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www.ildialogo.org Lettera ad un amico sacerdote sull'indissolubilità del matrimonio,di Renato Pierri

Lettera ad un amico sacerdote sull'indissolubilità del matrimonio

di Renato Pierri

Ho esposto, sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi,  alcune mie considerazioni riguardo al discorso di Gesù sul divorzio. Non ho avuto riposte soddisfacenti e così ho pensato di rivolgere direttamente a don Mauro alcune domande, anche se con po’ di riluttanza, giacché Mauro è un amico ed è un sacerdote, e mi dispiacerebbe metterlo in imbarazzo. 

Dunque, Mauro, prima ti racconto del matrimonio di Nisa, bambina e poi donna della popolazione di cacciatori e raccoglitori del deserto del Kalhari (Botswana, Namibia). Anzi, te la faccio raccontare da Paola Tabet:  “I matrimoni presso i !Kung sono combinati quando la ragazza è assai giovane, spesso prima della pubertà. E spesso le vengono imposti in modo assai drastico. Nisa non può neppure esprimere la disperazione che a volte è tale da spingerla a tentare il suicidio. Finché è piccola il gruppo avrà al caso una certa tolleranza verso le sue reazioni, poi eserciterà pressioni sempre più forti presso di lei perché si adegui. Lo stesso per quanto riguarda il rifiuto della bambina di avere rapporti sessuali con il marito. I primi rapporti saranno spesso traumatici... Nisa passa attraverso tutto questo. La sua storia parla dei mariti che le sono stati imposti quando era ancora una bambina... e ricorda le sue fughe nella notte, le sue minacce di suicidio, le pressioni familiari, le minacce del fratello di picchiarla, i rapporti sessuali forzati, come il marito strappi una cintura di protezione che lei si era fabbricata, come la violenti, come lei ceda per non avere ancora più male... (Paola Tabet, La grande beffa, pag. 64 – 65,  Rubbettino Editore).

Ovviamente questo è un caso limite, ma di matrimoni combinati, non attribuibili ad amore spontaneo tra gli sposi e ad una loro decisione consapevole, erano e sono ancora oggi una norma in tante parti del mondo. Erano una norma in Palestina al tempo di Gesù. Ora, non è forse stupidità e presunzione ad un tempo attribuire a Dio queste unioni che hanno significato per secoli, e ancora oggi significano sofferenza per innumerevoli bambine e donne? Non è presunzione e quasi una bestemmia attribuire a Dio la decisione nefanda dei familiari della sventurata Nisa? Eppure sembra lo faccia Gesù quando dice: “Perciò, quello che Dio ha congiunto l’uomo non separi”. Non sembra che a Gesù interessasse minimamente come queste unioni avvenissero. Non sembra proprio. Gesù attribuisce a Dio anche il matrimonio di Nisa. Come si spiega? A me pare evidente che l’evangelista attribuisca a Gesù un discorso assurdo. Oppure Gesù intendeva parlare solo dei matrimoni avvenuti per amore e per decisione consapevole di entrambi gli sposi? Avrebbe escluso in cuor suo i matrimoni combinati magari col ricorso alla coercizione? Non è possibile, visto che l’unica distinzione che fece fu: “Chi ripudia la propria moglie se non per impudicizia... “. Solo in questo caso (matrimonio contratto tra parenti) il marito poteva lecitamente liberarsi della moglie. Solo in questo caso è lecita la separazione degli sposi.

La Chiesa, però, discostandosi con evidenza dal Vangelo, non considera indissolubili i matrimoni cui necessariamente si riferiva Gesù, vale dire  tutti i matrimoni, compresi quelli (la massima parte) combinati, magari anche col ricorso alla coercizione.  La Chiesa ritiene indissolubili solo i matrimoni celebrati davanti al sacerdote,  fatti per amore e in piena consapevolezza. Matrimoni ai quali Gesù non accenna minimamente. E come avrebbe potuto? La Chiesa non ritiene veri matrimoni le unioni civili fatte per amore e in piene consapevolezza. Ma non è questa una evidentissima contraddizione? I matrimoni fatti per amore e in piena consapevolezza non in chiesa, non sarebbero “quello che Dio ha congiunto”, e i matrimoni fatti per amore e in piena consapevolezza in chiesa sarebbero “quello che Dio ha congiunto”? Questo dice il Vangelo?

