- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (258) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Le molte vite di Martin, chiamato anche Hassane,di Mauro Armanino

Le molte vite di Martin, chiamato anche Hassane

di Mauro Armanino

Arriva ed esibisce il biglietto della nuova compagnia di trasporti Al Izza che si occupa di trasferimento di denaro. La ditta si è infiltrata con autorità tra le compagnie di bus che si moltiplicano a Niamey. Prezzi ridotti per liquidare la concorrenza e farsi un posto al sole del Niger che rispunta con la consueta autorità dopo la polvere. Da Madawa a Niamey il biglietto arriva appena a 7 mila franchi, che poi fa 11 euro. Almeno 2 volte meno del prezzo abituale. Da Madawa, a pochi kilometri dalla Nigeria, Martin, la signora e i due figli hanno preso il bus per raggiungere la capitale. Il primo figlio l’hanno chiamato Kennedy per via delle nuove frontiere che si pensavano a quel momento in via di estinzione. La seconda è una bimba di qualche anno a cui hanno affidato il nome di Josephine. Quanto alla moglie giura che si chiama Mamy, nel caso sorgessero dubbi . Nessuno di loro sta bene e Martin sente la stanchezza della strada e dei sei mesi di lavoro non pagati. Madawa è un villaggio non lontano da Maradi, città di commercianti e contrabbandieri di confine.
Martin si era rifugiato in Costa d’Avorio durante la guerra di Charles Taylor negli anni novanta. Lui e la metà della popolazione della Liberia avevano trovato nel paese confinante una parvenza di tranquillità. Da lì era poi andato in Ghana e in seguito nel Gabon, in quel momento affogato dal petrolio e dai soldi facili. Dopo qualche tempo Martin passa in Nigeria e si trova per casualità nel Tchad. L’occasione per il concepimento, la nascita e l’avvio virtuale della vita dei due figli e poi il ritorno al paese di fuga, la Liberia. Riparte nel 2008 perché il viaggio l’ha contaminato e il paese d’origine tradisce e svende i suoi figli ai migliori acquirenti umanitari di povertà. Stavoltà è il turno dell’Algeria e poi della Libia per qualche mese dove è arrestato, fatto prigioniero e infine espulso nel deserto al confine con Niger. Scende fino a Madawa e diventa apprendista contadino nello scarso terreno arabile che spinge i locali a migrare. Se ne va, e con lui parte la famiglia perché il padrone nigerino non lo paga e di salute non sta bene. E con lui viaggia la famiglia.
Martin ha imparato a fare il meccanico a Djamena, la capitale del Tchad dove, per altri motivi, ha avuto da Mamy i due figli che vivono, come lui, di migrazione senza fine. Un amico gli aveva consigliato di raggiungere l’Italia per via marittima e da allora è solo il mare di sabbia che l’ha circondato e imbrogliato. Martin si trova a Niamey con un biglietto del bus della nuova compagnia Al Izza che straccia i prezzi abituali per conquistarsi un posto nel mercato dei trasporti di persone, beni e migranti. Martin ha adesso 42 anni e la geografia si trova disegnata negli occhi e nelle mani che tendono il biglietto ancora in buon stato del bus di linea. Il colore dei pulman e delle stazioni della nuova compagnia è giallo intenso con bordi neri per solidarietà col popolo trasportato a prezzi di concorrenza. Dopo qualche giorno passato gratuitamente alla stazione della compagnia, Martin ha trovato rifugio nei dintorni del quartiere popolare di Gamkallé. Quello che i liberiani hanno scelto come primo luogo di approdo dopo la traversata del mare di sabbia.
Tante vite in una per Martin. La maledetta guerra che allunga i tentacoli fino adesso e che Martin si porta dietro come il biglietto del bus di Al Izza a cui si aggrappa come una scialuppa di salvataggio. Non vuole tornare al paese che non riconosce come proprio e soprattutto non a mani vuote. Partito un giorno e mai più tornato. Meccanico per le circostanze, contadino per forza, sposo e padre in esilio e col transito senza fine che ne confisca gli anni. Josephine è il nome dato alla figlia per ricordare quello di sua madre e Kennedy quello affidato al primogenito. Il nome del presidente della nuove frontiere di sabbia che Martin si ostina ad attraversare.
Mauro Armanino, Niamey, Marzo 017



Martedì 07 Marzo,2017 Ore: 11:53
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Notizie dal sud del mondo

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info