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www.ildialogo.org Amoris laetitia. Come salvare capra e cavoli?,di Elisa Merlo

Lettera
Amoris laetitia. Come salvare capra e cavoli?

Ci ha pensato Rocco Buttiglione


di Elisa Merlo

Papa Francesco, buono e intelligente com’è, comprendendo e sentendo che è un’ingiustizia e una cattiveria negare l'eucaristia a persone buone e oneste divorziate e risposate, comprendendo e sentendo che Cristo qui ed ora non negherebbe il pane spezzato a nessuno, ha cercato nell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia, di salvare il tradizionale insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio, e di trovare una scappatoia per far sì che i sacerdoti possano dare la comunione alle persone buone e oneste divorziate e risposate. Amoris laetitia, però, per molte persone, troppe persone, per lo più uomini, è diventata un’ossessione. C’è che si arrovella il cervello, fa salti mortali mentali per dimostrare che la comunione non si può dare ai divorziati risposati se continuano a fare l’amore, e c’è che si scervella, fa una eccezionale, accuratissima spremitura di meningi per dimostrare che sì, ha ragione Papa Francesco, c’è la possibilità di dare la comunione a persone buone e oneste divorziate e risposate, anche se continuano, ahimè, a fare l'amore. Tutti persuasi che per Dio sia cosa importantissima che persone buone e oneste divorziate e risposate facciano o non facciano l’amore, che vivano sotto lo stesso tetto, e magari nello stesso letto, come sorella e fratello (non incestuosi ovviamente!), oppure come due bravi sposini che si amano. Ma non credo che il Papa anche sia persuaso di questo. Io credo che il Papa sappia perfettamente che per Dio non è importante quello che succede nel letto di persone buone e oneste divorziate e risposate, solo che non poteva andare oltre, il nostro Papa, non poteva dire che la Chiesa fino a ieri ha sbagliato, che si è comportato in modo ingiusto e cattivo. Non poteva dirlo.
Detto questo, voglio darvi una dimostrazione di una recente accuratissima spremitura di meningi. Si tratta del cervello di Rocco Buttiglione, il quale scrive sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi:  «Il card. Newman ha fatto una distinzione illuminante fra un assenso meramente nozionale ed un assenso reale della coscienza. È possibile che il penitente non comprenda o non accetti l’ammonizione del confessore e rifiuti di promettere che, nella medesima situazione, non si comporterà di nuovo nel medesimo modo. La coscienza sarà illuminata solo nel momento in cui essa avrà dato un assenso reale. Che fare se il penitente non dà un assenso reale alla ammonizione del confessore? È chiaro che in questo caso il penitente può essere in grazia di Dio anche se il confessore gli rifiuta l’assoluzione. Il confessore può però rifiutare l’assoluzione se pensa che questo sia uno strumento che sollecita il penitente ad una riflessione più approfondita che lo porti al riconoscimento della verità oggettiva. È, questa, una strategia pastorale legittima. Può però essere una strategia pastorale altrettanto legittima il dare l’assoluzione impegnando il penitente a continuare una riflessione comune, naturalmente dopo avere controllato che l’obiezione di coscienza sia onesta e non fittizia. Ci sarà un sacrilegio se il penitente che riceve l’assoluzione in queste condizioni riceve la comunione? No, perché il penitente è giudicato dalla propria coscienza e quindi, nel caso in questione, è in grazia di Dio».
Capito? Questioni di lana caprina molto interessanti per il buon Dio.
Elisa Merlo 



Sabato 06 Agosto,2016 Ore: 21:56
 
 
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