- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (239) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Non serve il legame biologico, serve amore,di Renato Pierri

Non serve il legame biologico, serve amore

di Renato Pierri

In una lettera sul blog di Beppe Severgnini, Italians – Corriere della Sera del 28 marzo, leggo: “Ricordo di aver sentito parlare dei risultati di numerose ricerche scientifiche che hanno dimostrato quanto sia fondamentale ad un corretto sviluppo della persona il contatto diretto con la madre nei primi mesi di vita, e che addirittura il latte materno modifica costantemente la propria composizione chimica a seconda delle esigenze del bambino”. Il lettore ricorda di aver sentito parlare, non cita le numerose ricerche scientifiche. In realtà, la storia, la vita, l’esperienza della vita, ci hanno fatto capire che non è vero quanto asserisce. Sa, il lettore, quante donne fino a non molto tempo fa, morivano di parto e i piccoli venivano allattati da balie e crescevano con questa e con parenti della madre deceduta? Inoltre: “Fino agli inizi del Novecento nelle classi agiate era consuetudine affidare i bambini ad un'altra donna, spesso scelta tra i contadini o il personale di servizio, perché provvedesse all'allattamento. Si trattava quindi di una sorta di “madre surrogata” a cui le signore di buona famiglia si rivolgevano per evitare che l'allattamento avesse ripercussioni negative sull'aspetto del loro corpo” (Beatrice Spinelli). Questi bambini non si separavano completamente dalla madre, ma neppure erano in rapporto simbiotico con lei. Umberto Saba venne allevato per tre anni da una balia, che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto che il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia». Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta, all'età di tre anni, ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo Il piccolo Berto (1926). Dove sono le statistiche dimostranti inequivocabilmente che i bambini separati dalla donna che li ha portati in grembo, abbiano maggiori problemi degli altri bambini? Io credo che un neonato abbia bisogno di calore umano, di nutrimento, di cure e, se la parola non dà fastidio, di amore, ma sì, di tanto amore. Il vero trauma è separare un bambino dalla «madre di gioia».
Renato Pierri



Sabato 01 Aprile,2017 Ore: 14:59
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Lettere

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info