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www.ildialogo.org F35: LA “GUERRA” SI SPOSTA IN PARLAMENTO,di Adista Notizie n. 26 del 13/07/2013

F35: LA “GUERRA” SI SPOSTA IN PARLAMENTO

di Adista Notizie n. 26 del 13/07/2013

37239. ROMA-ADISTA. Da qualsiasi angolazione la si osservi, la mozione sui cacciabombardieri F35 approvata alla Camera lo scorso 29 giugno con 381 sì e 149 no rappresenta un compromesso. Una mediazione “alta” per il Partito democratico, fra i principali promotori dell’iniziativa, che ha ottenuto una sospensione di sei mesi sull’eventuale attuazione del programma di acquisto degli aerei, durante i quali il Parlamento procederà ad un’indagine conoscitiva al termine della quale tornerà ad esprimere un parere che secondo i piddini sarà vincolante per il governo. Un compromesso al ribasso per Sinistra Ecologia e Liberta, MoVimento 5 Stelle e l’ala pacifista del Pd che avevano presentato una mozione di cancellazione del programma e invece ritengono di trovarsi di fronte ad un mero rinvio di una decisione già presa, dal momento che, per come è formulato il testo approvato, non ritengono vincolante il nuovo parere del Parlamento.


L’altolà del Consiglio Supremo di Difesa

Tuttavia è un dato indiscutibile che, di fatto per la prima volta – le Commissioni Difesa di Camera e Senato approvarono il progetto il 7 e 8 aprile 2009, dopo un dibattito di poche ore (v. Adista n. 46/09) – il Parlamento si è trovato a discutere seriamente del programma, mettendo sul tavolo anche la possibilità della cancellazione. E che, rispetto al “dogma” dell’acquisto degli F35 mai messo in dubbio, la mozione rappresenta comunque un passo avanti. Tanto che il Consiglio Supremo di Difesa, presieduto da Giorgio Napolitano (vi fanno parte, fra gli altri, anche il premier Enrico Letta, la ministra degli Esteri Emma Bonino, dell'Interno Angelino Alfano, dell'Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni, della Difesa Mario Mauro e il Capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli), il 3 luglio, ha voluto precisare in una nota che, per quanto riguarda i «programmi di ammodernamento delle Forze armate», nel quadro complessivo di «un rapporto fiduciario che non può che essere fondato sul riconoscimento dei rispettivi distinti ruoli», la facoltà del Parlamento «non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'Esecutivo».Insomma una sorta di altolà al Parlamento – segno quindi che la mozione approvata, benché frutto di mediazione, non è affatto irrilevante – che però rischia di aprire un inedito conflitto istituzionale, come dimostrano le prime reazioni delle opposte fazioni della medesima maggioranza di governo. «La legge di riforma dello strumento militare attribuisce al Parlamento la competenza primaria in materia di acquisizione e riordino dei sistemi d'arma», dice il deputato del Pd Gian Piero Scanu (capogruppo in commissione Difesa), fra i principali tessitori della mozione che ha ottenuto la maggioranza in Parlamento. La nostra mozione, prosegue, «ribadisce la titolarità del Parlamento su questa materia e impegna il governo a tener conto delle proprie indicazioni. La sovranità del Parlamento non può essere derubricata come mero esercizio di veto».

Mentre il presidente della commissione Difesa della Camera, il pidiellino Elio Vito, apprezza la nota del Consiglio Supremo di Difesa: «Il rispetto dei ruoli tra organi dello Stato consente al Parlamento il pieno esercizio delle sue prerogative, senza tuttavia alcuna attribuzione di diritti di veto su decisioni operative e tecniche che rientrano tra le responsabilità costituzionali del Governo». Ma per Stefano Ceccanti, costituzionalista di area Pd, si tratta di «una tempesta in un bicchier d'acqua» perché il conflitto non esiste: «Il Parlamento fa grandi scelte di indirizzo, entra in scelte minute approvandole con legge solo quando siano richiesti finanziamenti straordinari. Altrimenti, sulle varie questioni di dettaglio, può dare pareri su scelte che alla fine sono di competenza del governo» (Huffington Post). «Pertanto le mozioni parlamentari possono prevedere indagini conoscitive, forme varie di intervento, ma non potrebbero comunque creare un potere di veto su una scelta di dettaglio richiamando una legge che lo esclude. Quel potere, nonostante qualche interpretazione, non stava scritto nella mozione, il comunicato si premura di chiarirlo in modo inequivoco».

