“È giusto che gli anziani votino?” Questo lo sconcertante (da brividi, direi) titolo di una lettera apparsa sul blog Italians – Corriere della Sera. Per fortuna il lettore definisce “antipaticissima” la sua domanda. Scrive, tra l’altro: “Quale è l’età oltre la quale, mediamente, non ci si può aspettare decisioni informate e consapevoli? Più degli aspetti fisiologici e sanitari, mi preoccupano quelli psicologici. Un anziano è portato a mantenere le cose come stanno, sogna i bei tempi andati e vede minacce in ogni cambiamento”. Beppe Severgnini gli risponde seriamente, quasi con simpatia, nonostante la domanda antipaticissima. Tra l’altro: “Accidenti, Matteo: ci sei andato pesante (prevedo vivace dibattito sul tema)... Siamo sicuri che gli anziani siano poco lungimiranti? Nella tradizione cinese – ma anche in quella rurale italiana – vengono consultati fino all’ultimo giorno di vita: si presume abbiano esperienza e offrano consigli disinteressati”. A me la domanda antipaticissima, non so perché, mi ha fatto pensare a leggi razziali, al nazismo... Io non avrei risposto seriamente al lettore. Gli avrei fatto alcune domande. Prima: è giusto che le persone che si fanno domande di questo genere votino? Seconda: è giusto che le persone ignoranti votino? Terza: è giusto che le persone un po’ stupide votino? Quarta: non sarebbe giusto sottoporre a visita psicologica tutti i cittadini, e non far votare quelli incapaci di decisioni informate e consapevoli?