valori della pace e dello Stato di diritto e dei diritti: questo retaggio è un baluardo che non dobbiamo dimenticare e che non dobbiamo sottovalutare quando ci proponiamo, appunto, di lavorare per un’altra Europa dei cittadini.
2- la nonviolenza è una “forza”, anzi è “la forza più potente”, perché si basa sull’unità popolare “alla ricerca di verità e giustizia” che scompagina gli apparati del potere bellico ed autoritario (le catene di comando gerarchiche fondate sulla paura e sull’obbedienza passive).
Un esempio lampante nella Storia dell’efficacia della nonviolenza politica è la liberazione dell’India, sotto la guida di Gandhi, dal colonialismo inglese. Ma si può fare riferimento a casi di resistenza nonviolenta vincente durante la stessa occupazione nazifascista, ma anche a tutto il movimento che ha portato alla scomparsa di quella mostruosità totalitaria che è stata il “socialismo reale” (che ha la sua ultima propaggine nel cosiddetto “comunismo cinese”).
Al punto in cui siamo arrivati, non abbiamo più il tempo per giocare con opportunismi dal fiato corto. Non possiamo glissare sugli interrogativi di base e puntare – che so – sul fatto che “gli F35 non funzionano”. Vogliamo forse rubare il mestiere ai militari pretendendo di essere più competenti di loro in materia di armamenti e di loro funzionalità di impiego? E' una buona idea quella di attaccarsi ai boatos provenienti dalla "guerra per bande" (generale Mini dixit) che caratterizza i vari concorrenti del complesso militare industriale? Può pagare - forse - nel brevissimo periodo riportare le critiche dei competitor, anche dentro il Pentagono, della Lockheed Martin, ma alla lunga - scegliendo il terreno e le armi tecniche dell'avversario - si finisce per rafforzarlo culturalmente, quindi praticamente.
Post scriptum: una visione diversa, ma non alternativa alla logica di potenza, sarebbe quella della "difesa europea" che nello stesso ambito militare viene presa in considerazione: ombrello nucleare franco-britannico, esercito europeo integrato, eurofighter che, ad es., sostituiscono al 100% gli F35 (la dottrina della guerra nucleare limitata "di teatro" viene abbandonata), riduzione della NATO a semplice patto politico con gli USA, rimozione delle atomiche americane, associazione della Russia in partenariati politici, economici ed anche militari.
Ma crediamo che qualcuno in Italia - che so nel PD - sia seriamente iscritto a questo "Partito Europeo"?
La burocrazia del PD proviene da ceti politici abituati da sempre ad obbedire ad uno "Stato guida": quella di origine "comunista", per fare dimenticare il suo passato, è addirittura diventata più "realista" del Re nel suo servilismo alla "Leadership americana" e la nuova generazione di "rottamatori" non sembra fare eccezione...



Domenica 30 Marzo,2014 Ore: 14:53
 
 
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