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www.ildialogo.org Una lettera del rabbino capo di Roma Riccado Di Segni ed una risposta di Ugo Giannangeli,

Sulla identificazione fra Stato di Israele e Comunità ebraiche italiane
Una lettera del rabbino capo di Roma Riccado Di Segni ed una risposta di Ugo Giannangeli

La lettera del rabbino Riccardo di Segni

La redazione di Informazione Corretta (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=35380 ) ha ieri messo il dito su una delle tante piaghe raccontando l’episodio di una manifestazione contro Israele che si sarebbe dovuta svolgere davanti alla Sinagoga di via Guastalla a Milano. La redazione si chiede: “Perché manifestare contro Israele davanti alla Sinagoga?” e risponde: “perché antisemitismo e antisionismo sono la stessa cosa”. Ora, premesso che sono convinto che la maggioranza di coloro che hanno manifestato in questi giorni siano anche antisemiti (in fondo all’anima se non in superficie), credo che sia necessario capire (il che non significa giustificare) il ragionamento di chi sceglie la Sinagoga come il luogo dove manifestare contro Israele. Il fatto è che gli ebrei italiani sono, e a ragione, i primi sostenitori dello Stato d’Israele in Italia. Tutte le manifestazioni a favore d’Israele sono o promosse o sostenute da ebrei italiani e dai suoi dirigenti (tra questi in molti casi, anche il sottoscritto) . Molto spesso si manifesta, o si festeggia lo Stato d’Israele dentro le Sinagoghe o davanti alle Sinagoghe. Sulla cancellata della Sinagoga di Roma sono appesi da anni dei manifesti per la liberazione di due soldati israeliani. Ma allora, se quei luoghi sono stati scelti, con ampia condivisione, dai dirigenti dell’ebraismo italiano come sedi di supporto allo Stato d’Israele, perché non dovrebbero teoricamente essere anche luoghi di espressione di dissenso civile (bare e altre delizie escluse, ammesso che chi manifesta sia capace di fare queste sottili distinzioni) ? Non ci si può lamentare di confusioni identitarie se i primi a farle, su scala industriale, siamo noi. E se molte persone in Sinagoga, o davanti, ci vanno, giustamente, per sostenere Israele, ma dentro, a pregare e studiare, almeno qualche volta, non so.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Di seguito una lettera aperta di Ugo Giannangeli in risposta al rabbino capo Di Segni

Egregio Rabbino Capo di Roma dott. Riccardo Di Segni,
ho visto che siamo coetanei. Mai avrei pensato di ritrovarmi a 61 anni a manifestare sotto una Sinagoga e non sotto una Ambasciata, un Consolato o semplici uffici commerciali, in assenza di sedi diplomatiche ufficiali di Israele a Milano.
Sì, ero uno del gruppetto in via Guastalla a Milano. Per la prima volta sotto una Sinagoga.
Ho letto con piacere la Sua lettera in replica alla redazione di “Informazione Corretta”. Non condivido tutto quello che Lei scrive, ma ho colto una novità importante: Lei afferma che non c’è alcuna confusione identitaria se si sceglie una Sinagoga come luogo per manifestare contro la politica di Israele. Lei ne spiega bene le ragioni, che condivido appieno. Nel caso di specie, però, vi è una ragione ulteriore per la scelta del luogo. Da informazioni assunte anche direttamente presso miei amici di Roma sembra proprio che l’aggressione di pacifici manifestanti sul Campidoglio sia stata posta in essere da giovani ebrei provenienti dal Ghetto. Queste persone sono andate lì non per contestare, ma per picchiare e fare male, nella migliore tradizione squadrista che gli ebrei ben conoscono per averla subita dai nazifascisti.
Ho atteso vanamente una presa di posizione da parte della comunità ebraica a sostegno degli aggrediti o, quantomeno, una presa di distanza dagli aggressori.
Chi si ostina a dire, come “Informazione Corretta”, che antisionismo e antisemitismo sono la stessa cosa o è ottuso o è in mala fede. Io non ho mai bruciato una bandiera israeliana, sono ateo, comunista, circondato da amici antisionisti e filo-semiti. Uno di questi, una volta, indignato, mi ha detto: “antisemita a me che sono cresciuto a pane e Primo Levi!”.
Ho contribuito a scrivere un libro intitolato “Palestina”, editore Zambon, presentato alla Fiera del libro di Torino a maggio. Lo legga e poi mi dica.
L’editore è ebreo; al libro hanno contribuito due importanti esponenti della rete ECO. Hanno scritto l’appendice sulla società civile ebraica israeliana e nel mondo che si oppone, spesso a caro prezzo, alla politica sionista di Israele. Io e tutti gli amici con cui lavoro, abbiamo una sola pregiudiziale: non accettiamo nulla che provenga dalla destra, né aiuto, né solidarietà. Purtroppo è Israele che trova aiuto e solidarietà sempre più spesso a destra. Quanti fascisti abbiamo visto con la Kippa contriti allo Yad Vashem! In Germania scendono in piazza gruppi di estrema destra asseritamente a sostegno della causa palestinese. Loro sì sono antisemiti, come da sempre; sono razzisti e disprezzano sia islamici che ebrei. Strumentalizzano la causa palestinese per i loro infami fini. La Shoah è stata compiuta nel silenzio del mondo; ora siamo in pochi a rompere il silenzio che grava sulla tragedia del popolo palestinese. Andremo avanti con le navi per Gaza, con gli aiuti ai detenuti e ai feriti, con le manifestazioni a favore della causa palestinese.
Agli amici ebrei dico: non storditevi con le vostre menzogne; chiedetevi perché le sinagoghe sono presidiate, perché alcune sedi diplomatiche sono clandestine, perché insomma tanto odio attorno ad Israele non solo nel mondo arabo ma anche in quello occidentale. Non datevi le solite risposte autoassolutorie: così fate un danno a voi stessi e restate ciechi di fronte all’evidenza. Ripensi a quanto ha scritto Leibele Weissfich: “il nazismo ha distrutto il giudaismo fisicamente, il sionismo lo ha distrutto spiritualmente”.
Cordiali saluti.
Ugo Giannangeli


Domenica 04 Luglio,2010 Ore: 16:46
 
 
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