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www.ildialogo.org A sostegno giornalista palestinese in coma a seguito di sciopero della fame,di Associazione Oltre il Mare, onlus

A sostegno giornalista palestinese in coma a seguito di sciopero della fame

di Associazione Oltre il Mare, onlus

Associazione Oltre il Mare, onlus

www.associazioneoltreilmare.com

COMUNICATO STAMPA
Mohammed al-Qeeq è in gravissime condizioni di salute perché ha avuto il coraggio - un dovere etico, ha sottolineato a sua moglie prima di entrare in coma, senza il rispetto del quale non avrebbe potuto perdonarsi per tutta la vita un diverso modo di fare giornalismo - di denunciare ai media la repressione che il suo popolo è costretto a subire da decenni per mano della macchina repressiva e brutale dello Stato assediante, Israele, che lo ha arrestato, il 21 novembre scorso, per incitamento a media.
Mohammed al-Qeeq, 33 anni, è un giornalista palestinese in sciopero della fame dal 25 novembre 2015 per protestare contro le torture a cui è stato sottoposto e contro la sua detenzione amministrativa.
Reporter per il canale TV Al-Majd e padre di due figli, al-Qeeq è uno dei 19 giornalisti palestinesi tra i 660 detenuti senza accusa né processo. La detenzione amministrativa consente di incarcerare i palestinesi che vivono sotto occupazione militare fino a sei mesi, rinnovabili a tempo indeterminato. Secondo il diritto internazionale, la detenzione amministrativa è consentita solo in circostanze eccezionali e la comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani ne condannano l’uso eccessivo da parte israeliana.
Al-Qeeq dopo l'arresto è stato portato al carcere di al-Jalame, nel nord della Cisgiordania - noto come uno dei peggiori centri di detenzione - dove è stato interrogato per 25 giorni, fino a 15 ore al giorno, legato a una sedia e con gli occhi bendati, costretto a subire torture fisiche e psicologiche.
La famiglia ha chiesto i permessi per fargli visita attraverso la Croce Rossa, ma le richieste sono state tutte respinte.
In una dichiarazione pubblica rilasciata attraverso il suo avvocato, Al Qeeq ha detto che "i giornalisti palestinesi sono sempre stati in prima linea e stanno vivendo la detenzione forzata e abusiva perché sono la voce della coscienza umana, esponendo i crimini e le pratiche oppressive dell'occupazione israeliana contro il popolo palestinese. I giornalisti palestinesi, tra cui il sottoscritto, stanno pagando il pedaggio di una politica israeliana razzista".
La questione dello sciopero della fame per i palestinesi è una battaglia molto importante. E’ un vero confronto con l'occupazione.
La famiglia lo appoggia pienamente, e comprende il suo punto di vista: “Non ci piace la fame e non ci piace la morte, ma diventa una questione di dignità, e questa è la storia di ogni palestinese”.
Al-Qeeq ha firmato un documento in cui rifiuta qualsiasi trattamento medico. In condizioni critiche, è incatenato al suo letto d'ospedale nell’ospedale HaEmek a Afula. Ha scritto le sue volontà, chiedendo di vedere la moglie e i figli e di essere sepolto nella tomba di sua madre, se dovesse morire. Un bollettino medico pubblicato sabato 30 gennaio denuncia che il suo stato di salute si è fortemente deteriorato e che ha perso la capacità di parlare.
Ci rivolgiamo al Ministero degli Esteri della Farnesina affinché eserciti l'autorità che gli compete per denunciare le violazioni dei diritti del popolo palestinese e perché si adoperi per il sostegno alla liberazione di Mohammed al-Qeeq.
Ci appelliamo anche ai colleghi giornalisti di Mohammed, affinché diano risalto alla sua situazione e a quella dei numerosi detenuti politici e in detenzione amministrativa, rispettando il dovere etico che deve contraddistinguere la categoria e per il quale Mohammed sta rischiando la vita.
Milano, 2 febbraio 2016

 



Giovedì 04 Febbraio,2016 Ore: 22:05
 
 
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