- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (235) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Una notizia triste e un ricordo un po’ triste,di Carmelo Dini

Lettera
Una notizia triste e un ricordo un po’ triste

di Carmelo Dini

La notizia: “Pordenone, ragazzina di appena dodici anni  scrive ai compagni: «Adesso sarete contenti», e si lancia da balcone. Prima di lasciarsi cadere dal secondo piano della sua abitazione a Pordenone, ha scritto anche ai genitori, per scusarsi del gesto. È ricoverata all'ospedale di Udine, le sue condizioni non sono gravi: «Non ce la facevo a rientrare a scuola». Di chi la colpa se dietro la decisione della ragazzina c’è l’ennesimo episodio di bullismo? Certamente non dei genitori della ragazzina che non si sarebbero accorti del suo stato d’animo. Certamente non dei compagni che l’avrebbero portata alla disperazione. La colpa è nostra, della società, e segnatamente di quei genitori che non sanno educare i figlioli a non deridere i compagni. Purtroppo la brutta abitudine di deridere, schernire il prossimo appartiene anche agli adulti, si prende in giro, alle volte malignamente, la collega o il collega negli ambienti di lavoro, ma può accadere che episodi di scherno, di derisione alle volte cattiva, avvengano anche in ambito familiare. Io ho ricordi tristi a riguardo. Ho sofferto più per le prese in giro spesso davvero crudeli dei fratelli, che per le derisioni da parte dei compagni di scuola. Figli di genitori meridionali, noi fratelli a Carrara venivamo presi in giro perché “napurielli”, napoletanelli. Ma non ci facevo granché caso, mentre mi addoloravano tremendamente la derisioni da parte dei fratelli più grandi. Una giorno per il gran dispiacere presi a piangere e non la smettevo più. Tornò mio padre dalla Pretura dove faceva il cancelliere, chiese la ragione del mio pianto, gli spiegarono che il fratello maggiore, a causa della mia gambe un po’ storte, come le hanno storte tanti ragazzi, mi aveva definito deforme. Deforme. Una parola terribile per me ma anche per lui che l'aveva pronunciata. Il commento di mio padre non l’ho dimenticato: “Ma comme, chille cresce accussì belle!”.
Carmelo Dini



Martedì 19 Gennaio,2016 Ore: 21:51
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Lettere

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info