Una religiosa signora, catechista in una parrocchia della Calabria,  mi chiede sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi: “Perché nel Catechismo della Chiesa cattolica non c’è un paragrafo dedicato al grave peccato della pedofilia? Papa Francesco ha tuonato contro i pedofili, sarà un buon segno?”. Forse, gentile signora, la prima domanda andrebbe posta a papa Francesco. Può darsi che le risponda. La domanda al Papa potrebbe essere formulata così: “Giovanni Paolo II nell’introduzione al Catechismo, scriveva: «Si ha ragione di affermare che questa Catechismo è il frutto di una collaborazione di tutto l’Episcopato della Chiesa cattolica... Un catechismo deve presentare con fedeltà ed in modo organico l’Insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e del Magistero autentico, come pure l’eredità spirituale dei Padri, dei santi e delle sante della Chiesa, per permettere di conoscere meglio il mistero cristiano... Esso deve tener conto delle esplicitazioni della dottrina che nel corso dei tempi lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa». Ora, come spiega Sua Santità che nel corso dei tempi lo Spirito Santo non abbia suggerito alla Chiesa di dedicare almeno un paragrafo del Catechismo al gravissimo peccato della pedofilia? Come mai a nessuno dei vescovi è venuto in mente di far apparire nel Catechismo il termine “pedofilia”, di parlare del grave peccato nel momento in cui scrivevano:  «Ancor più grave è lo stupro commesso da parenti stretti o di educatori ai danni degli allievi che sono loro affidati» (n. 2356)? Distrazione dello Spirito Santo, e distrazione dei vescovi attentissimi, invece, al peccato inesistente degli atti di omosessualità, ai quali nel Catechismo sono dedicati ben tre paragrafi? Ci sarebbe da pensare che ai vescovi redattori del Catechismo, lo Spirito Santo non abbia dato suggerimenti di sorta. 

Francesca Ribeiro