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www.ildialogo.org SAZI, INSODDISFATTI E PER QUESTO EGOISTI,di Ernesto Miragoli

Unioni civili e maternità surrogata
SAZI, INSODDISFATTI E PER QUESTO EGOISTI

di Ernesto Miragoli

Con una risposta del direttore


(29-02-16)
Dimenticate Nichi Vendola ex presidente della Regione Puglia, segretario di Sel, ex parlamentare, ambientalista, ottimo oratore ed immaginatevi un altro Nichi Vendola che, a 58 anni, fa il papà di Tobia Antonio, il bambino nato dalla sua relazione con il suo giovane compagno Ed con il sistema dell’utero in affitto.
Siamo sazi, insoddisfatti e proprio per questo egoisti.
E’ il primo pensiero che mi è venuto in mente ieri, quando ho appreso la notizia che girava come un mantra su tutti i media.
Non ho nulla contro l’omosessualità dichiarata di Nichi Vendola, nulla contro la sua battaglia per riconoscere le coppie di fatto che il governo Renzi ha appena legittimato con una legge zoppa, sofferta e contrastata, ma ho tutto da dire contro l’affitto dell’utero per le coppie omosessuali. Non sono perplesso, forse non sono disposto nemmeno a dialogare per capire qualcosa e cogliere qualche elemento che mi sfugge, no. Sono proprio contro questo modo di agire che ritengo tipico di una società ricca, sazia, giocherellona anche sul dono della vita.
Sul tema di come una persona possa nascere, crescere, svilupparsi, essere educata in una coppia omosessuale ho già scritto e non mi ripeto. Qui vorrei riflettere sul fatto in sé, cioè sul fatto che una coppia omossessuale affitti un utero per avere un bambino.
Penso alle migliaia di bambini che nascono e muoiono nel giro di pochi mesi a causa della fame, degli stenti, delle malattie e penso allo loro giovanissime mamme che li hanno concepiti in seguito a mancanza di mezzi di contraccezione, oppure in seguito a violenze, stupri, prostituzione obbligata per mantenere una famiglia già numerosa o per procurarsi droga e penso che questi bambini e le loro mamme sarebbero felici di continuare a vivere, anche in una famiglia di omosessuali. Ma questi bambini e le loro madri non hanno alcuna voce nel capitolo del mondo consumista e continueranno a nascere ed a morire e le loro madri continueranno a dare alla luce altri figli sperando che non muoiano fino a quando moriranno anch’esse di parto. Il sazio mondo europeo, americano, russo, asiatico, il ricco mondo di quei pochi che contano perché hanno i soldi ed il tempo per disquisire su emergenze come quelle dei diritti di una coppia omosessuale non ha tempo di guardare laggiù, nel centro dell’Africa, nell’America povera, nell’India dei paria, nel sud asiatico meta dello sporco turismo sessuale europeo dei perbenisti padri di famiglia che si concedono vacanze libertine.
Penso alla ragazza che ha dato il figlio a Nichi ed Ed, ma anche alle altre centinaia di ragazze che affittano una cosa che è solo loro, tutta loro, una cosa che più intima di così non si può che è il loro corpo che genera una vita e sanno che quella vita che hanno portato in grembo per nove mesi è una prevendita, destinata a finire sul banco delle vendite, come una borsetta, un paio di scarpe, un orologio, un cucciolo, un motorino, un’auto, un cellulare…insomma…una delle tantissime “cose” che il sazio mondo del consumismo ogni giorno propone per tenere in vita se stesso. Il corpo umano è sempre stato trattato come una merce, ma questa volta la merce diventa produzione. Con un’incognita: se quella vita non è normale? Se quella vita che nasce è monca di qualcosa che il sazio mondo capitalista ritiene non conforme ai canoni della cosiddetta normalità, che succede? Cosa prevede il contratto?
Penso che non sappiamo fare nulla per i bambini che muoiono di fame e di sete, di malattie e di violenze se non organizzare meravigliosi e costosi convegni nelle zone più esclusive della nostra sazia Europa o dell’opulenta America, ma siamo tempestivi a legittimare gli uteri in affitto e ad organizzare il giro necessario alla bisogna.
Penso che ci sono intere zone del pianeta uomo dove l’uomo vive di stenti e muore per mancanza di igiene perché l’acqua, il bene sostanziale e più prezioso, non c’è. Costa poco portare l’acqua in un villaggio, sicuramente molto meno che affittare un utero e pagare quasi novecento parlamentari italiani che per due mesi di fila discutono per approvare una legge, ma quelle zone del pianeta uomo sono senza voce perché non hanno soldi, non promettono soldi, non producono soldi.
Sazi come siamo della nostra ricchezza, impantofolati come siamo nella nostra tranquilla opulenza, ci preoccupiamo dello spread, del ftse mib, del nasdaq, della legge sulla coltura delle carote in Val Trompia e continuiamo a vivere nel nostro pianeta uomo continuando a lasciar morire, a sfruttare, a non curarci di altri uomini che vivono su una parte del nostro pianeta.
Ernesto Miragoli
e-mail miragoli@hotmail.it

