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www.ildialogo.org Corrado Augias e i suoi pregiudizi verso gli pseudonimi,di Renato Pierri

Corrado Augias e i suoi pregiudizi verso gli pseudonimi

di Renato Pierri

Ho scritto a Corrado Augias la lettera che segue: «”Gli pseudonimi e il record delle lettere sui giornali”. Non capisco perché gli pseudonimi nel mondo dell’arte, nella letteratura, da sempre esistiti, e da un po’ di tempo presenti a iosa sulla rete internet, non danno fastidio a nessuno, e in calce alle lettere pubblicate dai giornali danno fastidio a molti, e persino a qualche giornalista. Un’azione è buona qualora buono è il suo fine (diffusione delle idee) e buono o perlomeno innocuo (ricorso agli pseudonimi) il mezzo. Che male c’è? Grazie agli pseudonimi il sottoscritto (la firma non è uno pseudonimo, lo giuro), spinto da amore per la verità e per la giustizia, e non dal piacere di vedere il proprio nome sui giornali (il ricorso agli pseudonimi ne è la prova), ha forse battuto il record delle lettere pubblicate sui più importanti quotidiani e settimanali: almeno un paio di migliaia. Grafomane, come ebbe a definirmi un religiosissimo scrittore che non ricordo perché ce l’aveva con me? Ma no, ma no, i giornali non pubblicano roba di poco valore che non interessa a nessuno. E poi, modestia a parte, alcune di quelle lettere sono piccoli capolavori. Perché dunque tanti pregiudizi? La giornalista che cura il blog di un notissimo settimanale, da quando ha saputo dei miei pseudonimi, cestina regolarmente le mie lettere che prima regolarmente pubblicava e alle volte commentava. Un caso? Ma sì, per forza un caso, è una signora intelligente, come potrebbe avere pregiudizi del genere?».
Come si può costatare non solo è lungi da me il pensiero di definirmi un grafomane, termine che ha accezione negativa, ed è persino offensivo, e poi spiego chiaramente le ragioni che mi inducono a ritenere lecito il ricorso a pseudonimi nello scrivere lettere ai giornali. Augias sembra ignorare il significato del termine, giacché me lo attribuisce tranquillamente, e sembra ignorare il mio ragionamento che, modestia a parte, non fa un piega.
Augias manipola un po’, ma quel tanto che basta la mia letterina, così: «Caro Augias, le sottopongo un delicato quesito: i grafomani. Io lo sono, o almeno così ebbe a definirmi un religiosissimo scrittore che mi pare ce l'avesse un po' con me. Grazie a numerosi pseudonimi il sottoscritto ( ma la firma in calce è autentica), spinto da amore per la verità e per la giustizia, e non dal piacere di vedere il proprio nome ( il ricorso agli pseudonimi ne è la prova), ha forse battuto il record delle lettere pubblicate sui più importanti quotidiani e settimanali: almeno un paio di migliaia. Non capisco perché gli pseudonimi nel mondo dell'arte, nella letteratura, da sempre esistiti, e ora su Internet, non diano fastidio, mentre in calce alle lettere ai giornali ne diano. Un'azione è buona se buono è il suo fine ( diffusione delle idee) e buono o innocuo il mezzo. Che male c'è? Una giornalista, da quando ha scoperto i miei pseudonimi, cestina le mie lettere. Perché tanta ostilità?».
Ed ecco molto sinteticamente la sua risposta: “Diciamo la verità, il grafomane, intelligente e in buona fede che sia, altera questa doppia finalità perché toglie spazio ad altri, e soprattutto inquina il rapporto di lealtà mettendosi in maschera”.
Insomma: ha stabilito che chi scrive tante lettere ai giornali è un grafomane, forse, ripeto, non conoscendone il significato, ha stabilito che chi scrive toglie spazio ad altri, mentre a togliere lo spazio semmai è il valore della lettera, e ha stabilito che chi ricorre a pseudonimi inquina il rapporto di lealtà, giacché: “Chi legge il giornale non sa di chi si tratti, noi però lo sappiamo, il rapporto di lealtà è mantenuto per varie necessarie ragioni non escluse — in qualche caso — quelle penali”.
Ma che cosa dice, gentile Augias? Che cosa c’entra la lealtà? Mi sembra ovvio, sin troppo ovvio, che il giornalista che cura la rubrica lettere si guardi bene dal pubblicare notizie false, o lettere offensive. Ma sono le idee che contano, il contenuto delle lettere che conta, oppure la firma in calce alle stesse?
Infine: quando mai ho parlato di ostilità nei miei riguardi della giornalista che cura il noto blog? Non avevo parlato, in fondo scherzandoci su, di pregiudizi?
Renato Pierri (non è uno pseudonimo. Giuro!)



Domenica 18 Febbraio,2018 Ore: 17:07
 
 
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