Renato Pierri

 

Ho esposto, sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi,  alcune mie considerazioni riguardo al discorso di Gesù sul divorzio. Non ho avuto riposte soddisfacenti e così ho pensato di rivolgere direttamente a don Mauro alcune domande, anche se con po’ di riluttanza, giacché Mauro è un amico ed è un sacerdote, e mi dispiacerebbe metterlo in imbarazzo. 
Dunque, Mauro, prima ti racconto del matrimonio di Nisa, bambina e poi donna della popolazione di cacciatori e raccoglitori del deserto del Kalhari (Botswana, Namibia). Anzi, te la faccio raccontare da Paola Tabet:  “I matrimoni presso i !Kung sono combinati quando la ragazza è assai giovane, spesso prima della pubertà. E spesso le vengono imposti in modo assai drastico. Nisa non può neppure esprimere la disperazione che a volte è tale da spingerla a tentare il suicidio. Finché è piccola il gruppo avrà al caso una certa tolleranza verso le sue reazioni, poi eserciterà pressioni sempre più forti presso di lei perché si adegui. Lo stesso per quanto riguarda il rifiuto della bambina di avere rapporti sessuali con il marito. I primi rapporti saranno spesso traumatici... Nisa passa attraverso tutto questo. La sua storia parla dei mariti che le sono stati imposti quando era ancora una bambina... e ricorda le sue fughe nella notte, le sue minacce di suicidio, le pressioni familiari, le minacce del fratello di picchiarla, i rapporti sessuali forzati, come il marito strappi una cintura di protezione che lei si era fabbricata, come la violenti, come lei ceda per non avere ancora più male... (Paola Tabet, La grande beffa, pag. 64 – 65,  Rubbettino Editore).
Ovviamente questo è un caso limite, ma di matrimoni combinati, non attribuibili ad amore spontaneo tra gli sposi e ad una loro decisione consapevole, erano e sono ancora oggi una norma in tante parti del mondo. Erano una norma in Palestina al tempo di Gesù. Ora, non è forse stupidità e presunzione ad un tempo attribuire a Dio queste unioni che hanno significato per secoli, e ancora oggi significano sofferenza per innumerevoli bambine e donne? Non è presunzione e quasi una bestemmia attribuire a Dio la decisione nefanda dei familiari della sventurata Nisa? Eppure sembra lo faccia Gesù quando dice: “Perciò, quello che Dio ha congiunto l’uomo non separi”. Non sembra che a Gesù interessasse minimamente come queste unioni avvenissero. Non sembra proprio. Gesù attribuisce a Dio anche il matrimonio di Nisa. Come si spiega? A me pare evidente che l’evangelista attribuisca a Gesù un discorso assurdo. Oppure Gesù intendeva parlare solo dei matrimoni avvenuti per amore e per decisione consapevole di entrambi gli sposi? Avrebbe escluso in cuor suo i matrimoni combinati magari col ricorso alla coercizione? Non è possibile, visto che l’unica distinzione che fece fu: “Chi ripudia la propria moglie se non per impudicizia... “. Solo in questo caso (matrimonio contratto tra parenti) il marito poteva lecitamente liberarsi della moglie. Solo in questo caso è lecita la separazione degli sposi.
La Chiesa, però, discostandosi con evidenza dal Vangelo, non considera indissolubili i matrimoni cui necessariamente si riferiva Gesù, vale dire  tutti i matrimoni, compresi quelli (la massima parte) combinati, magari anche col ricorso alla coercizione.  La Chiesa ritiene indissolubili solo i matrimoni celebrati davanti al sacerdote,  fatti per amore e in piena consapevolezza. Matrimoni ai quali Gesù non accenna minimamente. E come avrebbe potuto? La Chiesa non ritiene veri matrimoni le unioni civili fatte per amore e in piene consapevolezza. Ma non è questa una evidentissima contraddizione? I matrimoni fatti per amore e in piena consapevolezza non in chiesa, non sarebbero “quello che Dio ha congiunto”, e i matrimoni fatti per amore e in piena consapevolezza in chiesa sarebbero “quello che Dio ha congiunto”? Questo dice il Vangelo?
Renato Pierri



Mercoledì 13 Luglio,2016 Ore: 18:01
 
 
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