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www.ildialogo.org Il senso della preghiera e l’illusione di moltissimi fedeli,di Renato Pierri

Il senso della preghiera e l’illusione di moltissimi fedeli

di Renato Pierri

“Attentato a Istanbul. A cosa serve pregare per la pace?”, questo il titolo di un articolo del prete e scrittore Mauro Leonardi, apparso su Il Sussidiario del 2 gennaio. La domanda giusta, a mio parere, da farsi, al fine di evitare illusioni, fraintendimenti, false credenze, è: “A che cosa serve pregare?”. Ma leggiamo qualche riga dell’articolo: “Che significa allora fermarsi a pregare? Significa, forse, provare ad entrare nelle parole di Gesù quando dice che porta e dona la pace “ma non come la dà il mondo” (Gv 14, 27). La pace non è l’assenza di guerra, anche se ovviamente è assolutamente necessario trovare il modo di far sì che non si ripeta quanto accaduto di nuovo poche ore fa. Forse, allora, il vero oggetto della preghiera per la pace è comprendere cosa sia la pace che viene annunziata da Cristo”. Sembra evidente, anche se l'autore dell'articolo non lo dice chiaramente, che pregare per la pace non significa pregare per ottenere un intervento di Dio nelle vicende umane, non possiamo aspettarci, pregando, che Dio illumini la mente di chi semina terrore sganciando bombe sulle città, oppure di chi semina terrore sparando sulla folla inerme. Una religiosa signora, sul blog “Come Gesù”, dove don Mauro Leonardi ha riportato l’articolo, commenta così: “La preghiera è il pilastro della speranza... Più è alta e insistente la richiesta e più aumenterà la speranza d’essere ascoltati. Penso a quando uno dei miei figli, da piccolo, per ottenere qualcosa che desiderava in modo spasmodico: un giocattolo, un gelato... iniziava una tiritera infinita, implorando con pietismi vari… finché non aveva ottenuto ciò che voleva. Forse quando preghiamo dovremmo essere un po’ più bambini”. Niente di più sbagliato, di più ingannevole: pregare Dio per spingerlo ad agire in nostro favore. Un po’ come facevano gli antichi con gli dei. Il tal modo, la preghiera non è il pilastro della speranza, ma il pilastro dell’illusione. Non basta la storia, l’esperienza della vita, per farci comprendere che la preghiera più intensa, disperata, di singole persone o anche di milioni di persone, non è servita a muovere la mano di Dio? E allora a che cosa serve pregare? Darò anch'io una risposta, forse più semplice e comprensibile di quella data da don Mauro. Qualche giorno fa mia figlia era a letto malata, sapeva bene che non avrei potuto fare nulla per alleviare il suo malanno, però mi ha chiesto: “Papà, stammi vicino”. Ecco: il credente prega per sentirsi vicino a Dio e quindi per sentire Dio vicino a sé.
Renato Pierri



Mercoledì 04 Gennaio,2017 Ore: 11:27
 
 
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