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www.ildialogo.org PARAGUAY: IL GOLPE PARLAMENTARE SPACCA LA CHIESA. E I VESCOVI SONO COSTRETTI A CHIEDERE PERDONO,da Adista Notizie n. 33 del 22/09/2012

PARAGUAY: IL GOLPE PARLAMENTARE SPACCA LA CHIESA. E I VESCOVI SONO COSTRETTI A CHIEDERE PERDONO

da Adista Notizie n. 33 del 22/09/2012

36849. ASUNCION-ADISTA. Aveva provocato sconcerto e indignazione, all’interno della Chiesa paraguayana, il comportamento tenuto dalla Conferenza episcopale di fronte al golpe parlamentare contro il presidente legittimo Fernando Lugo, lo scorso 22 giugno: quelle pressioni esercitate sul presidente per indurlo alla rinuncia, prima ancora che si svolgesse il giudizio politico, non erano andate giù ad ampi settori della Chiesa. E la visita resa al presidente illegittimo Federico Franco dal nunzio apostolico Eliseo Ariotti, appena poche ore dopo l’impeachment, come pure le immagini dell’arcivescovo coadiutore di Asunción Edmundo Valenzuela nell’atto di somministrare la comunione al presidente golpista, non erano certo servite a migliorare la situazione (v. Adista Notizie nn. 25, 26 e 28/12).

Di fronte al malessere provocato in ampi settori della Chiesa cattolica - convinti che il giudizio politico contro Lugo abbia rappresentato (come denunciato dalla Conferenza dei religiosi e delle religiose, dai gesuiti, dai domenicani, da gruppi di sacerdoti di base, da organizzazioni cattoliche) una grave rottura del processo democratico -, la Conferenza episcopale è corsa ai ripari. Lo ha fatto con una lettera ai preti e ai fedeli cristiani – approvata durante l’ultima Assemblea plenaria straordinaria, svoltasi il 27 e 28 agosto scorso – in cui ha chiesto perdono per la condotta tenuta in occasione dell’impeachment, motivando le pressioni esercitate sul presidente il 21 giugno, la sera prima della destituzione, con il timore di un imminente bagno di sangue: «Si voleva evitare – si legge nella lettera – un altro fatto delittuoso tra fratelli». «Se si ritiene che siano stati commessi errori, chiediamo comprensione e perdono», scrivono i vescovi, riconoscendo i propri «limiti ed errori come Chiesa»: «Consapevoli che la nostra missione principale sia quella di creare un ambiente di pace e di comunione, riconosciamo la nostra responsabilità nel caso non si sia data una testimonianza di comunione, perdonando a nostra volta quelle espressioni venute meno alla carità e al rispetto che ci dobbiamo tutti reciprocamente».

E il presidente interrompe l’omelia

Una voce discorde, tra i vescovi, si era in realtà levata con decisione già all’indomani dell’impeachment: quella di mons. Mario Melanio Medina, vescovo di Misiones y Ñeembucú, il quale aveva definito «golpe parlamentare» la destituzione del presidente, motivandola con l’impegno di Lugo a favore dei poveri e dell’equità sociale. E proprio mons. Medina, lo scorso 6 settembre, è stato protagonista di un singolare scontro con Federico Franco, il quale, in appena due mesi di governo, si è già distinto per quella che i contadini paraguayani hanno definito come «una controriforma agraria».

Mentre, durante l’omelia pronunciata nella chiesa di Villa Florida, nella città di Misiones, il vescovo criticava la decisione del governo (duramente contestata dalle organizzazioni contadine) di dare il via libera all’importazione del cotone transgenico della Monsanto, ritenendo tale misura nociva per l’essere umano e per l’ambiente, il presidente si è avvicinato al pulpito, ha preso la parola e, in mezzo allo sconcerto dei fedeli, ha tuonato: «Lei, monsignore, crede che io potrei fare una cosa simile se i semi transgenici compromettessero la salute e l’ambiente? Dio e la scienza hanno permesso che questi semi venissero modificati a beneficio dei produttori, per combattere malattie ed erbe infestanti». E ha concluso: «Voglio conoscere i documenti che dimostrerebbero questa pericolosità e se mi convincono cambierò la mia decisione».

La replica di mons. Medina è giunta attraverso la radio Monumental 1080 AM: «Cercherò fra amici scienziati – ha detto – la documentazione che chiede il presidente e poi andrò a parlare con lui». Quanto all’inattesa interruzione da parte di Federico Franco, il vescovo ha preferito sdrammatizzare, spiegando di aver dato lui il microfono al presidente per permettergli di rispondere: «È normale – ha detto – che nelle messe qui a Villa Florida si dialoghi e che la gente partecipi: è una cosa che non mi disturba in alcun modo». (claudia fanti)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 22 Settembre,2012 Ore: 21:40
 
 
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