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www.ildialogo.org Non è vero che la vita umana è sempre inviolabile,di Miriam Della Croce

Non è vero che la vita umana è sempre inviolabile

di Miriam Della Croce

“L’eutanasia è una vera esecuzione capitale”, questo il titolo di una lettera apparsa Italians – Corriere della Sera del 4 aprile. Sbagliato il titolo e sbagliato il contenuto della lettera. La pena di morte si dà, dove ancora si dà, a chi non vuole assolutamente morire, non a chi la morte la invoca per disperazione. Che cosa c’entra con l’eutanasia? L’autrice scrive: “La Repubblica tutela i diritti inviolabili dell’uomo... il primo e più importante diritto umano è quello alla vita”. Ora, alla persona che invoca l’eutanasia, il diritto alla vita è stato già negato dalla sua malattia incurabile. Di conseguenza, la persona che invoca l’eutanasia non reclama il diritto alla vita, ma il diritto alla fine delle sue sofferenze. Parlare di tutela del diritto alla vita da parte dello Stato, in questo caso non ha alcun senso. Si ha diritto a qualcosa che porta vantaggio, non a qualcosa che va a danno della persona. Per maggiore chiarezza: non si può dire che si ha diritto ad essere bastonati, che si ha diritto a vivere soffrendo terribilmente, se questo diritto non lo si reclama, se questo diritto è considerato un danno. La lettrice poi ripete un luogo comune molto caro al mondo cattolico: “La vita umana e sacra e inviolabile”. Ma questo non è vero. Nel caso, ad esempio, della legittima difesa, la vita umana sacra diventa violabile. Per raggiungere un fine buono (la salvezza di un innocente) si ricorre necessariamente e lecitamente ad un mezzo in sé cattivo (l’uccisione dell’ingiusto aggressore). Bene, c’è un’analogia con l’eutanasia: si ricorre ad un mezzo in sé cattivo (la dolce morte) per raggiungere un fine buono (porre fine alla sofferenza). Con la differenza che l’ingiusto aggressore non vorrebbe perdere la vita, mentre chi invoca l’eutanasia vuole perdere una vita che per lui non ha più senso. Ovviamente l'eutanasia dovrebbe sempre essere l'estrema ratio, ché la comunità dovrebbe tentare prima tutti i mezzi possibili per far cambiare idea al malato, per rendergli la vita sopportabile.
Miriam Della Croce



Domenica 12 Marzo,2017 Ore: 11:38
 
 
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