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www.ildialogo.org Gių le barriere dell'Ue all'export palestinese,di Cora Ranci

Gių le barriere dell'Ue all'export palestinese

di Cora Ranci

 PeaceReporter - la rete della pace. Quotidiano online e agenzia di servizi editoriali. Storie, dossier, interviste, reportage, schede conflitto, schede paese e buone notizie da tutto il mondo

04/09/2011
Via libera del Parlamento europeo. Ma sul riconoscimento dello Stato di Palestina otto Stati membri si dissociano

Resta da vedere come il fatto sarà accolto dal governo di Israele, ma di fatto l'Unione europea si sta muovendo verso l'apertura del suo mercato di 500 milioni di consumatori a tutti i prodotti agricoli e della pesca provenienti dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza.

Tutto è cominciato il 13 aprile scorso, con l'accordo siglato a Bruxelles dall'Alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, e dal primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese, Salam Fayyad. Oggi il via libera a quell'accordo è stato dato dal Parlamento europeo. L'approvazione in plenaria non dovrebbe trovare ostacoli, dal momento che la Commissione del commercio internazionale dell'Europarlamento ha votato il rapporto all'unanimità.

L'accordo, della validità di dieci anni, prevede l'accesso in esenzione doganale delle importazioni palestinesi al mercato europeo dei prodotti agricoli, sia primi che trasformati, del pesce e dei prodotti della pesca. Come al solito, l'Ue si è tutelata, precisando che nel caso estremo in cui le importazioni aumentassero a tal punto da provocare una "distorsione" del mercato interno europeo - una prospettiva che appare alquanto improbabile, essendo i Territori palestinesi il più piccolo partner commerciale di Strasburgo - l'Unione potrà adottare misure di salvaguardia.

Su un totale di 56,6 milioni di euro circolati tra Ue e Anp nel 2009, solo 6,1 milioni corrispondono ad importazioni da parte dei Territori palestinesi. Per il 2010 si è registrato un aumento del 32,6 per cento da parte palestinese, ma si tratta di un dato da prendere con le pinze dal momento che non vi è una separazione tra i prodotti originari dell'Anp e quelli che provengono da Israele. Una sentenza della Corte di giustizia europea ha decretato nel 2010 che solo l'Anp può fornire la documentazione per i prodotti fabbricati nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Da diversi anni, però, Israele aggira il problema non indicando che alcuni prodotti vengono dalle colonie. Fatto che aveva scatenato una forte campagna di boicottaggio dei prodotti ortofrutticoli della Agrexco. È notizia di oggi, peraltro, che quella società, che per anni aveva venduto all'estero illegalmente con il marchio "Made in Israele" prodotti agricoli in realtà provenienti dalle colonie israeliane, dichiarerà bancarotta l'11 settembre prossimo. Effetto del boicottaggio? Difficile dirlo, ma indubbiamente l'incisiva azione degli attivisti europei ha danneggiato l'immagine del marchio.

L'iter normativo dovrà adesso fare il suo corso. Certamente, l'accordo con l'Ue sarà ben accolto nei Territori e a Gaza, le cui economie sono sempre più in difficoltà, strangolate dal blocco israeliano e dalla dipendenza strutturale dagli aiuti internazionali. Le barriere non tariffarie che Israele ha imposto nei confronti dei prodotti palestinesi hanno ostacolato enormemente lo sviluppo economico dell'Autorità palestinese. L'apertura al mercato europeo appare quindi un'ottima notizia per l'economia palestinese. Certo, restano i problemi dell'accesso all'acqua degli agricoltori, delle difficoltà per gli investitori stranieri ad ottenere un visto, del diritto negato ai palestinesi ad avere un permesso di costruzione nella valle del Giordano. Tutte conseguenze dell'occupazione.

L'Europa ha precisato che "aprire il mercato europeo direttamente ai prodotti palestinesi è solo il primo passo nella costruzione di uno Stato palestinese nella logica di una soluzione a due Stati". L'accordo commerciale sarà discusso e votato a Strasburgo a fine settembre. Negli stessi giorni, l'Onu deciderà se riconoscere lo Stato di Palestina. L'Ue aveva annunciato il suo voto favorevole. Oggi però fonti diplomatiche hanno fatto sapere che alcuni Stati membri si dissoceranno dal riconoscimento della Palestina. Come avvenne con l'indipendenza del Kosovo, si tratta dei Paesi che a loro volta contengono più nazioni (Spagna, Belgio, Irlanda, ma anche Norvegia, Grecia, Malta, Portogallo e Svezia). Si dovrà attendere la fine del mese per capire quanto l'Europa è disposta ad esporsi per la causa palestinese.

Cora Ranci



Mercoledė 07 Settembre,2011 Ore: 11:51
 
 
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