«Il Parlamento ribadisca la sua funzione e si opponga alla presa di posizione del Consiglio Supremo di Difesa, cioè che le Camere non hanno nessun diritto di veto o di decisione finale sui programmi di acquisto di armamento», interviene la Rete italiana per il disarmo. E il suo coordinatore, Francesco Vignarca, aggiunge: «Non si capisce come mai il Senato e la Camera possano definire il livello delle tasse per ciascun contribuente, abbiano il potere di decidere tagli alla Sanità e al sostegno per anziani e disabili, possano definire le decisioni riguardanti le politiche del lavoro e per i giovani, ma non possano dire nulla di definitivo sull'acquisto di armamenti, in particolare sulla loro cancellazione». «Se il lavoro fosse un F35 ci sarebbero tanti miliardi da “spendere” in barba al “debito” pubblico, se le scuole fossero una pattuglia di F35 esse sarebbero rapidamente modernizzate e potenziate», «se il Parlamento italiano fosse uno spazio aereo di guerra anziché uno spazio pubblico dove il popolo sovrano è democraticamente rappresentato le sue risoluzioni non sarebbero rigettate perché accusate di costituire un veto», replica il Gruppo promotore dell’iniziativa “Banning Poverty 2018” (v. Adista Notizie n. 34/12 e Adista Documenti n. 39/12). «Se v’è stata prevaricazione da parte di una istituzione, non è certo il Parlamento ad averla compiuta».


Gli F35? Nulla a che fare con la pace

A gettare ulteriore benzina sul fuoco, ci aveva pensato poi lo stesso ministro della Difesa Mauro, un ciellino che, in quanto cattolico, dovrebbe essere attento e sensibile al tema della pace. E, a modo suo, lo è stato : «Per amare la pace, armare la pace. Il caccia F35 risponde a questa esigenza», aveva twittato alla vigilia del dibattito parlamentare.Un’affermazione contro cui si è subito schierato mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi, con un inequivocabile tweet di risposta, che ha messo a nudo l’incoerenza di fondo dei cattolici con l’elmetto. «Ministro Mauro: “Per amare la pace, armare la pace”. Una falsità storica, un’offesa all’intelligenza, dimenticate le radici cristiane», scrive mons. Giudici. Un messaggio che Pax Christi «chiede di diffondere, sostenere e aderire», «in vista anche dei prossimi dibattiti parlamentari, per continuare il cammino di costruzione della pace, per il disarmo, contro il proliferare di armamenti e di spese militari». E don Renato Sacco, nuovo coordinatore nazionale di Pax Christi che succede a don Nandino Capovilla, rilancia: «L’aereo F35 è un caccia d’attacco per fare la guerra, uccidere e massacrare, per far piangere tante persone, togliendo soldi a ciò che invece serve per la vita. Ma le persone che hanno vissuto o vivono ancora oggi la guerra cosa ne pensano? Perché non chiederlo a loro?», ovvero ai missionari che vivono e lavorano nelle aree di guerra e di conflitto. «Loro vedono il mondo dall’altra parte, e la guerra per loro non è tecnologia, ma semplicemente morte e distruzione» prosegue il coordinatore di Pax Christi. «“Chiedilo a loro”, dice la pubblicità dell’8 per mille alla Chiesa cattolica. Chiediamoglielo allora. Penso che ogni parlamentare conosca più o meno direttamente qualche missionario. In fondo i missionari sono persone stimate, amano il prossimo, aiutano gli altri. Invece di analisi strategico-militari-economiche, perché non sentire loro? Dal loro osservatorio ci raccontano di armi made in Italy che arrivano nelle mani dei bambini soldato, vedono le conseguenze dei bombardamenti e di un’economia che sottrae risorse agli ospedali e alla scuola per investire nelle armi. Esattamente quello che succede in Italia. Certo è più semplice inviare loro qualche offerta, ma poi basta, che ci lascino... in pace».

Poi ci sono i parlamentari cattolici, come Andrea Olivero, ex presidente delle Acli, ora senatore di Scelta civica (la lista di Mario Monti), che prima e durante la campagna elettorale si sono spesi, a parole, contro i cacciabombardieri – Olivero ha anche sottoscritto la petizione della campagna “Taglia le ali alle armi”, che chiede la cancellazione del programma – e ora sembrano aver perso la memoria. «Non comprendiamo quale sia la funzione di un'arma di attacco come sono gli F35, all'interno di una strategia di sicurezza di un Paese che ha nella sua Costituzione il ripudio della guerra», aveva detto qualche mese fa l’ex presidente delle Acli in una intervista all’Unità. E Giorgio Beretta, analista della Rete disarmo, su Unimondo – di cui è caporedattore – chiede: «Senatore Olivero, che ne pensa degli F35?». Nei prossimi giorni si aprirà il dibattito anche a Palazzo Madama: allora si capirà se il senatore Olivero ha cambiato idea. (luca kocci)

“SUGLI F35 SERVE COERENZA, COSCIENZA, CORAGGIO”. LA MOZIONE DEI PARLAMENTARI PACIFISTI

37240. ROMA-ADISTA. Principale promotore e primo firmatario della mozione per la cancellazione del programma di acquisto dei cacciabombardieri F35 (v. notizia precedente) è stato Giulio Marcon, una vita di impegno nelle associazione pacifiste, ora deputato di Sinistra Ecologia e Libertà. Ha presentato la mozione alla Camera con un intervento appassionato e puntuale, chiedendo ai deputati «di interrompere un inutile e costoso sistema d'arma che non serve al Paese». «Il programma F35 non serve alle persone che sono senza lavoro, ai lavoratori precari, alle famiglie impoverite, ai giovani», ha detto il deputato di Sel in aula. «E non serve nemmeno ad una politica estera di pace, come vuole l'articolo 11 della nostra Costituzione. Spendere tanti miliardi di euro per dei cacciabombardieri che servono a fare la guerra, mentre invece non abbiamo i soldi per bloccare l'aumento dell'Iva e sufficienti risorse per il lavoro, è uno schiaffo all'Italia, alle sue sofferenze».

