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www.ildialogo.org La verginità e l’errore di colti sacerdoti,di Renato Pierri

Lettera
La verginità e l’errore di colti sacerdoti

di Renato Pierri

Se non esistesse l’acqua torbida, se l’acqua non potesse essere torbida, avrebbe senso parlare di acqua limpida? Non avrebbe senso. Certi termini hanno un senso perché esiste il loro contrario, o perlomeno perché esiste un’altra possibilità. Diciamo che un ambiente è luminoso, perché un ambiente può anche essere buio, privo di luce. Se le donne e tutte le femmine degli esseri viventi della terra si riproducessero per partenogenesi (riproduzione verginale), e non avessero rapporti sessuali, non esisterebbe il termine partenogenesi, e non esisterebbe il termine verginità, inteso nel senso appunto della “condizione di chi non ha avuto rapporti sessuali completi” (Treccani). Diciamo che una persona è vergine, giacché esiste la possibilità che una persona non sia vergine. Questa premessa fa comprendere l’ingenuità del seguente passo: “Giacché se il Padre è Padre, perché ha la gloria di generare il Figlio, lo genera senza concorso di madre, ma verginalmente con la sua eterna e fecondissima intelligenza del suo intelletto”. Lo scriveva il reverendo D. Francesco Di Lucia, nella sua “Apologia della Verginità  a Dio offerta e delle vergini che la professano” (Dai Torchi di Saverio Giordano, Napoli 1829). “Senza concorso di madre”: perché, c’era forse la possibilità che il Padre generasse il Figlio con concorso di madre? Come gli uomini? Ovviamente il colto reverendo conosceva Gregorio di Nissa, così come lo conosce il colto sacerdote Mauro Leonardi, che lo cita e sul blog “Come Gesù”, scrive: «La decisione del Signore di rimanere celibe è la quintessenza della sua libertà di essere Se stesso. Tutte le spiegazioni di questa scelta illuminano solo parzialmente la sua decisione. Nel saggio “Come Gesù” (soprattutto alle pp. 206-208) cerco di motivare perché a me convince molto la spiegazione che Gregorio di Nissa dà della scelta di tale condizione da parte di Cristo (cfr De Virginitate 2, 1-11: SC 119, pp. 262-264): quella per cui il Figlio rimane vergine nel tempo, perché Lo è nell’eternità avendo ricevuto la medesima vita del Padre, che è “Colui che genera verginalmente”». Non ha senso affermare che il Padre genera verginalmente, giacché non era un uomo e quindi non aveva altra possibilità. Si può solo dire che il Padre genera, genera il Figlio. Perché, invece, ha un senso affermare che Maria genera verginalmente? Semplicemente perché Maria era una donna e come tutte le donne e come la maggior parte degli esseri viventi della terra, aveva la possibilità di generare il figlio avendo rapporti sessuali con un uomo. Ha un senso perché esiste un’altra possibilità.
Renato Pierri



Lunedì 07 Marzo,2016 Ore: 19:13
 
 
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