- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (239) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org 60° anniversario dalla firma dei Trattati di Roma: Lettera di uno studente europeo,a cura di Davide Patuelli

60° anniversario dalla firma dei Trattati di Roma: Lettera di uno studente europeo

a cura di Davide Patuelli

A pochi giorni dal 60° anniversario dalla firma dei Trattati di Roma e nel giorno dell'avvio ufficiale della Brexit, ho ricevuto e vi invito a pubblicare il seguente testo scritto da un ragazzo italiano da due anni studente in una università europea.
Davide Patuelli
Faenza
_____________
25 marzo 2027
Con i «se» non si fa la Storia, con i «se» nascono i rimpianti.
E in un mare di rimpianti navigano milioni di ragazze e ragazzi della fu «Generazione Erasmus», che prima della caduta dell’Unione Europea consideravano un diritto acquisito il privilegio di attraversare confini senza frontiere, cambiare stato come la cover del cellulare, mangiare tapas in vacanza sulle 'ramblas', noleggiare una bici per attraversare i vicoli sui canali di Rotterdam e gustarsi del delizioso cioccolato fondente sorseggiando una 'bière Trappiste' a Bruxelles, grazie alla sola carta d’identità che conferiva la cittadinanza europea, oltre che italiana.
E anche senza spostarsi dal divano di casa, tra la «Generazione del Baby Boom» c’era chi mandava mail in 'inglesiano' al cliente tedesco senza preoccuparsi di stabilire il prezzo in lire o in franchi, chi si aggiudicava su internet le nuove tendenze della moda parigina approfittando dell’assenza di tasse aggiuntive e chi chiamava il figlio in gita all’estero senza spese di roaming, grazie alla sola residenza italiana, dunque europea.
«Se solo avessimo capito prima quanto avevamo da perdere!»
Ma la guerra? Quei ragazzi l’avevano vista solo alla Play e più di un nonno avrà sorriso pensando che suo nipote era il primo della famiglia ad imbracciare un joystick piuttosto che un fucile, al fronte o durante il servizio militare.
E lui, che la guerra l’aveva vista e combattuta senza console, di certo non avrebbe mai voluto che i nazionalismi ci portassero a rivivere quella tragedia, ma forse non si era mai sentito europeo e, renitente alla globalizzazione e dunque fedele all’equazione «straniero» uguale «invasore», aveva infine giustificato la violenza nell’illusione di difendere la madre patria.
La stessa madre patria che aveva fondato l’Unione Europea perché non fosse più martoriata da guerre fratricide.
«Se solo avessimo capito prima cosa (fortunatamente) ci eravamo persi!»
E pensare che solo una decina di anni prima, il futuro era nelle nostre mani.
Le ventotto nazioni europee, prima di farsi la guerra, rappresentavano la prima economia mondiale (sì, davanti a USA e Cina), sfornavano brevetti e laureati come nessun altro sul globo terracqueo e assicuravano il diritto alla salute e all’istruzione ad ognuno dei propri cittadini, i quali avevano in comune ben più di quello che erano disposti ad ammettere.
Eppure - che strano! - fino a dieci anni fa chi sognava un’Europa più unita e forte era preso per pazzo, come per pazzo è preso colui che balla una musica che gli altri non sentono.
Tutti additavano Bruxelles come la causa dei problemi, ad un certo punto è apparso logico eliminarla.
E Bruxelles di colpe ne aveva, ma sarebbe bastato ricordarsi più spesso di tutti questi piccoli vantaggi quotidiani nelle conversazione tra amici, nelle discussioni sui social o al bar per avere la consapevolezza che ciò che abbiamo oggi è un privilegio unico e che difenderlo, migliorarlo e raccontarlo è un dovere per chi ne coglie i frutti ogni giorno.
E forse non è ancora troppo tardi...
Federico



Giovedì 30 Marzo,2017 Ore: 22:12
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Lettere

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info