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www.ildialogo.org REGIONI VIRTUOSE E REGIONI SPRECONE,di Martino Pirone

Lettera
REGIONI VIRTUOSE E REGIONI SPRECONE

di Martino Pirone

Ho l’impressione che molti politici, governanti e cittadini comuni spesso parlino a sproposito, per partito preso o per atavica distorta veduta della realtà. Innanzitutto il concetto di regioni virtuose e regioni sprecone è relativo ed è una falsa partenza di qualsiasi discorso. Si dovrebbe trattare piuttosto di buoni o cattivi governanti, più o o meno oculati nella spesa, con disponibilità finanziarie maggiori o più scarse.
Prendiamo ad esempio le Regioni con elevate disponibilità finanziarie: se anche effettuano spese eccessive, in qualsiasi settore, pochi si scandalizzano o protestano. Mentre se Regioni con scarse risorse finanziarie effettuano spese anche di minore importanza vengono criticate, giustamente, da tutte le parti.
Fermo restando il fatto che è comunque da biasimare il comportamento scorretto, irresponsabile e spesso criminale di taluni governanti, vorrei qui chiarire come alcune Regioni, in particolare del Nord Italia, per ragioni storiche hanno raggiunto una ricchezza ed una redditività di gran lunga superiore alle Regioni del Sud.
A seguito di varie vicissitudini, ampiamente descritte nel seguente capitolo di storia, doc.studenti.it , in determinati periodi e per varie motivazioni vi è stata una emigrazione di cittadini dalle regioni del Sud verso il Nord Italia, dove vi erano maggiori prospettive lavorative in vari settori produttivi. E più immigrati arrivavano più aumentava la produzione industriale, agricola e commerciale, anche perché aumentava l’esportazione di tanti prodotti italiani. Aumentando la popolazione aumentarono anche i servizi: scuole, uffici pubblici, trasporti, sanità ecc. Ad occupare i posti nei settori pubblici vi fu una predominanza di immigrati dal Meridione, perché gli autoctoni preferivano lavorare nei settori privati, dove le retribuzioni erano più alte, e quindi non partecipavano nemmeno ai concorsi.
demografico e l’aumento dell’esportazione portarono ad un incremento della produzione industriale, e tutto ciò fece da volano per l’intera economia delle regioni del Nord Italia, in particolare della Lombardia. Ne beneficiarono un po’ tutti i settori: artigianali, commerciali, professionali. Vi fu una vera e propria esplosione nell’edilizia, occorrevano sempre più case per gli immigrati che lavoravano e di conseguenza aumentava il lavoro per muratori, falegnami, fabbri, elettricisti, idraulici ed anche aumentarono gli esercizi commerciali di tutti i generi, dagli alimentari all’abbigliamento, dagli elettrodomestici alle automobili ecc. Aumentarono anche il numero e le attività professionali, come medici, avvocati, commercialisti, assicuratori, immobiliaristi, quindi aumentò la ricchezza complessiva di tutta la regione ed in tutte le fasce sociali.
Voglio ricordare che il tutto è avvenuto a seguito della più favorevole situazione storica in cui si trovarono le regioni del Nord quando fu proclamata l’Unità d’Italia: difatti specialmente in Lombardia esisteva già una fiorente industria tessile e metalmeccanica grazie a persone illuminate e lungimiranti, quindi non ci sono stati meriti particolari per il raggiungimento di quella ricchezza da parte della popolazione autoctona e un demerito dei cittadini del Sud se le loro regioni rimasero al palo.
Coloro che oggi parlano di autonomia o persino di secessione non possono salire in cattedra e vantare meriti che non hanno. Devono tenere presente di non avere avuto alcuna virtù ma di aver avuto solo la fortuna di essere nati in una parte del Paese piuttosto che in un’altra.
Ciò non toglie che vada onestamente riconosciuto che vi sia una miriade di critiche da muovere nei confronti dei Cittadini del Sud Italia, in particolare di coloro che si approfittano di ciò che loro elargiscono, per vantaggi personali soprattutto di tipo politico, governi e amministrazioni locali che spesso consentono, fingendo di ignorarli, tanti abusi (es. falsi invalidi, malattie fasulle, evasioni fiscali, assunzioni clientelari, caporalati, ecc.). Insomma pare di vivere in una società senza regole, o meglio le regole esistono ma non vengono osservate né fatte osservare da coloro che ne avrebbero il dovere. Tutto ciò comporta giustamente critiche, dissapori, antipatie, avversioni, quando non anche sentimenti di rancore e di intolleranza da parte dei Cittadini settentrionali verso gli immigrati meridionali. Per concludere possiamo dire che per raddrizzare la barca occorrerebbe che i nostri governanti correggessero per primi la bussola.
Martino Pirone
28 ottobre 2017



Sabato 28 Ottobre,2017 Ore: 18:54
 
 
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