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www.ildialogo.org Manca l’unità d’Italia anche per i disabili,di Martino Pirone

Manca l’unità d’Italia anche per i disabili

di Martino Pirone

Oggi si parla tanto di Europa Unita, ma in realtà nemmeno l’Italia veramente lo è. Infatti in alcune materie, anche importanti, il nostro Bel Paese è come la Torre di Babele (ad esempio la raccolta differenziata dei rifiuti urbani non viene svolta uniformemente in tutti i Comuni italiani, ed in alcuni non viene proprio fratta). Nemmeno nell’applicazione delle leggi nazionali vi è uniformità in tutti gli oltre 8.000 Comuni italiani.
  Così come nel caso del D.P.R. n. 151 del 2012 relativo al “CUDE” (contrassegno unificato disabili europeo) che prevede, in adeguamento alla raccomandazione U.E. 98/376/CE, la sostituzione del contrassegno automobilistico destinato ai cittadini disabili al fine di agevolarne la mobilità stradale in tutti i Paesi dell’Unione Europea. La normativa in parola stabilisce la sostituzione entro tre anni di detto contrassegno, nonché la modifica della relativa segnaletica
orizzontale e verticale da parte dei Comuni. Tale adeguamento consiste nella semplice sostituzione dei colori, da arancione a bleu.
  Ciò premesso, vediamo cosa è avvenuto al riguardo nel corso ed al termine dei tre anni previsti dal succitato DPR.
1)    Non tutti i titolari del contrassegno invalidi sono stati messi al corrente di tale normativa e cioè di dover richiedere al proprio Comune di residenza la sostituzione del contrassegno entro il 15/09/2015;
2)    Molti titolari hanno pensato che la sostituzione sarebbe avvenuta in sede di rinnovo o di rilascio di duplicato, che sarebbe la cosa più ovvia, come avviene per le patenti di guida e le carte d’identità (o per passare da quella cartacea a quella elettronica);
3)    Non tutti i Comuni hanno interpretato le norme del decreto in modo uniforme, difatti:
-     molti di essi a tutt’oggi non hanno adeguato la relativa segnaletica stradale o vi hanno provveduto soltanto parzialmente;
-     alcuni Comandi di Polizia Locale hanno interpretato in maniera restrittiva la norma contenuta nell’art. 3, comma 2, del succitato decreto facendo elevare contravvenzione a  coloro che hanno continuato ad usare il contrassegno arancione dopo il 15/9/2015, nonostante che lo stesso Comune (paradosso evidente!) non abbia tuttora provveduto a sostituire sulle strade la segnaletica di colore arancione con quella bleu;
-     molte Amministrazioni comunali hanno invece adottato un’interpretazione più favorevole all’utente, nel senso di prevedere, in assenza di una espressa revoca, che il contrassegno invalidi di colore arancione non scaduto quindi ancora in corso di validità continui a garantire (in Italia) i benefici previsti dal Codice della Strada fino alla sua scadenza naturale;
-     altri Comuni hanno addirittura provveduto ad inviare agli interessati l’avviso per provvedere alla sostituzione del contrassegno.
  Se si considera la finalità della raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea, che era quella di uniformare il contrassegno per agevolare la mobilità degli invalidi in tutti i Paesi europei, viene da chiedersi dove è finito il buon senso e quella minima elasticità mentale che ogni pubblico Amministratore dovrebbe avere. Senza contare che l’Italia dimostra di essere solerte e ubbidiente nel rispettare una semplice raccomandazione della Comunità Europea mentre disattende a decreti e ordinanze ben più importanti, tanto che viene spesso anche sanzionata e condannata al pagamento di salatissime multe per le sue gravi inadempienze.

Martino Pirone

 




Domenica 03 Gennaio,2016 Ore: 15:48
 
 
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