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HAITI
I demoni di Haiti

Tratto da “Equipe Envio”, periodico dell’Università Centroamericana dei gesuiti (UCA). Traduzione di Evelyn Nunez. Pubblicato su Tempi di Fraternità di Aprile 2010


Ringraziamo la redazione di Tempi di Fraternità (per contatti www.tempidifraternita.it ) per averci messo a disposizione questo articolo pubblicato come EDITORIALE del numero di aprile 2010
Per Haiti che soffre, la prima parola... Haiti Soffre. Non abbiamo mai visto un disastro così vicino e così orripilante come il terremoto. Il martedì 12 gennaio, mai prima un paese latinoamericano e per col­mo il più impoverito, aveva sofferto qualcosa di così terribile.
Non vogliamo ripetere notizie conosciute e che an­cora ci commuovano, ciò che ci pare opportuno è ricor­dare un po’ della storia haitiana che ci può spiegare meglio la grandezza della tragedia, perché il dolore di Haiti è cominciato prima, molto prima del terremoto.
Il predicatore evangelista statunitense Pat Robertson ha dichiarato che il terremoto che ha devastato Haiti provocando più di 200 mila morti, più di 200 mila feriti e più di 2 milioni di danneggiati, è colpa degli stessi haitiani perché hanno fatto un patto con il diavolo più di duecento mila anni fa in cambio della conquista della sua indipendenza.
Anche se Pat Robertson mente nella storia di Haiti ci sono stati molti demoni...
Il primo demone si chiamò Spagna. Alla fine del seco­lo X V, gli spagnoli invasero l’America, gli indigeni Taini che popolavano l’isola chiamata Ayiti erano pa­cifici. Cristoforo Colombo e i suoi marinai affamati d’oro sono i primi responsabili delle prime carnefici­ne. La spada e i lavori forzati distrussero la popola­zione di questa piccola isola. Il vaiolo e la sifilide, malattie sconosciute e alle quali gli organismi delle popolazioni locali non erano preparati, hanno fatto il resto. All’arrivo degli spagnoli Haiti contava una po­polazione di 500 mila indigeni, vent’anni più tardi ri­manevano appena 30 mila persone che lavoravano come schiavi nei lavatoi dell’oro, cinquanta anni più tardi non restava uno solo dei Taini vivo per racconta­re l’orrore di quei demoni bianchi.
Il secondo demone si chiamò Francia. Alla fine del se­colo XVII, i francesi, nelle loro guerre di espansione e conquista, espulsero gli spagnoli dalla parte occidenta­le dell’isola, che battezzarono “La Espagnola” e si appropriarono di Haiti. Cap-Francais, la prima capitale del paese, fu il porto d’arrivo delle navi negriere prove­nienti dall’Africa. Schiavi e schiave avevano una me­dia di vita utile di cinque anni nelle piantagioni di zucchero. Ne morivano mille ed erano rimpiazzati da altri. La Francia della Libertà, dell’Uguaglianza e della Fraternità, accettava senza ribrezzo la terribile schiavi­tù in Haiti, la ricca colonia dell’oltremare che forniva lo zucchero delle tavole europee. I famosi liberi pensatori francesi consideravano gli schiavi come sem­plici animali al loro servizio.
Però gli schiavi neri si organizzarono contro la tirannia francese. Toussaint Louverture diresse la ribellio­ne, il suo esercito di mendicanti... vinse l’esercito di Napoleone Bonaparte. Nel 1804 haitiani ed haitiane pro­clamavano la prima indipendenza dell’America Latina. Haiti fu il primo paese che abolì legalmente la schiavi­tù; non è stata né Inghilterra né gli Stati Uniti come dicono i libri, ma invece Haiti, il primo paese del mon­do dove si proclamò la libertà di tutti gli essere umani. La bandiera dei neri liberi e delle nere libere si alzò sopra le rovine.
La terra haitiana devastata dalla monocoltivazione dello zucchero, deforestata per lo sfruttamento del moga­no, devastata dalla guerra, aveva perso la terza parte della popolazione nei campi di battaglia. Il demone chia­mato Francia non ha mai perdonato l’umiliazione né la perdita di quella colonia così ricca e così sfruttata.
IIl terzo demone si chiamò Europa. Dopo la sconfitta, la Francia bloccò l’isola e nessun paese riconobbe l’indi­
pendenza di Haiti. Le potenze europee non ammisero l’esistenza di una nazione governata da antichi schiavi. La libertà di Haiti metteva in discussione e minacciava i propri sistemi schiavisti. Nonostante la solitudine internazionale, Haiti comincia a governarsi. Alexandre Pètion presiede la nascente Repubblica e divide la ter­ra tra gli antichi schiavi. Ma l’Europa, l’Europa bianca e cristiana appoggiò la Francia nella richiesta di un gi­gantesco indennizzo che la nuova e piccola repubblica di Haiti avrebbe avuto l’obbligo di pagare per “Danni di Guerra”, per aver commesso il delitto di essere LI­BERA.
La Francia esige 150 milioni di franchi oro equiva­lente a 21.700 milioni di dollari attuali, e, strozzata e abbandonata da tutti, cadde in mano ai governanti com­plici d’Europa che destinarono le pochissime risorse del paese per pagare il debito francese.
