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www.ildialogo.org IRAQ Via le truppe USA ma la pace non sara facile,di Amina Salina

IRAQ Via le truppe USA ma la pace non sara facile

di Amina Salina

Troppi remano contro la pace in Iraq dall’esterno del Paese.
Certamente e un fatto positivo il ritiro delle truppe d’occupazione dal territorio iracheno. Recentemente una troupe di Radio Radicale ha realizzato un reportage sul territorio iracheno, in particolare a Sadr City, dove ha intervistato direttamente alcuni abitanti del luogo ed una parlamentare del partito di Muqtada al Sadr.Considerando la pessima fama che quest’ultimo gode presso la stampa occidentale e di per se importante che riesca ad emergere il carattere pacifico della politica di questi partigiani contrapposti ai criminali baathisti e di Al Quaeda che si sono macchiati delle peggiori atrocità contro la popolazione civile al par degli invasori USA e che continuano a calpestarne i diritti più elementari piazzando bombe fin dentro le moschee. Insieme agli sciti, che costituiscono la maggioranza della Popolazione, i sunniti hanno in gran parte combattuto in questi anni nelle formazioni partigiane dell’Armata Popolale Irachena e dell’Esercito Islamico che, assieme ad alcuni piccoli partiti dell’estrema sinistra, hanno costituito la resistenza vera e propria.
 Chiaramente dal punto di vista islamico noi possiamo sostenere solo chi combatte lealmente utilizzando mezzi leciti per fini leciti, non chi se la prende con la popolazione civile o chi sostiene una setta contro un altra setta. I terroristi, i voltagabbana, i traditori, le spie e i delinquenti di vario tipo che partecipano alla guerra, non possono e non devono essere chiamati resistenti e devono essere puniti come chi ha collaborato con gli occupanti.
E apparso chiaro che il popolo iracheno rifiuta qualsiasi tipo di occupazione militare straniera sul proprio territorio, che la guerra ha ricondotto il paese una volta prospero ad una situazione da Terzo Mondo e che la stragrande maggioranza dei politici, sinceri sciti o sunniti che siano, vogliono la pace e la concordia nazionale. C’è un solo popolo iracheno senza distinzione di religione o etnia. Questo paese e stato distrutto, violentato, i suoi abitanti sono stati privati di tutto, persino la religione e stata calpestata, le moschee sono state violate dalle bombe e i tappeti bagnati dal sangue dei martiri. Migliaia di persone sono state umiliate, la loro famiglia e la loro casa e stata distrutta. Gli occupanti hanno usato la tortura, la corruzione, i gas venefici, qualunque mezzo per piegare il popolo iracheno ma non ci sono riusciti ed adesso devono uscire dal Paese.
 
I dati
 
Sei anni di occupazione:
 
- 72 mesi di distruzione.
 
- 607 miliardi di $ spesi per la guerra.
 
- 2 milioni di barili di petrolio venduti ogni giorno.
 
- 2 milioni di iracheni profughi all'interno del paese.
 
- 3 milioni di iracheni costretti a lasciare il paese.
 
- 2615 professori, scienziati e dottori uccisi a sangue freddo.
 
- 338 giornalisti uccisi.
 
- 13 miliardi di $ sprecati dall'attuale governo iracheno.
 
- 400 miliardi di $ necessari per ricostruire le infrastrutture irachene.
 
- 3 ore di elettricità in media al giorno.
 
- 24 autobombe al mese.
 
- 7 grandi organizzazioni mafiose che gestiscono il paese.
 
- 4260 americani morti.
 
- 10000 casi di colera ogni anno.
 
- Almeno 1.3 milioni di iracheni morti dall'inizio del 2003.
 
fonte:http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?
name=News&file=article&sid=5826&mode=thread&order=0&thold=0
 
Ricordo inoltre, a chi se ne sia dimenticato, che la piattaforma della resistenza irachena all’interno della quale sunniti e sciti collaborano, spesso e volentieri nelle stesse milizie, oltre all’impegno a mandar via qualunque occupazione o forza straniera dal Paese e al legame strettissimo con l’antisionismo e la resistenza in Palestina, i resistenti optano per un regime pluripartitico e democratico.
Detto questo la stampa occidentale in questi anni ha come al solito dato grande risalto all’elite occidentalizzata ed ai collaborazionisti che pero erano una ristretta minoranza. Chiaramente ancora oggi restano circa cinquantamila soldati USA nel Paese e non si può dire che il popolo sia pienamente libero di dire la sua.
Finita formalmente la guerra ora la parola torna alla politica ma non ai politici del passato collusi con gli americani e col vecchio regime. Ci vorrebbe una nuova classe dirigente che sorga dalla resistenza per l’unita del Paese la pace l’islam e la democrazia.
Speriamo bene
Speriamo in una pace vera.
salam
amina salina
 
 
 
dichiarazione internazionale contro l occupazione dell Iraq
vedete anche questa intervista ad Al Kubaisy su Kelebek
 
 
 


Sabato 21 Agosto,2010 Ore: 19:26
 
 
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