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www.ildialogo.org Come suona l’Europa vista da lontano,di Mauro Armanino

Come suona l’Europa vista da lontano

di Mauro Armanino

Ringraziamo Mauro Armanino, missionario in Niger, per questo suo contributo. Altre notizie di Mauro anche su Avvenire.it, sul blog http://senzafine.zacem-online.org e su Il fatto quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/marmanino/
Vista da lontano l’Europa suona strana. Meta agognata e perduta dei migranti che attraversano il Niger e gli altri paesi comandati. Miraggio, utopia, sogno, rito iniziatico, scorciatoia, resistenza, lotta impari per trasformare il corso della vita. La migrazione è questo e molto altro. Ognuno è la sua migrazione. All’inizio sono loro a decidere il viaggio. Verso la fine è il viaggio che decide quasi tutto. Itinerari e rotte, direzioni e mezzi, traghettatori e commercianti, giornalisti e pescatori. L’Europa suona davvero strana, vista da lontano.
La contraccezione europea è culturale. Nell’impunità le è stata confiscata la speranza, poi svilita in triste amministrazione dell’esistente. L’assenza del futuro è anche il futuro dell’assenza. I figli, virgulti d’ulivo e le figlie come tralci di vite, sono stati recisi. La sparizione dei più deboli, quelli concepit e mai nati, ha precluso la via all’accoglimento dell’inedito. Il nuovo nato, la figlia arrivata per casualità, della vita rappresentano l’apertura incondizionata. I muri si tessono prima nei grembi, invisibile e reali, della civiltà .
Il primo straniero è lui e lei. Sono loro, scoperti, imprevisti, desiderati e talvolta cercati. L’esclusione inizia al limitare dei primi mesi di vita. Rifugiati, indocumentati e nudi. Arrivano con un pianto, una parola e un silenzio. Solo dopo capita il resto. La strada da camminare tra le frontiere. Col tempo sopraggiungono i tradimenti e le codardie che accompagnano l’umano viaggio. Senza di loro che insegnano, nella società sarà complicato imparare a ospitare lo straniero che arriva. L’uno e l’altro succedono , imprevedibili.
La stessa paura accomuna i muri, ornamenti di circostanza. Ideologie che diventano religioni e religioni che diventano pretesti. Difesa nazionale, identità escudenti e contundenti. Particolarismi che si impongono come Dei. Per farsi rispettare chiedono sacrifici, eliminazioni, scarti, zavorre. Cultura, lingua, territorio e dio per garantire l’ordine. In oriente come in occidente i perdenti sono i poveri. La sofferenza è beffeggiata dalla dimenticanza. Gli altri muri sono a protezione del benessere recintato da fili spinati.
Vista da vicino l’Africa suona strana. Conflitti e carestie, espulsioni e minerali da esportare. Signori della guerra e signori della pace. L’umanitario che governa e la corruzione che si riproduce come sistema politico. Risvegli pentecostali e fondamentalismi islamici. Commercio e svendita dei corpi nell’economia informale del mercato.Sono le donne che travasano il continente da un giorno all’altro. Suona strana l’Africa vista da vicino.Si perde di giorno e si trova di notte. Come una donna che non ha smarrito il sentiero della vita.
Loro, i bambini, sono sulle strade, nei cortili, nei gruppi armati, a riempire le classi e a mendicare. Sono concepiti senza resistenza, scolpiti nei grembi, portati dietro e mai abbandonati. Gli orfanatrofi, come le case di riposo, sono invenzioni occidentali. Magari c’è poco ma è per tutti. Comandano i soliti e i poveri la passano piuttosto male.Tanti, meno di quanti dovrebbero, se ne vanno via. Diserzione sovversiva e migrante. Solo i bambini salveranno il mondo. Vista da vicino l’Africa suona di provvisorio. Come una vita.
L’Europa e l’Africa hanno molto in comune. Gli antenati africani hanno cominciato a spostarsi qualche milione di anni fa. Fu la prima migrazione globale da popolamento. L’Europa ha risposto con gli imperi, le conquiste, le scoperte e le colonie. Alle indipendenze è seguito, senza soluzione di continuità, il neo-colonialismo. E ora è il turno delle colonie a raggiungere l’Europa. Nella storia lo si sa: nulla si crea e nulla si distrugge. Le guerre per procura tornano al mittente.Il ‘fardello dell’uomo bianco’di Rudyard Kipling si era travestito di operazioni umanitarie. I muri, complice la paura, erano nel frattempo cresciuti. L’ Africa intanto è già arrivata, come un arcobaleno.
mauro armanino, niamey,settembre 015

 



Martedì 22 Settembre,2015 Ore: 21:55
 
 
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