Il quarto demone si chiamò Stati Uniti. I banchieri Nordamericani prestarono del denaro ad Haiti per fare le ferrovie e le piantagioni di banane. I prestiti e gli interessi di usura si moltiplicavano e sono diventati im­pagabili per una repubblica isolata ed impoverita. Nel 1915 il presidente nordamericano Woodrow Wilson in­viò marines ad Haiti per prendere il controllo del pae­se. La prima misura degli invasori fu l’occupazione della dogana e degli uffici di riscossione delle imposte, li­quidarono la banca centrale, imposero lavori forzati a grande parte della popolazione e proibirono l’entrata dei neri negli Hotel e ristoranti e, con la scusa di pro­teggere le riserve d’oro di Haiti, leportarono nelle cas­se di New York.
Dopo 19 anni di occupazione i nordamericani si sono ritirati avendo compiuto il loro principale obiettivo: riscuotere i debiti della City Bank. Allora, Robert Lansing, segretario dello Stato nordamericano, giustificò la gran­de e feroce occupazione militare, spiegando che la raz­za nera era incapace di governare se stessa “perché ha una tendenza innata alla vita selvaggia e l’incapacità fisica di civilizzazione”: la missione civilizzatrice dei marines si concluse nel 1934. Dietro lasciarono una ti­morosa guardia Nazionale allenata da loro per stermi­nare qualsiasi possibile tentativo di ribellione in Haiti.
Il quinto demone si chiamò Francois Duvalier che nel 1957, appoggiato dall’esercito degli Stati Uniti, assun­se la presidenza. Questo medico assassino terrorizzò la popolazione haitiana mischiando religione e politica. Ispirato dalle “Camicie Nere” del fascismo italiano, Duvalier creò una milizia conosciuta come “Tonton Macoute”, responsabile di 30 mila assassini e di enor­mi atrocità e torture. Duvalier si proclamò “Presidente a vita”; alla sua morte succedette suo figlio Jean Claude, canaglia come suo padre. Nel 1986 dopo 30 anni di una delle dittature più sanguinarie dell’America Latina, un’insurrezione popolare lo fece uscire dal potere e Jean Claude che se ne andò in esilio in Francia il cui “demo­cratico” governo offrì un asilo dorato a lui e famiglia. Senza gli incubi dei Duvalier, si realizzarono per la pri­ma volta elezioni democratiche in Haiti.
Il sesto demone si chiamò Vaticano. Nel 1991 Jean Bertrand Aristide, un sacerdote molto popolare, sorto dalle comunità di base, si candidò e vinse la presidenza di Haiti. Il papa Giovanni Paolo II, nemico acerrimo della teologia della liberazione, si oppose fin dall’ini­zio al compromesso politico di Aristide. Il prete rivolu­zionario durò pochi mesi come presidente. Il governo nordamericano, che non gradiva nemmeno le piccole riforme sociali di Aristide nelle quali si proponevano percorsi che facessero passare il suo popolo “dalla mi­seria alla povertà con dignità”, aiutò a destituirlo. Il ge­nerale Raul Cedras, allenato nelle scuole dove si for­marono molti dittatori sudamericani, fece un colpo di stato. Le strade di Porto Prince si riempirono di cada­veri, ma il Vaticano riconobbe in modo immediato il governo del nuovo dittatore.
Le truppe Nordamericane si portarono Aristide in Stati Uniti, sottoponendolo ad un “trattamento” perché abbandonasse le su idee “ estremiste” ed una volta riciclato lo rimandarono alla presidenza haitiana. Per cancellare le impronte della partecipazione nordamericana e vaticana nella carneficina organizzata da Cedras i marines si portarono via 160 mila pagine di archivi se­greti di Haiti.
10settimo demone si chiamò Fondo Monetario Interna­zionale. Nel 1996 Renè Preval fu eletto presidente di Haiti, ma in verità non presiedeva nulla perché dai tem­pi di Duvalier erano il Fondo Monetario e la Banca Mon­diale che controllavano l’economia haitiana.
Tra le poche cose che produceva Haiti il riso era l’ali­mento base della popolazione. Il Fondo Monetario, seguendo le ricette neoliberali, obbligò Haiti ad aprirsi al “libero mercato”, limitando l’appoggio alla produzione nazionale. Haiti obbedì senza resistenza seguendo le istruzioni di questo organismo usuraio. I campesini coltivatori di riso, che erano la maggioranza, diventaro­no dei mendicanti. Attualmente Haiti compra tutto il riso dagli Stati Uniti. Un riso transgenico.
L’ottavo demone, come si chiamerà?!! Sarà nascosto tra quelli arrivati con gli aiuti umanitari e con la pre­senza militare? Si nasconderà tra la valanga di progetti di ricostruzione? Lo scopriranno in tempo gli haitiani? Lo scopriremo tutti quanti noi nel resto del mondo? O finalmente non ci saranno più demoni?
Il terremoto che ha distrutto Haiti non cominciò il 12 gennaio 2010 ma più di 500 anni fa.
Quando guarderemo finalmente ad Haiti come la pri­ma nazione libera e senza schiavi di America con la di­gnità e il rispetto con la quale merita di essere guardata?


Venerdì 09 Aprile,2010 Ore: 16:15
 
 
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