Risponde il direttore

L'amico Ernesto mi chiede, nella email con la quale mi ha inviato questo suo commento, che cosa io pensi della questione e se sono d'accordo con le sue argomentazioni. Ho deciso di pubblicare la sua lettera sia come contributo al dibattito in corso sia perchè noi siamo abituati a rispettare le opinioni di tutti, quando esse vengono esposte senza malanimo, senza arroganza e senza insulti o minacce. Rilevo inoltre che sulla questione delle unioni civili e del cosiddetto "utero in affitto", è in corso una vera e propria guerra di religione con nuovi crociati che non aiutano affatto ad affrontare con senso di umanità i problemi.

Fino ai primi anni 70 l'omosessualità era considerata dagli psichiatri una malattia. Io in quegli anni non sapevo neppure cosa fosse l'omosessualità. Era un argomento tabù come del resto lo erano tutte le questioni relative alla sessualità. Poi questo è cambiato e gli omosessuali non sono stati più considerati dei malati da guarire e questa decisione non l'ha presa l'ultimo medico di un paese sperduto  bensì la Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Era prevedibile che questa decisione dell'OMS non potesse cancellare dalla sera alla mattina secoli di ostracismo e di vera e propria caccia all'omosessuale che hanno caratterizzato le nostre società. Nel giro di una quarantina di anni siamo così passati dall'ostracismo più totale al riconoscimento delle coppie omosessuali. Era in qualche modo prevedibile che potessero venir fuori resistenze, reazioni violente e volgari. Anche io nella mia esperienza personale non sono sempre stato favorevole agli omosessuali e al loro riconoscimento. Mi ha aiutato la mia passione per l'ascolto degli altri e soprattutto delle persone in difficoltà ed emarginate, come sono stati da svariati secoli gli omosessuali maschi e femmine. È attraverso l'ascolto e la conoscenza di storie personali drammatiche che si può crescere, ed è quello che oggi viene impedito dalla guerra di religione su temi delicatissimi che attengono alla maternità e alla paternità che non possono essere trattati con l'accetta.

Non sono omosessuale e quindi non so che cosa una coppia omosex possa provare rispetto alla maternità, nel caso di una coppia di femmine, o della paternità, nel caso di una coppia di maschi. Alcune cose sono difficili da digerire per la cultura omofoba e razzista che ci sovrasta e che permea tutta la società. Ma poi penso che la "maternità surrogata", come la chiamiamo oggi, è una pratica antichissima e la si ritrova anche nelle scritture ebraiche, nelle storie dei patriarchi Abramo e Giacobbe. Da uno di questi "uteri in affitto" è venuto fuori un intero popolo, quello degli arabi, il cui progenitore è considerato Islamele, figlio di Abramo e della schiava Agar. E le donne che mettevano a disposizione il loro utero erano in genere schiave, che potevano essere vendute in ogni momento e separate dai loro figli in qualsiasi momento. Chi ricorda il libro antischiavista "La capanna dello zio Tom"? Un grande libro che andrebbe riletto e che inizia proprio con il racconto della vendita del figlio della schiava preferita dalla moglie del padrone.

Così, guardando la storia, non riesco a condannare la maternità surrogata, come fanno certi cattolici che sono arrivati in questi giorni a minacciarmi e ad usare epiteti razzisti nei miei confronti, per aver pubblicato sul questo giornale lettere favorevoli all'utero in affitto. La storia di Israele, per chi ha un percorso religioso, insegna che non si può pretendere di mettere limiti alla provvidenza di Dio e che anche da quello che appare come male si può trarre fuori il bene. Per il resto, come direbbero i musulmani, "Dio ne sa di più".

Occorre avviare un lungo percorso di incontro e di vicinanza fra coppie etero ed omo che aiuti a capire i reciproci sentimenti e a non idealizzare maternità e paternità, che è un comodo modo per emettere sentenze ed anatemi che non ci aiutano a crescere come umanità. La guerra di religione in corso, insensata e folle come tutte le guerre, rischia di farci perdere l'occasione di ascoltarci, di mettere in comunicazione coppie etero e omo, di far crescere la nostra comune umanità. 

È inutile azzannarsi su temi così delicati che toccano la parte più intima di ogni persona. Bisogna ascoltarsi e capire le motivazioni profonde di tutti perchè apparteniamo tutti alla stessa umanità e nessuno di noi può dirsi padrone della verità o addirittura interprete ultimo della volontà di Dio.

Invito quindi chi voglia a contribuire al dibattito, usando parole pacate, che non offendano la sensibilità di alcuno e che nessuno si arroghi il diritto di parlare in nome di Dio che è la bestemmia più grossa che un essere umano può fare.

Giovanni Sarubbi



Lunedì 29 Febbraio,2016 Ore: 19:08
 
 
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