Marcon ha poi ricordato l’incoerenza di molti deputati. «Non è serio dire una cosa in campagna elettorale e poi, una volta eletti, fare il contrario. In campagna elettorale il leader di “Italia, bene comune”, Pierluigi Bersani ha detto che “le nostre priorità non sono i cacciabombardieri, ma il lavoro”, e il suo concorrente alle primarie, Matteo Renzi, ha detto che non capisce perché bisogna buttare via una dozzina di miliardi per gli F35. Il portavoce di Scelta Civica, Andrea Olivero, si è fatto fotografare sorridente esponendo un cartello “No F35”, e persino il presidente del PdL, Silvio Berlusconi, ha affermato che “gli F35 servono all'Italia a fare aerei da turismo. Io sono sempre stato contrario agli F35 e anche alle portaerei”. Tutto questo in campagna elettorale. La politica perde credibilità quando si dice una cosa per chiedere i voti e poi dopo tre mesi se ne fa un'altra». Si è rivolto poi al capogruppo del Pd, Roberto Speranza, che nel discorso di insediamento del governo Letta aveva citato don Milani («È inutile avere le mani pulite per poi tenersele in tasca») per sostenere il voto di fiducia al governo Pd-PdL: «Mi permetto di consigliarle di non scomodare in un modo un po' azzardato Don Milani per giustificare la scelta di stare al governo con Berlusconi, ma di ascoltare più saggiamente le parole di don Milani contro gli armamenti, contro le spese militari, per il rispetto delle leggi della coscienza di fronte alle scelte ingiuste dello Stato», ha detto Marcon. «Di sicuro don Milani non si sarebbe mai sporcato le mani per dei cacciabombardieri, avrebbe preferito tenersele in tasca».«Dico ai colleghi deputati: ascoltate la vostra coscienza, fidatevi di ciò che sentite giusto. In certi momenti, ricordava ancora don Milani, bisogna obbedire solo alla propria coscienza. E la vostra coscienza, se la ascoltate sinceramente, non può dirvi che è giusto spendere 14 miliardi di euro per degli aerei da guerra mentre il Paese è in ginocchio. La vostra coscienza non può dirvi che degli aerei capaci di sganciare degli ordigni nucleari sono “strumenti di pace” (come ha fatto il ministro Mauro, ndr). La vostra coscienza non può dirvi che si tratta di una scelta necessaria, quando è necessario salvare milioni di italiani dalla disoccupazione e dalla povertà».

La mozione del Pd è «un mezzo passo in avanti», argomenta Marcon, ma è «insufficiente». Soprattutto «non capiamo perché date tanta importanza a quello che il Parlamento potrà decidere tra 6 mesi, quando noi oggi siamo qui riuniti e oggi possiamo prendere una decisione. Senza aspettare i risultati di un'indagine conoscitiva che sugli F35, dopo 4 anni di audizioni parlamentari, di approfondimenti e dossier di ogni genere, non aggiungerà niente di nuovo».«Cari colleghi, non nascondiamoci dietro l'ipocrisia. Anche per gli F35 vale l'adagio evangelico: sia sì il sì; sia no il no», ha conluso Marcon. «Cari colleghi, se ascoltate la voce della ragionevolezza politica e di un Paese in ginocchio, ma anche la voce della coscienza e del vostro cuore non potete allora dire sì agli F35 buttando dalla finestra altri 14 miliardi di euro. Quei soldi usiamoli per il Paese e i cittadini. Per questo vi invitiamo a votare la nostra mozione». Che è stata bocciata: 136 sì (Sel, MoVimento 5 Stelle e alcuni deputati del Pd), 378 no. (l. k.)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Sabato 13 Luglio,2013 Ore: 22:02
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Enrico De Giorgi Milano 15/7/2013 12.48
Titolo:Perchè "dobbiamo" comperare gli F35?
Ma i 378 parlamentari che hanno detto "no" alla mozione, mi sanno dire con quali argomenti CONCRETI sostengono che una tale spesa si debba fare? Gli argomenti CONCRETI per NON farla mi sembrano più che evidenti, ma quali sono quelli che invece dovrebbero convincermi a lasciare che i MIEI soldi vengano spesi per una tale nefandezza???
Aspetto delle risposte... Che non siano le "cause di forza maggiore" o gli "impegni già presi" e via discorrendo; questi non sono argomenti CONCRETI.

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Campagne: no armi

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